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Teatro Storchi, Modena

Premio Pierangelo Bertoli 2017

Allo specchio. Sì, il Premio Pierangelo Bertoli è un premio allo specchio. Non nel senso di vanitoso, narcisista o autoreferenziale, ma perché perfettamente aderente, o meglio ancora, incarnato nell’essenza sia umana che artistica del nome a cui è dedicato. Fiero, forte, autorevole, dignitoso, semplice, diretto, sincero, onesto, “a muso duro”, esattamente com’era il cantautore di Sassuolo scomparso nel 2002 ma sempre vivo e amato nel ricordo di tantissimi. Sabato 11 novembre presso il Teatro Storchi, nella meravigliosa terra di Modena, si è tenuta la quinta edizione di un evento che, anno dopo anno, acquista un valore, uno spessore e, soprattutto, una credibilità notevoli. Una serata da ricordare, da non dimenticare per tanti motivi. L’elenco sarebbe davvero lungo.

I direttori artistici, l’accoppiata Alberto Bertoli e Riccardo Benini, hanno messo a segno un’edizione da annali, fondamentale per capire cos’è il Premio Pierangelo Bertoli e cosa invece non è. Partendo da quest’ultimo punto, non è orpelli, luci e paillettes o stacchetti con balletti, tappabuchi e roba del genere. È, in una parola, sostanza. E la sostanza è la musica. Quella musica che ti fa andare “oltre” e, nel momento in cui la stai vivendo, ti fa capire che qualcosa di importante sta accadendo fuori e dentro te. Dagli otto finalisti agli ospiti premiati, dalla band dal vivo diretta da Marco Dieci (la “storica” che accompagnava lo stesso Bertoli) all’impeccabile conduzione di Andrea Barbi, dalla giuria di qualità presieduta dalla compagna di vita di Pierangelo, Bruna Pattacini, ai significativi premi in palio, fino alla partecipazione attiva del Bertoli Fan Club.

Insomma, non ci sarebbe più molto da scrivere. È giusto, però, dare attenzione agli otto finalisti – e rispettivo brano – dell’appena trascorsa edizione che, in ordine di  esibizione, sono stati: Piccola Orchestra Karasciò con Tabularasa, Giuseppe Libé con Aria nuova, Gloria Galassi con In un campo di grano, Salvario con Canzonetta da bar, Alessandro Zanolini con è la vita che hai scelto, Alice Guerzoni con Che rumore fanno i sogni, Livio Livrea con Nonostante tutto, Pierpaolo Iermano con Bagnoli Babylon. I quattro super finalisti, ovvero Salvario, Zanolini, Livrea e Iermano, hanno proposto – come da regolamento e ognuno alla propria maniera – un brano di Bertoli, rispettivamente Eppure soffia, Chiama piano, A muso duro e Non vincono. A spuntarla è stato il cantautore tarantino Salvario, dotato di una bella voce, di un raffinato carisma e di una spiccata intelligenza, con una canzone originale al punto giusto, con tutta una serie di abili citazioni, che si consiglia di ascoltare attraverso il videoclip presente sul suo canale YouTube ufficiale a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=sAYs4S0C2ng
E aggiungiamo, arrivato in finale anche alla nostra ultima edizione de L’Artista che non c’era.

Grazie al contributo della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) a lui è andato un premio di tremila euro; mentre l’ACEP/UNEMIA (Associazione Autori, Compositori, Editori, Produttori/Unione Editori e Autori di Musica Italiana) ha assegnato una borsa di studio del valore di duemila euro ad Alessandro Zanolini; Targa del Fan Club, invece, per Livio Livrea.  

Sul versante “ospiti premiati”, è stato un crescendo di emozioni e bei momenti non solo di musica ma anche di ricordi, aneddoti e testimonianze. Ha cominciato Simone Cristicchi, a cui è andato il Premio “Italia d’Oro”, che ha colpito dritto al cuore – come solo lui sa fare – cantando due gioielli, Ti regalerò una rosa e L’ultimo valzer, accompagnandosi con la sola chitarra. Ai giovani e rock The Zen Circus è stato assegnato il Premio “Per dirti t’amo”, mentre al gruppo sardo dei Tazenda il Premio “A muso duro”. Non poteva mancare da parte di questi ultimi l’omaggio a Pierangelo con l’arcinota Spunta la luna dal monte, successo proposto insieme nel 1991 al Festival di Sanremo e rimasto nel tempo, per l’occasione cantata con Alberto. Momento clou della sera, con tanto di standing ovation, è stata la premiazione di Francesco Guccini, “il cantautore per eccellenza” – così definito da Bruna Pattacini –, il cui intervento “parlato & raccontato” è stato preceduto da un medley composto da L’avvelenata/Cyrano/Canzone per un’amica/Dio è morto, eccellentemente proposto da Bertoli figlio. Con l’aiuto del giornalista-scrittore Leo Turrini, Guccini ha ricordato con grande affetto gli esordi – a metà anni Settanta – dell’allora Angelo, dell’amicizia e della profonda stima che li univa. 

A questo punto servirebbe un finale col botto a chiusura di articolo, ma basta solo dire che al Premio è meglio farci un salto di persona. Per cantare, per stare insieme, per incontrare la famiglia, gli amici, i musicisti, chiunque abbia conosciuto Pierangelo Bertoli o semplicemente chi continua ad amare le sue canzoni e la sua voce, per rendersi conto che la sostanza è sostanza e lascia sempre il segno.

Foto di Alberto Bertoli & Tazenda di Andrea Brusa
Foto di Salvario di Moris Dallini
Foto di Francesco Guccini con Alberto Bertoli e Leo Turrini di Rita Basta
Foto di Simone Cristicchi di Rita Basta

 

 

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In dettaglio

  • Data: 2017-11-11
  • Luogo: Teatro Storchi, Modena
  • Artista: Premio Pierangelo Bertoli 2017

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