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Castelcivita, SA

Botteghe d'Autore

I luoghi sono importanti quanto le canzoni. Perché sono il fine di un desiderio, se se ne ha cognizione, la meta, l’inizio o il senso di un viaggio. Le canzoni, suonate e cantate in un luogo piuttosto che in un altro, possono pure cambiare il mondo che hanno creato la prima volta. Luoghi e canzoni non sono secondari. Come non è secondario piazzare un palco all’ingresso di una grotta, con tutte le conseguenze in termini di umidità.

Ma Botteghe d’Autore è un’altra cosa che non può essere secondaria proprio perché coniuga da sempre luoghi e canzoni. Ai piedi di Castelcivita, borgo nel cuore del Cilento, il 27 aprile si è consumata la tredicesima edizione di uno dei concorsi più importanti per la canzone d’autore. Al confine di un antro che la mitologia vuole come sinonimo di madre, di natura, di terra, il direttore artistico Ivan Rufo (qui a destra nella foto in alto, con al centro i due vincitori) ha fatto sedere una buona fetta di appassionati (cosa assai ardua), ma soprattutto 9 artisti (contata l’assenza di Lisbona) di ottima fattura, che hanno passato in rassegna tutte le possibili soluzioni stilistiche ed estetiche dell’arte-canzone.

L’equilibrio del confronto è stato evidente, tanto da generare una vittoria ex aequo, quella dei salernitani Levia (a sinistra nella foto) con L’elicottero e il silenzio (confessioni di un pilota), riflessione amara sull’impotenza generata dalla morte in mare, e di Roberto Michelangelo Giordi con Il sogno di Partenope, pezzo dal potentissimo impianto teatrale, a metà fra Napoli e la Bastiglia (a destra nella foto). Il miglior testo è stato quello de Gli amanti di Jacopo Perosino da Asti che, abbracciato al pianoforte e al suo immaginario color seppia, ha raccontato un ricordo amoroso che tutti abbiamo vissuto. Vero e proprio inno al ricordo è Saudagorìa, “allegoria dell’assenza”, con cui la palermitana Sara Romano si è aggiudicata la migliore interpretazione. Il migliore arrangiamento l’ha portato a casa Stona con Santa pazienza, canzone già fortunatissima e toccata dalla mano sapiente di Guido Guglielminetti.

La giostra di Adèl Tirant ha fatto conoscere al pubblico l’autoharp (cordofono folk del Nord America), oltre che la sua incredibile vocalità; Cristiana Verardo con Non potevo saperlo ha raccontato la mafia partendo dallo sguardo di una bambina; Giuseppe Di Bella con Pirdunanza ha portato sul palco tutto il lirismo della lingua siciliana, mentre Francesco Sbraccia con La tua qualità ha inscenato un gustoso rimpiattino fra una corposa band e un cantato iper sintetico.
A chiudere la serata, l'avvolgente esibizione della Massimo Francescon Band, ensemble veneto già vincitori dell'ultima edizione di Botteghe d'Autore e a seguire l'energico concerto dei Sud Sound System (qui a fianco nella foto), a suggellare una serata speciale per un territorio che, ostinatamente, continua a creare momenti di aggregazione culturale con impegno e passione, superando mille difficoltà di ogni "ordine e grado"...

Con i Monti Alburni a protezione, Botteghe d’Autore ha tirato fuori gli assi dalle maniche, rinnovando ancora una volta le suggestioni che solo la canzone di qualità può regalare.

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In dettaglio

  • Data: 2019-04-27
  • Luogo: Castelcivita, SA
  • Artista: Botteghe d'Autore

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