Teatro Smeraldo, Milano
Fiorella Mannoia è un’intellettuale, forse
addirittura prima di essere una cantante di grande talento. I concerti del
nuovo tour, seguito alla pubblicazione del disco “Il movimento del dare”,
emozionano, fanno divertire, ma allo stesso tempo inducono a riflettere. La
Mannoia è una donna forte, in gamba, che è diventata una vera e propria big,
capace di farsi rispettare da altri cantanti come lei, ma prevalentemente
uomini. Solo i migliori hanno scritto e composto per Fiorella, da sempre, e ciò
è avvenuto anche nel nuovo disco presentato in questo giro di live (Fossati,
Battiato, Ligabue, Tiziano Ferro, Jovanotti, Pino Daniele, Bungaro e Piero
Fabrizi). Si apre il sipario e Fiorella compare in perfetta forma, scalza, di
bianco vestita, elegante, ma senza ostentazione. Il primo brano proposto in
scaletta è quello scritto da Ligabue, Io
posso dire la mia sugli uomini, primo singolo estratto da “Il Movimento del
Dare”, per poi proseguire con una canzone scritta da Niccolò Fabi Mimosa, dal testo veramente commovente.
Ce l'aspettavamo verso la fine, invece ecco la Mannoia interpretare Sally, canzone scritta da Vasco Rossi ma
che cantato dall'artista risulta, se possibile, ancora più intenso. Si prosegue
con E penso a te di Battisti,
eseguita con un grande assolo finale di chitarra durante il quale Fiorella,
seduta di fronte al chitarrista, resta immobile, come per ammirarne la bravura.
E poi ancora: Come si cambia, canzone
che l’interprete romana portò a Sanremo nel 1984; Fino a che non finisce, di Bungaro; Il Movimento del dare, scritta da Battiato, con uno stampo davvero
inconfondibile data la maestosità quasi epica del pezzo. Finisce la prima parte
del live con il brano Il sogno di ali
e dopo circa un quarto d'ora di pausa, Fiorella torna vestita con un abito nero
che le arriva appena sopra le ginocchia e con ancora tanta grinta e voglia di
cantare ed emozionare. La Mannoia sembra davvero una donna senza età e la sua
voce con gli anni appare ancora più intensa, greve e profonda. Non è mai stata
famosa per la sua grande estensione canora, ma per la particolarità e l’unicità
del suo timbro e soprattutto per l'incomparabile capacità interpretativa.
L'artista sale nuovamente sul palco inveendo contro “il nemico”, un nemico
immaginario che in realtà è insito dentro di noi, come incipit al brano di
Jovanotti Io cosa sarò, dopo aver
cantato Oh che sarà e Occhio non vede cuore non duole ancora
di Lorenzo. Si prosegue poi con il Fossati di La bella strada, De Gregori e la sua Giovanna D'Arco, Smisurata
preghiera di De André-Fossati e Il re
di chi ama troppo di Tiziano Ferro, fino ad arrivare alle bellissime Il cielo d'Irlanda, I treni a vapore e Il tempo
non torna più. E' il momento del bis e Fiorella non poteva esimersi dal
cantare, in pantaloni neri classici e gilet, Quello che le donne non dicono, brano scritto da Ruggeri che resta
ancora oggi molto legato all'immagine della cantante. La penultima canzone è Buontempo, ancora Fossati, che lascia
poi spazio ad un finale decisamente
scatenato e latino, con una Fiorella che canta Carlito scendendo dal palco e cominciando a ballare tra e con il
pubblico stesso. Si chiude il sipario, l'emozione finisce, ma di certo rimarrà
ben vivo il ricordo di aver assistito al concerto di una grandissima artista.