Mediolanum Forum, Assago (MI)
Accolti da una folla scalpitante ed emozionata, i Pooh inaugurano il penultimo concerto di questo tour d’addio alle scene del loro storico batterista Stefano D’Orazio. Il quartetto entra in scena con un’esplosione di suoni, immerso in una scenografia disegnata da luci e strutture essenziali, a metà tra Bauhaus e Krypton. Ma, superato l’impatto spettacolare, quel che prevale è la contagiosa commozione con cui questi “amici per sempre” – come amano definirsi – si apprestano a chiudere questo capitolo fondamentale della loro carriera, cercando di non pensare all’incombente Spada di Damocle di un futuro artistico ancora vago.
Il
lunghissimo show - ben due ore e mezza –
è una retrospettiva su quarant’anni di carriera, che non manca di riservare
qualche sorpresa di scaletta. Si parte con un’introduzione energica, che da Anni senza fiato traghetta fino alla corale
L’ultima notte di caccia. A seguire,
un omaggio al gentil sesso scandito da brani come Donna dell’Italia di oggi, Cercando
di te, La mia donna.
La band però esplode rispolverando gli antichi fasti delle loro puntate nel pop
sinfonico, con le lunghe suite tratte da Parsifal
e Un po’ del nostro tempo migliore.
La commozione si fa palpabile durante il lungo capitolo semi-acustico in cui
Facchinetti, Canzian e Battaglia suggellano questa sofferta separazione dal
loro batterista con brani come Domani
o Mi manchi, intramezzati da
parentesi più scanzonate, introdotte con non poca verve comica da D’Orazio,
come Dove sono gli altri tre.
L’apoteosi di emozione però è tutta per l’ultimo singolo, Ancora una notte insieme.
Una breve pausa e i Fab Four dello Stivale tornano in scena, inanellando tutti i loro più grandi successi senza soluzione di continuità, da Piccola Katy a Uomini Soli, da La donna del mio amico alla conclusiva Chi fermerà la musica. In un tripudio di fuochi d’artificio, i Pooh salutano il pubblico: ad attenderli, “un’ultima notte insieme”, quella del 30 settembre, che concluderà il tour e, di fatto, il gruppo per come l’abbiamo conosciuto.
È persino ozioso cercare di commentare “criticamente” un concerto dei “quattro cavalieri”, specie in questo momento: i Pooh sono il trionfo del pop all’italiana, trasversali a generazioni e classi sociali, una macchina perfettamente oliata e fedele a sé stessa, una formula che sembra inossidabile e inattaccabile, quasi eterna. Ora affronteranno la sfida, forse quella più importante della loro carriera, quella che necessariamente scompaginerà “l’Istituzione”. Da parte loro, come afferma anche Facchinetti durante il concerto, la consapevolezza di avere in mano una responsabilità importante verso se stessi e verso il pubblico è ben chiara. Stando ai Pooh, “the show must go on”. Vedremo come.