Allianz Teatro, Assago (MI)
Una scenografia scarna, essenziale,
con al centro un asta ed un microfono. Poca luce e una voce fuori campo che
racconta: «devo tutto ad un musicista che ha creduto in me e nella possibilità
di portare avanti questo progetto. Ero appena arrivato dalla Polonia, dopo una
fortunata tournèe, e il suo incoraggiamento è stato determinante. Quest’uomo è
Toto Torquati». Inizia così il nuovo spettacolo di Claudio Baglioni,
ringraziando il noto tastierista e arrangiatore non vedente dalla nascita che,
dopo gli esordi negli anni sessanta nel mondo del jazz, ha poi collaborato con
molti dei nomi che contano nel panorama italiano, come Dalla, De Gregori,
Sergio Caputo, Mina, Venditti, Mannoia, Vanoni, Nada, Rino Gaetano e tanti
altri. La voce narrante di Claudio sarà il collante di tutta la serata, visto
che tra un brano e l’altro leggerà alcuni passaggi tratti dal suo primo libro
che vedrà la luce a fine mese. Una sorta di viaggio musicale, visivo e testuale
che prende per mano lo spettatore e lo immerge nelle atmosfere di inizio anni Settanta,
quando nella città capitolina, così come in tutta Italia, era un susseguirsi di
cortei, manifestazioni, scontri, sogni, voglie di cambiamento e slogan urlati
contro. Non importava contro chi, ma comunque contro. E anche il giovane
Baglioni mette la sua rabbia in Questo
piccolo grande amore, l’album del 1972. Lo fa a modo suo, intrecciando
questo slancio verso un rinnovamento degli ideali con i primi amori
adolescenziali, il tutto condito in salsa più rock rispetto a quello che poi fu
la versione originale. Aggiungiamoci anche che nella prima stesura dell’album
erano previsti un paio di brani più “politici”, ma Ennio Melis, deus ex machina
della Rca di allora, preferì lasciarli fuori dal lavoro e puntare tutto,
andando di certo controcorrente (in questo senso viene naturale pensare in
parallelo alla stessa – involontaria – linea usata da Battisti-Mogol in quel
periodo), sui sentimenti. E così, dopo oltre trentacinque anni Baglioni ricrea
e risuona quell’album e seppur con qualche testo decisamente datato, riesce nel
difficile compito di emozionare ancora, aggiungendo anche i due brani “inediti”
rimasti fuori dall’album messo in commercio.
Questo concerto segna il punto
di partenza di un corposo progetto multimediale che prevede alcuni punti fermi.
Il primo sono appunto una serie di concerti di chiamati Q.P.G.A., acronimo del
titolo dell’album, che saranno ospitati in tre città (Milano, Roma e Napoli)
quasi una trentina di date comprese tra il 12 novembre e la metà dicembre. Poi
un libro, edito da Mondadori a fine novembre e un film, in uscita l’11
febbraio, (di cui alcuni spezzoni sono stati usati nello spettacolo) che vedrà
tra i protagonisti Emanuele Bosi e Mary Petruolo (già tra le protagoniste della
fiction “Raccontami”) e che vede Ivan Cotroneo a fianco di Baglioni nel
ricostruire la sceneggiatura, mentre la regia sarà affidata a Riccardo Donna.
Verso metà marzo arriverà invece il doppio cd, con quattro inediti ed una
valanga di duetti, mentre a fine marzo partirà la tournèe vera e propria che
durerà fino all’estate. Un’ora e mezza circa di ricordi e di emozioni che sono
suggellate da un’altra ora di grandi successi targati anni ottanta-duemila. Un
progetto in grande, insomma, per dare voce ad un concetto che invece è semplice
e che ci suggerisce Baglioni stesso in uno dei suoi monologhi che ricorrono in
tutto lo spettacolo: «un grande amore, spesso, non dura mai una vita, ma la
cambia per sempre». Come dargli torto.