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LA POESIA DEL CANTO ovvero: l’arte immensa di Bruno Lauzi e Sergio Endrigo

C’è stato un tempo in cui musica e poesia frequentavano la stessa osteria, la stessa balera, un tempo in cui tutto avveniva con naturalezza, senza intellettualismi, perché la canzone, una certa idea di canzone, era giovane, e bella, e fiduciosa, e intelligente, e lucida nella sua follia. Quel tempo fu in buona parte annunciato e predetto da Bruno Lauzi e Sergio Endrigo, prima amati, poi alla svelta derubricati alla voce “vecchie glorie”, voce che altrove assicura teatri prestigiosi e plauso riconoscente, da noi è l’anticamera del dimencatoio.

Da un paio di anni Andrea “Kappa” Caponeri (voce e ukulele) e Andrea Massino (chitarre) stanno facendo girare alla chetichella qua e là uno spettacolo, La poesia del canto, che induce a uno sprofondamento nel mondo, ancora in buona parte tutto da (ri)scoprire, di questi due autentici geni che sono stati tra i padri fondatori della nostra canzone d’autore, diversi per indole e pensiero politico, ma accumunati da una sincera e reciproca stima. Nelle loro canzoni generazioni di appassionati hanno sentito vibrare la forza della grande arte. E se sono noti al grandi pubblico capolavori come Ritornerai, Il poeta, Io che amo solo te, Via Broletto 34, per molti sarà senz’altro un’intensa emozione essere attraversati da gioielli nascosti come Gli acrobati, L’ufficio in riva al mare, Le bigotte, America (per parlare di  Lauzi, anche nella sua importante veste di traduttore) e Mani bucate, Mille lire, La brava gente (per quanto riguarda Endrigo).

Perché “poesia”? Non certo perchè le loro canzoni possano essere lette come poesia (ricorrente equivoco della nostra canzone), ma perchè in questi incredibili brani ogni suono, ogni parola, ogni inflessione della voce (e davvero non è stata mai abbastanza celebrata la voce di questi due), ogni nota è qualcosa che ci trascende, ci innalza, ci fa sentire migliori. E ciò capita sia quando Lauzi ed Endrigo si appoggiano a poeti amati (Eluard, Vinicius De Moraes, Boris Vian, Josè Marti, Pier Paolo Pasolini, Gianni Rodari…) sia quando scrivono le loro canzoni, autentiche bombe a mano che a inizio anni ’60 fanno giustizia di certo canzonettame e alzano l’asticella della canzone, portandola dove pochi credevano fosse possibile arrivare.
Il prossimo appuntamento con La poesia del canto è a Orvieto (TR) SABATO 19 SETTEMBRE, alla “Folkosteria” (Corso Cavour, 325), un accogliente locale all’aperto votato alla buona musica e al buon mangiare.

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