Palasport Olimpico, Torino
Laura Pausini rappresenta un personaggio che costruisce il successo
anche grazie ad una emanazione di semplicità e genuinità, rare in una popstar. Il
tour mondiale che parte da qui ha un taglio omogeneizzato tipicamente internazionale,
che deriva dagli anni ottanta. Nulla viene lasciato al caso e nulla sorprende.
Il palco, inteso come medium,
predomina oramai sulla musica. Si assiste ad un ribaltamento di valori, dove la
musica funge da scenografia e non viceversa. Oggi il gap tecnologico ed
economico delle produzioni dei nostri artisti maggiormente popolari, rispetto
agli stranieri, è praticamente colmato. Ma purtroppo il potente apparato di
luci e immagini rimane quasi sempre ad un livello popolaresco.
La performance oscilla tra una
connotazione melodica ed un’altra che tende al rock senza impossessarsi mai di
questa dimensione sonora, peraltro a lei non congeniale. La scaletta che ha
riempito circa due ore di show è concepita con buona alternanza tra i suoi classici,
come Ascolta il tuo cuore, Vivimi, Un’emergenza d’amore, Strani
amori, e i brani
dell’ultimo disco “Primavera in anticipo”, i cui due singoli (Invece no
e la title-track) aprono e chiudono la scaletta. Al tutto vanno poi aggiunte
poche cover ma ben eseguite come La mia banda suona il rock e il bis di Io
canto. A metà spettacolo, con la band fuori scena, vengono proiettate
immagini del pianeta Terra: prima una natura incontaminata e poi disastri
ambientali e inquinamenti, con la voce di Laura che commenta. Non manca il set
“acustico”, con la band, costituita da otto elementi, schierata sul proscenio
che esegue tra gli altri una bella versione di Surrender. Quando invece
vi sono delle code strumentali, inserite anche per consentire a lei i cambi
d’abito, il risultato è scontato e a volte stucchevole, nonostante l’ottima
tecnica di tutti i turnisti in gioco.
Nello schema dei live sono
previsti anche i medley: accennano a più riprese tre o quattro canzoni
condensandole nella durata di una (tra cui Spaccacuore, Gente).
Si tratta di una scelta discutibile che tuttavia a molti piace. Canta brani
maturi della sua discografia, come Benedetta passione, interpreta con
sentimento e un’ottima vestibilità, in riferimento alla sua tonalità vocale, Destinazione
paradiso di Gianluca Grignani. Nei bis inserisce ancora La solitudine, brano che non smette di
essere fondamentale per il suo repertorio.
Lo spettacolo sta in piedi e non
potrebbe essere diversamente, in quanto percorre un tracciato perfettamente
asfaltato e molto consolidato. E poi Laura è amatissima dal suo pubblico (prevalentemente
femminile), è molto comunicativa come persona e artista, nonostante una modesta
presenza sul palco. Comunque sia, le va riconosciuto un percorso che, partito
quando era molto giovane, è andato moderatamente migliorando sotto il profilo
testuale, si è compiuto con i tempi giusti e per ora senza passi falsi.