Arena Civica, Milano
«Su le maniii!» e «Sentilooooo!!!»,
gli intercalari tipici di Samuel dei Subsonica,
non potrebbero mancare in nessun concerto, pena il venir meno di qualcosa (…).
Come tutti i gruppi, i torinesi hanno le loro espressioni sintomatiche: in
questo caso frasi che sembrano di imbonitori da discoteca tra tutta quella
cornice ampiamente codificata di salti, gesti, pose e strumentazione
coreografiche – il doppio microfono di Samuel, le tastiere molleggiate di
Boosta – rivelano come sempre la natura composita della banda torinese e
l’ampio spettro di sensazioni nel suo concerto dal vivo.
La sintonia con l’audience
c’è tutta, naturale e allo stesso tempo trasversale: è catturato chi ha voglia
di ballare, e chi di ascoltare (magari muovendosi un po’, stare fermi è dura…).
Avviene su un primo livello, molto di pancia e di gambe essenzialmente: i bassi
pompati, il giro base del sintetizzatore e la cassa potente; e su un secondo un
po’ più sviato dove subentrano i passaggi testuali più interessanti e si
apprezza il dinamismo dei pezzi insieme alla costruzione melodica.
Tra le ondate di divertimento
dei brani nuovi de “L’eclissi” e di quelli mandati da anni a memoria (Colpo di pistola, Aurora sogna, Albascura, Disco labirinto, Strade, Nuova ossessione,
Tutti i miei sbagli, l’antico dub di Istantanee con una citazione di Up Patriots To Arms di Battiato) c’è tempo
anche per le buone intenzioni con il progetto di alimentare l’intero tour con
pannelli fotovoltaici per azzerare le emissioni di Co2 (ancora incompleto ma
fissato come punto di arrivo, e intanto Nei
nostri luoghi viene suonata a luci spente) e anche per il ricordo di
un’amica che non c’è più, Claudia, a cui dedicano Preso blu.
Quanto ci sia di live tradizionalmente inteso in questa
commistione tra il gruppo rock d’autore e il sound system è poi tutto da
valutare. Ma conta, in fondo, che lo spettacolo abbia ritmo, intensità e
repertorio, anche se si suona sopra una base. Per quanto prodotto in una metà
Arena Civica riempita fino al tutto esaurito e tenuta in mano fino a
mezzanotte, sfidando le diffide, solo un detrattore a prescindere può rifiutare
uno show di due ore piene, coinvolgente, ipercinetico e in ogni caso godibile.
Da impuristi che sono, i Subsonica
sembreranno saltare e ballare con gli strumenti più che suonarli come a scuola
di musica, ma a programmare il loro spettacolo le macchine non bastano, o
perlomeno non fanno da sole. Le canzoni in sé sono il vero motore. E il delirio
collettivo dei fan fa parte del gioco. Che in barba alle frasi fatte è stato
bello e non è durato poco.