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Mezzocorona

Niccolò Fabi e Gnu Quartet

(Prologo)
Arriva in un caldissimo pomeriggio di luglio a Mezzocorona, piccola località montana vicina a Trento, alle Cantine Rotari dove lo attende un bel teatro all'aperto da circa 700 posti, le mani infilate nelle tasche dei bermuda azzurro cielo come la maglietta, i capelli più famosi della musica italiana ovviamente spettinati e gli occhiali da sole. Sorride fra sè, semplicemente. Raggiunge il palco e saluta gli amici musicisti che già accordano i loro strumenti ( i quattro componenti del Gnu Quartet, non amici qualsiasi) e inizia a provare insieme a loro. Quando scende dal palco è ancora sorridente; si ferma a parlare e scherzare con gli organizzatori, saluta i pochi presenti, risponde gentilmente a qualche persona che per qualche motivo (come chi scrive) si trova lì e gli chiede una foto o un autografo. Per tutti ha cortesia, pazienza, abbracci teneri, una parola, un saluto, un po’ di preziosa attenzione. Si mette in posa serenamente, sorride nei selfie e ringrazia, lui. Poi si siede sulle gradinate dove col buio prenderà posto il suo pubblico e segue le prove della giovane e brava Cecilia che ha portato la sua piccola arpa sul suo palco, per aprire il concerto serale. Alla fine, all'improvviso, anziché andarsene senza dare nell’occhio sfuggendo all'arrivo di nuovi curiosi e dei primi fans che si avvicinano ai cancelli col biglietto in mano, alle macchine fotografiche o a i telefonini che lo riprendono, fa ciò che nessun cantautore più o meno famoso farebbe in quel momento, a un’ora e mezza dal concerto. Torna sul palco, e mentre qualcuno ancora lavora per sistemare le luci e le casse, lui si siede a gambe incrociate a terra, fra l'arpa e la tastiera, e seguendo un filo invisibile ma palpabile di ispirazione, inizia a suonare la chitarra, così, senza amplificazione, non per il pubblico ma per sè.
Ecco, Niccolò Fabi è così, semplicemente un Essere speciale (come recita il titolo di una sua bella canzone del 2003), e lo è in tutto ciò che fa, che si tratti di musica, del modo di porsi o di fare solidarietà. Ci piace ricordare infatti che è di pochi giorni fa l’inaugurazione a Roma de La casa dei Bimbi, l’ultima di una serie di iniziative volute dai coniugi Fabi  che attraverso la fondazione Parole di Lulù (nata nel 2010 in memoria della figlia Olivia), ha reso possible, fra le altre cose, la ristrutturazione dei reparti di Pediatria negli ospedali di Yirol in Sud Sudan e di Chiulo in Angola (insieme a Medici con l'Africa Cuamm).
Ma torniamo a noi e al nostro concerto che ci stiamo apprestando a vivere (perchè ogni concerto di Niccolò è un’esperienza intensa e coinvolgente che va assaporata appieno), al momento in cui il pubblico riempie le gradinate e attende impaziente l’inizio dello spettacolo.


NICCOLO' FABI E GNU QUARTET IN CONCERTO:
L'ORO, LA MERAVIGLIA E UNA PROMESSA MANTENUTA.
La quindicesima edizione di Solstizio d'estate, manifestazione culturale organizzata a Mezzocorona (Trento) si è chiusa l’11 luglio con il concerto di Niccolò Fabi con il Gnu Quartet. Fabi, che con Gazzè e Silvestri nell’ultimo anno ha riempito locali di mezza Europa, palazzetti di tutt’Italia, stazioni metropolitane e l'Arena di Verona, e che si appresta a chiudere questa eccezionale avventura in trio il 30 luglio a Roma alle Capannelle, è di nuovo in tour in questa lunga estate rovente accompagnato dai bravissimi Gnu Quartet ( dopo una parentesi di set acustici a solo in località a sorpresa, denominata  "Secret tour").

Ad “aprire le danze” è Cecilia, classe 1989, presenza solare e simpatica, vero talento dell’arpa, nonché brava cantautrice piemontese. Ci propone quattro brani tratti dal suo album d’esordio Guest, tre in inglese e uno in italiano. Il primo, What if I say, è un testo di Emily Dikinson da lei musicato. Cecilia incanta con la sua capacità di accordare la propria voce al suono dell’arpa (cosa tutt’altro che facile), di far vibrare le corde dello strumento e contemporaneamente cantare, e persino sorridere.

In fondo, per aprire il concerto di un “Essere speciale”, si deve necessariamente essere artisti “speciali”, a 360°, come senza dubbio lo sono anche i componenti del Gnu Quartet: Stefano Cabrera al violoncello, Raffaele Rebaudengo alla viola, Roberto Izzo al violino e Francesca Rapetti al flauto traverso che, nell’ordine, fanno il loro ingresso sul palco appena Cecilia porta via a braccia il suo splendido quanto pesante strumento. Il concerto ha inizio e subito sul palco si nota una strana agitazione. La canzone d’apertura è la bellissima Oriente, ma qualcosa sembra distrarre i musicisti, e molto presto sarà lo stesso Fabi a spiegarci cosa sta accadendo: il palco è stato invaso da uno sciame di moscerini giganti che, attirati forse dalle luci (e sicuramente dall’ottima musica), si posano in continuazione sulle loro braccia, sui visi, fra i capelli e sugli strumenti, provocando un fastidio che ben presto si trasforma fortunatamente in ilarità. Sembra di stare ad una festa fra amici, il pubblico occupa oltre alle gradinate anche lo spazio a terra davanti al palco, e vi è uno scambio di battute continuo tra Niccolò e gli Gnu, e tra Niccolò e il pubblico. La dimensione si fa davvero intima: siamo quasi un migliaio, eppure sembra che Fabi parli e canti ad ognuno di noi, e che le frasi delle sue canzoni, alleggerite di ogni artificio discografico, riguardino il nostro particolare vissuto e che ad esprimersi attraverso la sua voce sia anche il nostro stato d’animo.
Le canzoni sono tra le più  conosciute della sua discografia, eppure appaiono nuove, così riarrangiate. Spogliate della batteria e dei bassi e rivestite d’archi e flauto acquistano leggerezza e sembra quasi di ascoltarle per la prima volta, seppure le parole suonino sempre familiari tanto da arrivare direttamente al cuore, senza mediazioni, senza nulla di superfluo.
La voce di Niccolò può esprimersi così nel modo più libero e carico di emozione, tanto che ogni frase giunge nitida e pulita nonostante spesso i cori del pubblico ne facciano un affettuoso contorno.

Momenti di grande intensità si toccano con Offeso (il cui testo bellissimo nasce per il duetto con Fiorella Mannoia, contenuto nell’album La cura del tempo del 2003), con E’ non è resa ancora più bella dagli archi e soprattutto dal flauto di Francesca Rapetti che dialoga con la voce, con Ecco (dall’ album omonimo, l’ultimo in studio di Fabi uscito quasi tre anni fa), cantata in modo struggente con il solo accompagnamento del violoncello di Stefano Cabrera. Per Il Negozio di antiquariato Niccolò si siede al piano e rimane solo sul palco. La nuova versione live, completamente diversa da quella ritmica e corale del tour col Trio, è molto rallentata, resa essenziale dalla voce nuda che coinvolge tutto il pubblico sul finale con la domanda sorniona di chi sa già la risposta: “cosa si fa con l’oro?” L’oro si aspetta, e questo concerto è oro, e come tale va centellinato perché è prezioso e va gustato attimo per attimo, senza fretta, senza filtri, senza attese. E sono oro anche i quattro musicisti che risalgono sul palco per continuare un concerto fatto di collaborazione e di scambio reciproco. Gli Gnu sono talmente bravi che ogni loro suono accanto alle parole di Fabi e alla sua voce risulta perfetto, nulla appare fuori posto, tutto combacia nello stupore di un ascolto comunque differente da ogni abitudine. Chi come chi scrive ha logorato i cd di Niccolò a forza di ascoltarli, si trova ora  piacevolmente sorpreso dal vestito sonoro di questi pezzi, che acquistano una forza nuova, una nuova eleganza e (se possibile) una maggiore intensità che non ti aspetti.

Una bella sfida, una scommessa vinta, una promessa mantenuta quella di Niccolò Fabi di rinnovarsi di continuo pur rimanendo fedele a se stesso e assolutamente unico e riconoscibile. E in questa specie di magia, gran parte del merito lo si deve riconoscere agli splendidi Gnu e al loro grande e confermato talento.

Vi è quindi una parentesi dedicata alle canzoni più recenti, quelle che fanno parte del progetto in trio con Silvestri e Gazzè. Fabi spiega che la splendida avventura è destinata a concludersi a breve (ahinoi), ma i tre amici hanno pensato che non fosse giusto accantonare le canzoni dell’album Il Padrone della festa, e che ognuno continuerà quindi a riproporle nei propri concerti. Fabi lo fa in questa occasione con i due brani che  sono  forse maggiormente “farina del suo sacco”, e cioè Canzone di Anna e Giovanni sulla terra, quest’ultima suonata con uno strano strumento a corde (un moderno sitar)  e soprattutto l’accompagnamento nel ritornello dal battito di mani del pubblico che deve avere però un ritmo ben preciso e codificato, molto italiano dice, che Niccolò ci spiega con finta convinzione e grande ilarità. Nel frattempo anche lo sciame di volatili molesti si è allontanato (“…si sarà forse diretto al concerto di Fedez a Rovereto?” si chiede Fabi con ironia), con grande sollievo del cantante che essendo un solitario, dice, non è abituato alla convivenza forzata con così tanti estranei addosso a lui sul palco.

L’amore non esiste diventa lieve con l’accompagnamento del flauto traverso, il ritmo si fa più calmo e la voce rallenta, l’emozione sale alle stelle. L’apice lo si raggiunge con Solo un uomo e naturalmente Costruire. Il suono è perfetto, l’acustica ottima. Fabi ci presenta Riccardo Parravicini ai suoni e alle luci la bravissima Simona Gallo, che sa rendere particolare l’atmosfera di ogni brano, e con l’uso di fari blu fa diventare questi splendidi pezzi ancora più intimi e toccanti. L’atmosfera cambia nuovamente con la scanzonata Vento d’estate, alla quale gli Gnu apportano fantasia e improvvisazione e il clima ritorna giocoso. Quando poi Stefano Cabrera si sposta al piano e inizia Lontano da me, ognuno (non solo Fabi) ritorna a guardarsi dentro, ad ascoltarsi, a sentire le proprie emozioni uscire prepotenti. Molto bella ed intensa è anche La promessa,  che vede un Niccolò quasi disarmato ed emozionato di fronte al pianoforte e all’amore, con la sua voce limpida e colorata a dare peso ad ogni parola.
Quando Fabi introduce l’ultima canzone in scaletta, la struggente Lasciarsi un giorno a Roma, ci si trova a fare i conti con la realtà, ognuno per sè, a misurare il tempo passato e quello che, probabilmente poco, ancora manca alla fine di una serata speciale.
Il forte richiamo del pubblico è un’onda di affetto che arriva fino a bordopalco. Tutti, chi con il bimbo piccolo in braccio, chi mano nella mano al fidanzato, chi un po’ più maturo accompagnato dalla figlia adulta, chi arrivata lì sola ma parte di una grande famiglia ideale (anzi, una Fabiglia, come si definiscono i fans di Niccolò su Facebook), ci avviciniamo al palco, vi appoggiamo i gomiti, attendiamo applaudendo festosi il ritorno dei musicisti per ricevere ancora un poco di quell’oro, di quel tempo prezioso che Niccolò, Francesca, Stefano, Roberto e Raffaele stasera ci hanno regalato con grande e affettuosa generosità. Gli ultimi due brani non possono non lasciare un segno: Fuori o dentro, con il Gnu Quartet si carica di nuova forza espressiva, le parole vengono sottolineate dagli archi, arrivano dentro ognuno di noi e ci rimangono.

L’ultimo brano è un gioiello. Niccolò si china per raccogliere un areoplanino di carta che è atterrato sul palco ai suoi piedi proprio in quel momento e, da solo, imbraccia la chitarra e canta con emozione e grande rispetto quel capolavoro che è Lindbergh di Fossati.
I brividi increspano la pelle mentre la voce di Niccolò accarezza quelle parole semplici e immense e le sue dita sfiorano i suoni con delicatezza. C’è silenzio ora tutt’intorno, gli applausi scoppiano solo alla fine e sono lunghissimi, sembrano abbracciare un artista che anche stasera si è donato nel migliore dei modi possibili, con semplicità e naturalezza.Ce ne andiamo tutti più leggeri, qualche lacrima s’è già asciugata e il sorriso è fuori e dentro ognuno di noi. Lui, mani in tasca, ci guarda uno a uno per un lungo istante, sorride, ringrazia abbassando il viso facendosi ombra coi capelli, saluta con la mano e scende dal palco con la stessa umiltà con cui era arrivato, quella che hanno solo i veri artisti.
(Foto e report di Valeria Bissacco)

Scaletta concerto:
Oriente
Offeso
E’ non è
Una buona idea
Il negozio di antiquariato
Ecco
Canzone di Anna
Giovanni sulla terra
L’amore non esiste
Solo un uomo
Costruire
Vento d’estate
Lontano da me
La mia promessa
Lasciarsi un giorno a Roma

Fuori o dentro
Lindbergh

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In dettaglio

  • Data: 2015-07-11
  • Luogo: Mezzocorona
  • Artista: Niccolò Fabi e Gnu Quartet

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