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Castello di Tagliolo

Antonio Marangolo Trio

Rare le occasioni di ascoltare dal vivo Antonio Marangolo fuori da quel circuito cantautoriale che gli ha dato fama ma che, per paradossale che possa apparire, oggi che quell’esperienza si va esaurendo finisce per tarpargli in qualche modo le ali nell’esprimersi/esporsi in prima persona, e quindi doppiamente preziosa è stata il 30 ottobre l’opportunità offertaci da Vendemmia Jazz di ascoltarlo, ospiti dei marchesi Pinelli, in un contesto come il Castello di Tagliolo (Monferrato), ottima acustica e accoglienza squisita (con tanto di degustazione finale di vini autoprodotti) per un pubblico felicemente numeroso che invoglia chi organizza a proseguire a dispetto dei soliti finanziamenti pubblici che cronicamente si assottigliano o – come in questo caso – si azzerano del tutto.


Venendo alla musica, diciamo subito che Marangolo ha trovato nel contrabbasso di Aldo Mella (uomo di fiducia, fra gli altri, di Franco D’Andrea) e nella batteria di Enzo Zirilli (infinite frequentazioni, fra Londra, dove vive, e Torino) due interlocutori ideali per i suoi sassofoni (l’inseparabile tenore e in un paio di brani il soprano ricurvo), capaci di garantire alla musica quegli sviluppi articolati, mobilissimi, che soli possono consentire di oltrepassare la soglia di un artigianato pur impeccabile che però finisce spesso per paralizzare creativamente tanti dei migliori virgulti del jazz contemporaneo, di casa nostra e non. Sarà perché jazzista in tutto e per tutto non è, sarà per l’esperienza globale maturata (gli anni sono ormai il doppio di quelli di Cristo...), sarà perché i suoi ormoni creativi continuano a circolare (la parallela attività di pittore e scrittore sta lì a dimostrarlo), fatto sta che Marangolo ama non dare nulla per scontato, e quindi chiede che la sua musica abbia anzitutto un suono suo, e poi, come detto, tracciati non scontati, anzi spesso imprevedibili.


Capita così che il celeberrimo Donna Lee di Charlie Parker venga imbrigliato in una staccatura rallentata che ne precisi meglio la bellezza tematica, che Take Five di Paul Desmond assuma a sua volta connotati altri dall’originale (più densi, rotondi), che in una milonga di sua composizione Marangolo decida di cantare (parola grossa...) in proboliviano, bizzarra lingua inventata dai suoi avi siciliani, che il pezzo su cui chiudere il concerto s’intitoli Basta (come un tema di Michel Portal, curiosamente) e che poi il bis arrivi ugualmente (nonché inevitabilmente).

Lo dicevamo: una serata veramente da incorniciare in tutte le sue componenti.

Foto di Alberto Bazzurro

  

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In dettaglio

  • Data: 2015-10-30
  • Luogo: Castello di Tagliolo
  • Artista: Antonio Marangolo Trio

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