Circolo degli Artisti, Roma
Mentre si avvicinava il concerto
di Paolo Benvegnù al Circolo degli
Artisti di Roma erano molti gli interrogativi che ci rimbalzavano in testa. Uno
su tutti: perché un artista di tale spessore non è finora riuscito a far valere
in maniera decisiva le proprie capacità? Domanda troppo complessa per essere
risolta nel volgere di un concerto, che però ha cementato tutte le buone impressioni
che avevamo su di lui.
«Iniziamo come dieci anni fa» è
la frase che introduce il primo brano in scaletta, quella Rosemary plexiglas che tanto ci aveva fatto innamorare degli Scisma
e della stoffa del cantautore toscano. Ma quello che rende speciale la serata è
la riuscita dal vivo delle canzoni dell’album “Le labbra”. Pagine di scrittura
musicale che Paolo enfatizza con il suo modo di stare sul palco, fatto di gesti
esplicativi, movimenti che esaltano i significati, scatti improvvisi, sorrisi,
facce scure che danno profondità a una scrittura autentica. Benvegnù e la band
– rigorosamente in giacca e cravatta – hanno voglia di suonare, e lo fanno senza
risparmiare un milligrammo d’energia. Paolo trova un piacere enorme nel cantare
con decisione, con lo sguardo intenso rivolto al pubblico e con le occhiate di
compiacimento verso i componenti del gruppo, che ironicamente presenta come «i
Pooh». I cinque si muovono in modo compatto, emanano una forza di suono notevole,
spinta ai limiti della potenzialità. Benvegnù affonda sull’acceleratore della
sua chitarra senza badare ai limiti di velocità espressiva: quelle corde devono
avere vita breve, sofferta, tormentata. Il set scorre veloce, senza soste. Scavano
segni profondissimi le intense Amore
santo e blasfemo e La schiena, distende
gli animi e si lascia cantare senza indugi La
distanza. Dopo un’ora Paolo è livido in volto, sudato, scapigliato. Il
pubblico romano gli vuole bene, è contento, compiaciuto, eccitato.
Torna in mente l’interrogativo
iniziale, e affiorano le prime risposte. Sarà probabilmente perché, come lui
canta, «Dio alle volte non si applica»? O perché chi le cose te le dice in
faccia senza mezze misure spesso rimane indigesto, scomodo, difficile da
confezionare e vendere con facilità?