Le Scimmie, Milano
Un pianoforte in penombra. Marco Morgan
Castoldi si palesa, e con quella sua aria trasognata ci si siede davanti e armeggia
con gli spartiti che si è portato dietro. È simpatico e disponibile mentre
decide con cosa aprire il suo “Solo Recital”. Poi partono le prime note di Contro me stesso, appartenente al suo “Da
A ad A” del 2007, e lui diventa un tutt’uno con quei tasti bianchi e neri,
mentre il locale viene completamente avvolto dalla sua voce, che stasera è
sicura e potente.
Ci dà il benvenuto con un pezzo tutto suo, ma da subito le intenzioni di
questo genio sregolato appaiono chiare a tutti, tra omaggi profusi ai più
grandi cantautori di casa nostra ed esecuzioni di canzoni del miglior
repertorio estero, di star mondiali che, con il nostro, spartiscono emozioni e
ideologie.
E così, come tante piccole perle, Morgan snocciola L’avvelenata di Francesco Guccini, Life on Mars di
David Bowie, When You’re Smiling che fu di Frank Sinatra prima e Louis
Armstrong poi, per soffermarsi su Fabrizio De Andrè, con Un ottico e Un giudice nella sua personalissima versione, già propostaci con la
rivisitazione di “Non al denaro non
all'amore nè al cielo” del 2005. Dei Bluvertigo al completo ci propone la
sempre attuale L’assenzio, e, di nuovo di Morgan in versione solista, con
Animali familiari.
Tra il pubblico c’è l’amico Andrea Rodini, il vocal coach che lo accompagna nel programma tv “X
Factor”, e come spesso accade durante i suoi show, si dà il via a un duetto
voce – piano con La notte di Salvatore
Adamo e Un anno d’amore, a suo
tempo interpretata da Mina.
Lo spettacolo riprende con altri pezzi, classici
e non, e, degno di ulteriori note a margine di una scaletta completa e colta,
il tributo a Francesco De Gregori con
La leva calcistica della classe ‘68 e
Rimmel.
Quello che si può appuntare allo spettacolo
di questa sera è il trambusto familiare in cui il tutto si è svolto. Le Scimmie
è un piccolo club con una solida tradizione musicale alle spalle, ma non è inconsueto
dover evitare il via vai degli avventori e il loro chiacchiericcio, al liminale
tra uno straniamento quasi cinematografico e un brusco richiamo alla realtà più
caotica. Comunque Marco Castoldi, o Morgan che dir vogliate, in queste vesti è stato
veramente ipnotico.