Auditorium Parco della Musica (Teatro Studio), Roma
La rassegna “Generazione X”,
giunta alla quarta edizione, ha come obiettivo quello di proporre i migliori
talenti del panorama italiano emergente. E difficilmente sbaglia mira.
Scommessa vinta anche con i romani Marcosbanda
– gruppo di cinque elementi che può già essere considerato più di una promessa
(ne loro palmares anche una vittoria al nostro concorso L’Artista che non c’era)
– che hanno dato vita a un set coloratissimo, epidemico, pieno di gioia
creativa. A tenerli a battesimo sul palco del Teatro Studio dell’Auditorium una
madrina d’eccezione: Cristina Donà.
Ma andiamo con ordine, anzi, vale
la pena fare un passo indietro e spendere una riga per l’opening act affidato a
Mirella Lipari, che in poco più di
venti minuti è riuscita a mostrare una voce ferma e vellutata che non ha
concesso un millimetro all’emozione. Batticuore che ha invece ingessato
l’inizio del concerto dei Marcosbanda, che hanno dovuto calare subito uno dei
loro assi, la funambolica Dragau, per
sciogliersi e trovare il giusto feeling tra di loro e soprattutto con il
sold-out che avevano di fronte. Da lì in avanti è stato un autentico piacere
ascoltare il rock di Marco Panetta e sodali, intriso di bossa, colmo di spunti fantasiosi,
triangolazioni perfette e gusto infinito per i suoni che sanno di fusion tirata
a lucido per i tempi odierni. A metà serata sale sul palco a sorpresa Paolo Belli, il quale duetta con la
band in Una piccola bestia di razza di
cane e lascia un lusinghiero complimento a Panetta: «mi dai le stesse
emozioni del primo De Gregori».
Testi azzeccati, sorrisi amari,
battute coinvolgenti tra un brano e l’altro rendono Marco, oltre che bravo,
simpatico e amichevole. Un paio di cover ben assestate – Un giudice di De André con un arrangiamento sontuoso e Impressioni di settembre della PFM eseguita
col giusto piglio – completano una scaletta che strappa consensi accorati. Quando
poi è la volta di Cristina Donà l’aria diventa elettrica. In molti aspettavano
solo questo momento. Canta Goccia
insieme alla Marcosbanda, poi è magnifica in Universo e diventa imprendibile nella cover di Sign Your Name di Terence Trent
D'Arby. Nei confronti della band qualche complimento e un monito: «vivete
in un Paese che non rende la vita facile ai musicisti».
Prima di salutare Panetta
ringrazia per la serata «indimenticabile», il pubblico lascia con pigrizia il
Teatro Studio; è domenica sera, ma per un paio d’ore gli spettri del lunedì
lavorativo sono rimasti ingabbiati in un vortice di emozioni e sorprese.