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Teatro TaTÀ, Taranto

Egidio Maggio

Partire e farsi un’ora di macchina per andare ad un concerto è cosa normale per chi ama la musica. Ma se il protagonista del concerto è un amico e tu sei un musicista, allora senti ancor di più quel pizzicore alla pancia, quella strana sensazione di piacere e di tensione che si frappone tra l’inizio del (tuo) viaggio e l’inizio del (suo) concerto.
L’occasione mi arriva alla fine dell’anno e imboccata la Statale Jonica in terra lucana, punto dritto in direzione Taranto, quartiere Tamburi. Non c’è bisogno del navigatore perché la città la conosco bene, per non parlare della zona, con quell’immensa ombra rossastra che si chiama Ilva che tutto sovrasta e tutto schiaccia;  ma questa è un’altra storia, una brutta storia (e anche questa la conosco bene…), che questa sera non ho voglia di ricordare. Guido tranquillo e penso solo alla serata che mi aspetta e alla grande soddisfazione di veder realizzato il sogno di Egidio Maggio, straordinario chitarrista che dopo una lunga gavetta è arrivato man mano a suonare su palchi importanti a fianco di nomi di spicco del panorama discografico nazionale e questa stasera presenta la sua opera prima. Il titolo del suo album è ME. Curioso come titolo, forse voluto, forse solo casuale visto che sono le iniziali del suo nome e cognome, ma quelle due lettere sono anche un intercalare tipicamente pugliese che indica sorpresa, stupore. Proprio quello che dovrebbe regalare un disco nuovo.

Arrivato prestissimo, mi son goduto la bella ospitalità del piccolo ma accogliente ‘Teatro TaTÀ, con i classici saluti e abbracci con i tanti amici che non hanno voluto mancare a questa prima. La band arriva in sequenza casuale, aria molto distesa ma negli occhi si può intravedere la consapevolezza del ruolo a cui sono chiamati, mentre le attrezzature iniziano a dare forma al palco. Vista dall'alto la sala sembra più grande, anche se trecento posti – tanti sono quelli ufficiali – non sono poi pochi per uno spazio che propone cultura, musicale e non, in una zona un po’ decentrata di una città del sud. Ma non ho neanche il tempo di fare troppi ragionamenti che i movimenti  che arrivano dal mixer dicono che il fonico e all'opera.

Lo vedo muoversi deciso, professionale, anche lui sente di certo la responsabilità della data (per la cronaca, parliamo di Giuseppe Mariani, qui in una foto di repertorio) e i suoni di batteria, basso, tastiere, chitarra, sax, scivolano via senza intoppi, dando il giusto tempo ad ognuno, creando un feeling con un i musicisti che sta alla base di un sound check degno di questo nome. La locandina recita che lo spettacolo inizierà alle 21,30, ma l’afflusso del pubblico rende necessari i “canonici” 15 minuti di ritardo, gestendo a fatica la sala che ormai è diventata stracolma. Dimenticavo: il concerto sarà strumentale, con brani inediti in prevalenza rock e vedere tutta quella gente pagare un biglietto per un concerto di brani inediti lontano dagli standard a cui è abituato il pubblico italiano… Ma di colpo la sala diventa buia e taglio corto su questi ragionamenti inutili, è il segnale che si parte, inizia la presentazione di ME, primo lavoro solista di Egidio Maggio.


Preludio, primo brano e prima traccia dell’album, un’atmosfera classica che non lascia intuire cosa succederà dopo. E il dopo arriva... una botta d’energia, un sound da paura che fa dimenticare in fretta gli archi di preludio. Un sapiente incastro di temi, stili, suoni che lasciano ormai poco spazio al dubbio: sarà un concerto rock e della migliore caratura. Ci saranno altre occasioni per parlare del disco inteso come supporto, delle tracce, del libretto, dei crediti eccetera, tutte cose utili ad un giornalista per la recensione di un album, ma per raccontare questo concerto ho preferito lasciarmi guidare dall’emozione e dall’esperienza che mi porta a saper valutare se nel live un artista, una canzone, un genere musicale sta facendo breccia nel pubblico. E posso dire che la risposta è positiva, visto che eravamo tutti lì ad aspettare l'inizio di ogni brano, assaporandone ogni singola nota, lasciandoci coinvolgere come avviene il più delle volte con brani già conosciuti. Tutto fila liscio, anche negli interventi parlati dell'autore. Già, per chi conosce Egidio sa bene che è uomo di poche parole e non deve essere stato facile per lui essere al centro della scena senza muovere le sue veloci mani sulla sei corde, lui sempre a fianco del frontman di turno qui ha avuto la possibilità di interagire con il pubblico direttamente. Ma soprattutto ci è piaciuta quella sua voglia di dare spazio e visibilità ad alcune realtà sociali tarantine, dosando generose dosi di simpatia e un serio invito a tutti ad approfondire di più e meglio le tematiche che riguardano le persone in difficoltà, non dimenticando di dare spazio a chi ha meno voce e che si impegna nel sociale.

Oltre a Egidio Maggio (chitarre elettriche e voce, qui inuna foto di repertorio con una delle sue chitarre preferite, un modello Achia costruito appositamente per lui), con lui sul palco sono saliti Felice Di Turi (batteria), Beppe Sequestro (basso), Mirko Maria Matera (tastiere) e Francesco Lomangino (sax), e molto apprezzati risultano gli interventi solistici di tutti i componenti della band, con spunti davvero ricercati e coerenti con l’atmosfera che l’autore ha pensato e voluto creare. Due ore circa di spettacolo che hanno dato la possibilità ad Egidio di far emergere sia il suo talento chitarristico, ma anche una buona capacità di lavorare sulle melodie, cosa non certo semplice quando si propone musica solo strumentale. Come dicevamo, l’ottimo livello di tutti i musicisti lo ha aiutato molto, è vero, ma di fondo rimane la certezza che questa sera lui ha vinto una sfida, quella di far conoscere il proprio mondo musicale senza mediazioni, spingendo l’acceleratore sui riff più rock per ritornare velocemente nel brano successivo a sonorità più morbide e poi rivolare via con pennate funky a ricordarci che la buona musica è trasversale. Quando si crea musica ed è pensata con il cuore, al cuore arriva.

Chiudiamo ricordando l’ultimo brano del concerto (che poi è anche l’ultima traccia dell’album), una preghiera struggente ed emozionante che Egidio ha presentato spiegandone un po’ il senso, la scintilla da cui è nata, la persona (a lui molto cara) a cui è dedicata. Siamo certi che è arrivata dove doveva! Fine concerto, tutti in piedi applausi e bis.

Taranto, la nostra Taranto quando vuole sa esserci e sa apprezzare. Questo lascia ancora spazio alla speranza, alla coscienza, alla possibilità che l'arte, la musica, la bellezza siano ancora presenti e predominanti nella nostra gente, basta prenderli per mano, se le mani sono quelle di un grande chitarrista poi siamo ancora più tranquilli. Foto, saluti e pacche sulle spalle. Usciamo non avendo sciolto del tutto il nodo del nome dell’album. Ci viene però naturale salutarlo così: MEeee, grazie Egidio!

Servizio fotografico del live a cura di Matteo Schinaia

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In dettaglio

  • Data: 2015-12-29
  • Luogo: Teatro TaTÀ, Taranto
  • Artista: Egidio Maggio