Teatro Verdi, Milano
Teatro Verdi esaurito per
l’appuntamento milanese del tour di Pacifico
iniziato dopo la pubblicazione in gennaio del suo quarto album “Dentro ogni
casa”. Molti gli spettatori in piedi; stessa situazione si era verificata,
sempre a Milano presso la
Feltrinelli di Piazza Piemonte, in occasione dell’uscita del cd.
Sul piccolo palco Pacifico aveva come presentatore Fabio Volo, che sembrava essere lì anche per supportare l’amico cantautore. La
presenza di Volo fu certo molto apprezzata dal pubblico, ma già allora non era
necessaria; Gino De crescenzo, «papà
napoletano / un quarto brasiliano / Pacifico=Milano» (Pacifico), sa muoversi sul palco e presentarsi con una gestualità, parole e musica sue, molto
personali. Ironico ed autoironico, nel tempo ha saputo trovare una modalità di
comunicazione e dialogo con il pubblico proprie. Ed certo l’ironia la chiave di
accesso al mondo che rappresenta sul palco: scenograficamente arredato con
lampade da tavolo, tanti palloncini colorati disseminati qua e là, pronti a
volare via se un filo non li tenesse legati alla realtà e con, a lato del palco, un angolo per conversare, dove su
un tavolino sono poggiati un fornellino elettrico, un paio di tazzine e la
macchinetta per il caffè. Caffè che durante la serata Gino preparerà, consumerà
con la complicità di uno spettatore, il cui profumo «è un bosco odoroso e
fangoso/ è misterioso… Abitato» (Caffè)
e si estenderà, quasi fosse un’onda, fino alle ultime file della platea. La
costruzione di una dimensione intima o comunque appartata, che non esclude ma
desidera raccogliere pensieri, conversazioni con l’altro come con se stessi, una
rappresentazione che rimanda certo alle atmosfere del disco che presenta, ma
anche da sempre all’universo musicale di Pacifico. Sul palco il Nostro propone
di sé sempre la parte di un giovane, ma ormai non troppo!, cui la natura sembra
essere stata poco generosa quanto a fascino maschile, «l’esperienza emozionale
più lontana dall’euforia!» e confida nella capacità del pubblico di andare oltre e di cogliere quanto egli desideri
comunicare in termini di “visione” della realtà. L’attenzione alla storia, come
racconto che sostiene le tracce di un album, ma anche la storia individuale,
personale, quella “storia” che la cronaca racconta nei fatti e dietro la quale
si pone sempre il vissuto. Durante il concerto la dimensione musicale non si
costruisce intorno a questi elementi, bensì ne
è il fondamento. Alberto Fabris (contrabbasso ed elettronica), Gianluca
Mancini (pianoforte) e Antonello Leofreddi
(viola) reggono il gioco sia nei momenti di compiaciuta ironia che, e
soprattutto, nel discorso musicale stesso sostenendo la sua voce. Voce tanto
messa in discussione e che ora finalmente appare (ri)trovata quando, cadute le
barriere dell’insicurezza, si dispiega nel piacere del cantare. Quella voce ora
più vicina al suo tono parlato che diventa “cifra” di Pacifico; quella voce che
quando duetta con Frankie Hi Nrg in Anima
nera o con Petra Magoni in Caffè o con Gianna Nannini “impronta vocale”! in Tu che sei parte di me o ancora con Malyka Ayane in Verrà
l’estate acquista forza per il puro
piacere, ma che ora dimostra di ricavare lo stesso piacere anche quando, sola
con se stessa, è sostenuta questa volta dal pubblico. Nel tempo questo Autore
si è scoperto, il pubblico si è
appassionato al suo modo di raccontare
la quotidianità un po’ di scorcio, dall’alto o attraverso un dettaglio con
una musica raffinata nella costruzione, elegante nelle sonorità che nel tempo
si è avvalsa di importanti e anche storiche
collaborazioni e che «salterà i
muri/ le cancellate/ starà nei pozzi, in fondo ai corridoi/ E verrà a prenderti
e a portarti fuori» (Verrà l’estate).
A Pacifico diciamo: per non perderne l’abitudine, val la pena scattare una
fotografia!