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Arena di Verona

Pooh

NOZZE D'ORO COL BOTTO IN ARENA

Ti sei mai chiesta chi inventava questo tuo mondo nel Sessantasei, chi aprì la strada?” cantavano i Pooh in un brano forse tra i meno conosciuti del loro sterminato repertorio contenuto nell'album Un po' del nostro tempo migliore uscito nel 1975. Già, ma cosa accadde davvero nel 1966 ? La “leggenda” narra che in una fumosa cantina di Bologna, un freddissimo giorno di febbraio del 1966 appunto, siano nati i Pooh. Erano in cinque, allora, poco più che ragazzini, e tra loro c'erano Riccardo Fogli, bassista e voce del gruppo,  e Valerio Negrini, batterista e “penna” storica, anima sensibile e bella, autore di quasi tutti i testi delle canzoni da allora al 2013, anno della sua improvvisa scomparsa.

La leggenda racconta ancora che fu proprio Valerio a proporre il nome “i Pooh”, in omaggio all'allegro orsetto Winnie the Pooh creato dall'autore inglese di letteratura per ragazzi A.A. Milne. Certo, i giovani musicisti italiani di allora (come del resto quelli di mezzo mondo) guardavano a tutto ciò che succedeva oltre Manica con straripante curiosità: non dimentichiamo che nemmeno un anno prima, nel giugno del 1965, i Beatles avevano tenuto i loro primi (ed anche ultimi) tre concerti in Italia, e che allora tutti volevano “fare i Beatles”. Ben presto, nell'arco di qualche mese, i Pooh sostituirono alcuni componenti del gruppo, entrò Roby Facchinetti, rimasero definitivamente in quattro, e nel 1968 accolsero nel complesso (perchè allora le band musicali si chiamavano così) un ragazzino diciassettenne bolognese, certo Dodi Battaglia, che nel giro di poco più di un decennio  fu eletto miglior chitarrista europeo dalla rivista Stern.. La leggenda, che ormai si fonde con la storia, narra inoltre che nel 1971 Valerio Negrini cedette le bacchette della batteria al romano Stefano D'Orazio e che nel 1973 Riccardo Fogli fu messo alle strette dalla sua fiamma di allora, certa Nicoletta Strambelli da Venezia ( la ragazza del Piper, nota ai più come Patty Pravo) e che il vuoto rimasto dopo la sua uscita sia stato colmato da un giovane chitarrista di Treviso, Bruno Canzian in arte Red, capelli lunghi e pantaloni a zampa sui tacchi alti perfettamente in linea con la moda di allora.  Canzian dovette cimentarsi con il basso (un valido chitarrista nei Pooh abbiamo visto che c'era già), superò il provino nel seminterrato di un motel di Roncobilaccio (sempre secondo la leggenda) e i Pooh, da allora per 36 anni, sono stati  infine loro quattro: Roby, Dodi, Stefano e Red.

Le mode sono cambiate, i capelli si sono accorciati, la musica del complesso italiano ha fatto il giro del mondo,  ottenendo incredibili successi dal Canada all'Australia, dalla Spagna al Giappone; i Pooh hanno cantato per il Papa e per i bambini delle favelas, hanno sposato cause sociali, dalle campagne del WWF a quelle dell'Unicef, al sostegno a Rock no War, ma i quattro componenti del gruppo più longevo d'Italia sono rimasti sempre fedeli alla propria linea rock melodica e all'idea che ogni loro concerto dovesse essere un grande spettacolo di pura bellezza sia per le orecchie che per gli occhi. Hanno importato il laser dall'America quando da noi non lo si era mai visto, hanno registrato negli studi più importanti del mondo con i sistemi più sofisticati del tempo, da Londra alle Hawaii, hanno allestito il loro quartier generale in un castello in Brianza, hanno spostato tir strapieni di attrezzature all'avanguardia in giro per le autostrade d'Italia e d'Europa, hanno affascinato e fatto cantare almeno quattro generazioni (non si contano le Alessandra, le Katy, le Linda italiane che devono il proprio nome alle loro canzoni). Hanno affrontato temi importanti e a volte scomodi per il tempo, sono stati tra i primi in Italia a cantare di omosessualità, di adulterio, di aborto, di stupro, di femminismo (la stessa Piccola Katy, del 1968, è una canzone dolcemente “rivoluzionaria”), di antimilitarismo, di ecologia, di bullismo, di emarginazione, sempre con il loro modo “educato”, rispettoso ma pungente, e cogliendo dritto nel segno. Hanno immaginato la caduta del muro di Berlino quando questa sembrava ancora un'utopia, hanno ipotizzato la guerra nucleare, hanno cantato di imprese storiche e popoli sterminati (gli Incas e gli Indiani d'America), di cavalieri medioevali, esploratori e uomini sulla luna, hanno raccontato favole contemporanee e innumerevoli piccole grandi storie d'amore. Non si sono mai schierati politicamente, non avranno fatto rivoluzioni nell'universo musicale, ma hanno reso internazionale il pop italiano, hanno proposto sempre spettacoli di altissimo livello qualitativo, curando i loro show live sotto ogni aspetto, anche quello estetico: quando i cantautori salivano sul palco con la chitarra a tracolla, loro avevano i fumi colorati che avevano visto e comprato oltreoceano, le fiammate sul palco, gli abiti di scena sgargianti e le scenografie immense allo loro spalle.

50 anni di grandi successi ma anche periodi meno fortunati, ellepì passati alla storia della musica italiana ed altri  un po' meno apprezzati, ma sempre sulla scena con energia ed entusiasmo invidiabili fino al 2009, quando rimasti in tre dopo l'uscita di Stefano D'Orazio, la magia sembrava essersi spezzata, anzi, probabilmente si è davvero irrimediabilmente spezzata. Sono stati anni strani, questi ultimi, dove l'amore per il proprio lavoro di musicisti e la passione per il palco ha portato i tre “superstiti” a girare l'Italia singolarmente, ognuno con un disco solista da presentare. Il pubblico fedele li ha seguiti con affetto, ancora una volta, sognando senza troppa convinzione una nuova ripartenza, una svolta, una ripresa del cammino magari tutti assieme.

Infine, l'annuncio a sorpresa di questa Reunion per festeggiare i 50 anni dalla fondazione dei Pooh, è stato accolto con grande entusiasmo dai più, con un po' di scetticismo da altri, con indifferenza da alcuni. Qualcuno ha storto il naso, ha pensato a una trovata commerciale, la maggior parte del loro pubblico di sempre però ci ha creduto, perché ci sperava con il cuore. La cronaca musicale di questi mesi, dallo scorso febbraio a oggi, parla del ritorno nella formazione dei Pooh di Stefano D'Orazio e Riccardo Fogli, della ricostituzione quindi di un complesso di cinque elementi come era in origine, racconta di un mini-tour negli stadi nel giugno scorso immediatamente sold out (200.000 persone in quattro date), di tre serate all'Arena di Verona dall'8 all'11 settembre e annuncia un breve tour nei palasport che terminerà esattamente il 31 dicembre 2016 (in un luogo a oggi ancora misterioso), a segnare inderogabilmente la fine dei festeggiamenti per il 50° compleanno e lo scioglimento definitivo del gruppo. Poi, i Pooh torneranno ad essere leggenda e li si potrà ritrovare soltanto tra i solchi dei vinili dalle copertine cartonate bellissime, apribili, ricche di fotografie d'autore e con tutti i testi scritti sulle buste (da riguardare e leggere e rileggere)  e il caratteristico logo disegnato da Paolo Steffan nel 1978 (vagamente ispirato a quello degli Yes) che è rimasto lo stesso fino ai giorni nostri come un marchio di fabbrica e autenticità, nei celebri picture-disc da collezione, e poi nei cd (il primo album italiano su compact-disc è stato proprio  Tropico del Nord dei Pooh, del 1983, e questa non è leggenda ma storia) conservati con cura nelle mensole, da riascoltare a lungo con un po' di nostalgia e tenerezza.

E allora cosa possiamo raccontare di una di queste ultime serate speciali a cui L'Isola era presente e che non può assolutamente passare nel silenzio?Giovedì 8 settembre l'Arena di Verona si è vestita a festa, stracolma di un pubblico gioioso e felice di essere partecipe di un evento eccezionale come le “nozze d'oro” dei propri amati beniamini con la musica. Tanta emozione e commozione, a volte anche sul palco, ma soprattutto entusiasmo da condividere, abbraccio ideale tra artisti e pubblico, tra musica e amanti di quella musica, che ha scavalcato decenni e generi, mode e gusti musicali ma che ha lasciato tracce indelebili dietro a sè e che ci fa pensare che senza i Pooh certamente il modo di fare concerti pop in Italia non sarebbe lo stesso. Possiamo anche criticarli, possiamo non condividere il loro genere, possiamo non amarli, certo, ma dobbiamo riconoscere l'intera carriera dei Pooh come sincera e schietta espressione di grande professionalità e coerenza stilistica.

Il concerto dei 50 anni è stato un grande spettacolo di quasi tre ore: cinquanta brani, tra i quali tutte le canzoni più conosciute e amate (come era prevedibile), più qualche “chicca” un po' dimenticata. Quasi tutti i pezzi sono stati riarrangiati per l'occasione, soprattutto quelli che hanno visto sul palco la presenza di due chitarristi ed una voce in più, molto ben inserita non soltanto nei cori ma nelle parti soliste di brani che non si ascoltavano cantati dall'interprete originale (Riccardo Fogli per i primi successi del gruppo) da moltissimi anni. Molto intensi sono stati quindi i duetti vocali, la divisione delle strofe, la condivisione dei ritornelli e, a volte, lo scambio dei ruoli.
Scaletta molto ricca, abbiamo detto, quella che i Pooh hanno portato in scena all'Arena. E' stato ampiamente rappresentato tutto il repertorio della band, dalla fine degli anni '60 fino ai brani più recenti. Si è ripercorsa l'intera storia dei Pooh con brani degli inizi come Piccola Katy, Nascerò con te, Vieni fuori, In silenzio; ci si è scatenati con canzoni dalle sonorità dirompenti come Giorni infiniti, Rotolando respirando, Amici per sempre, Non siamo in pericolo; ci si è quasi commossi con storie più intimistiche come L'altra donna, Dove sto domani, Stare senza di te, In diretta nel vento. Una parte del concerto è stata poi dedicata ai brani strumentali, molto apprezzati (pretesto forse per riprendere un po' il fiato e far riposare le voci piuttosto riuscito), alcuni dei quali mancavano in scaletta da molto tempo: Lindbergh, Risveglio, La gabbia, Viva e la suite sinfonica Parsifal eseguita per intero come negli anni '80. Immancabili, come abbiamo detto, i grandi successi di sempre, quelli che puntualmente hanno portato i Pooh in vetta alle classifiche di vendita, canzoni come Pensiero e Tanta voglia di lei naturalmente, ma anche il brano con cui i Pooh hanno vinto il Festival di Sanremo nel 1990, Uomini soli, e poi Io sono vivo, Dammi solo un minuto, Chi fermerà la musica , brani che hanno segnato la storia della musica italiana e hanno accompagnato le vite di molti fan della storica band, che continueranno ad essere cantati anche oltre questo loro addio.

Non sono mancati comunque i momenti ironici, i duetti-scontro fra chitarristi con relativo bonario sbeffeggiamento, lo scambio di strumenti tra Canzian e Fogli con relative  perplessità ed emozione evidente di quest'ultimo nel trovarsi tra le mani dopo moltissimi anni un basso, nonchè brani autoreferenziali come Pronto buongiorno è la sveglia e Banda nel vento, che raccontano proprio della loro vita da “musicisti famosi”. E così, mentre trentacinque anni fa bastavano “ventimila” (lire) per pranzare in quattro, ed era compresa anche la frutta, oggi forse “100 euro” non saranno nemmeno più sufficienti; in compenso il casellante difficilmente si stupirà riconoscendoli, e sicuramente eviterà di pronunciare la famosa frase - Ma siete più belli in tv!!! -

Canzian, che come sempre all'Arena di Verona è un po' il “padrone di casa” essendo il veneto del gruppo, non è riuscito a trattenere e celare fino in fondo l'emozione che può dare la consapevolezza di una storia importante che sta terminando. Ma su quel palco meraviglioso inondato di luci, fumi, botti ed effetti speciali e “di tutto e di più”, non c'è stata nessuna tristezza, nessun rimpianto. Alla fine, tutta la platea in piedi si è riversata nelle prime file, contro la transenna a ballare e cantare con loro. Tanta gioia, grandi sorrisi, adrenalina a fiumi e un pizzico d'orgoglio da parte dei Pooh per essere riusciti a tagliare un traguardo così importante e poter ora uscire di scena sapendo di non aver deluso nemmeno stavolta il proprio pubblico, di aver offerto fino alla fine il meglio del proprio lavoro. E, visti i tempi della musica mordi e fuggi e dei personaggi da talent show che durano una stagione, crediamo che scegliere di mettere il punto finale ad una storia così lunga, in questo modo, sia davvero cosa rara e coraggiosa.

Foto di Valeria Bissacco

 

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In dettaglio

  • Data: 2016-09-08
  • Luogo: Arena di Verona
  • Artista: Pooh

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