Anche quest’anno
La Notte della Taranta, l’internazionale folk
festival salentino giunto alla dodicesima edizione, non ha deluso le
aspettative. Il concertone finale di Melpignano (Lecce), che,
comme d’abitude, chiude la maratona
d’agosto della pizzica nei comuni della Grecìa salentina, ha registrato più di
100 mila spettatori, confermando così di essere il fiore all’occhiello degli
eventi musical-popolari dell’estate italiana. Le danze si sono aperte alle ore 19
con la proiezione di
Musikì. Un
connubio di suoni e visioni del Salento a cura di Paolo Pisanelli, seguito
dalla poesia di Pierluigi Mele che, poche ore prima, aveva accolto
in versi, alla stazione di Melpignano, migliaia
di visitatori giunti all’evento in treno. La serata è proseguita con la musica
dei valdostani
Iubal Kollettivo Musicale
e del gruppo salentino
Alla Bua (in
griko significa medicina alternativa o
altra cura), che ha proposto le esperienze più rappresentative della pizzica: dalle
ronde della storica festa di San Rocco a Torrepaduli (Lecce), alle notti
itineranti del canto a Santu Lazzaru, alle tipiche feste nelle corti. Balli in
cui la cura, nel passato intesa come toccasana contro il morso velenoso della
leggendaria taranta, oggi, diventa panacea contro l’apatia della società
moderna. Una cura a suon di pizzica-pizzica, danza forte, calda e liberatoria, che
ha continuato a inebriare i presenti nelle performance di
Girodibanda, diretto da
Cesare
Dell’Anna, con la partecipazione del cantante folk leccese
Enzo Petrachi, e dell’ottantunenne
Uccio Aloisi, grande mattatore per la
sua straordinaria vocalità antica negli stornelli e nei canti d'amore della tradizione
orale salentina.
Poi il concertone dell’
Orchestra
La Notte
della Taranta è iniziato intorno alle 23.00 con un
Canto alla Stisa delle
Sorelle
Gaballo di Nardò.
Mauro Pagani,
al suo terzo anno da maestro concertatore, ha diretto l’
Orchestra, composta da circa trenta musicisti e da numerosi ospiti
d’eccellenza del panorama musicale nostrano ed internazionale. Una scaletta di trenta
brani che comprendeva classici della tradizione salentina ed inediti proposti
in un connubio di atmosfere world, venature jazz, suggestioni arabe, musica
d'autore italiana e sonorità africane. Il maestro Pagani ha offerto anche un
tributo a
Fabrizio De Andrè
proponendo con
Emanuele Licci Monti di Mola.
Eugenio Finardi è stato il primo a salire sull’imponente palco
allestito nella piazza dell’Ex Convento degli Agostiniani interpretando
l’Acqua della funtana; mentre
Simone Cristicchi, in compagnia del
Coro dei Minatori di Santa Fiora
(piccolo paese sulle pendici del Monte Amiata in provincia di Grosseto), ha
presentato due classici della tradizione dei canti popolari della Maremma e
delle miniere:
Volemo le bambole e
Lu fattore. Poi, spazio alle voci
femminili, quest’anno più numerose che in altre passate edizioni. C’erano la
cantante israeliana
Noa che, prima, ha
interpretato
Damme nu ricciu in un
impeccabile griko e poi ha duettato con la palestinese
Mira Awad in
There must be another way, inno alla
pace cantato in tre lingue (ebraico, arabo e inglese), seppur contestato con
uno striscione messo a pochi metri dal palco e diretto alle due interpreti.
Non poteva mancare la vincitrice
di Amici, salentina doc, Alessandra Amoroso
con un’inedita Ferma zitella in
versione blues. La vera rivelazione del concertone è stata l’inglese Z-Star. Dopo la sua canzone No love lost, ha proposto una rock Ndo ndo ndo in un coinvolgente inciso
reggae e, assieme a Mauro Pagani, ha
cantato Domani, il brano prodotto dallo
stesso Pagani per raccogliere fondi da destinare alla ricostruzione del
Conservatorio e del Teatro Stabile dell’Aquila. Prima del gran finale con Kalinifta e bis di Stornelli - the last, but not the least - special guest è
stata la beniniana Angelique Kidjo,
icona della world-music. Accompagnata da Alessia
Tondo, voce per eccellenza della Notte della Taranta, ha cantato Aremu Rindineddha e, da solista, Africa.
Per Sergio Blasi, sindaco di Melpignano e tra i promotori di quest’avventura
musical-popolare iniziata nel 1998, “questo Festival è un modello da imitare per
la valorizzazione del patrimonio etnografico locale. Un evento ricco di consapevolezza,
voglia di ballare e di far festa con uno sguardo rivolto al passato. È il
potere devastante della pizzica: musica certo, ma anche parola. L’immagine del
Sud Italia che riprende la parola dopo decenni di silenzio”. Uno spettacolo
musical-medicatico-popolar-culturale, che è diventato continua mescolanza di
tradizione e ipermodernità, nel ribaltamento dei ruoli tra centro e periferia, e
proprio per questo portatore del segreto del successo della Notte della Taranta.
E’ la rivolta di un certo stile musicale che approda anche nella
Fondazione omonima
Notte della Taranta e nella neonata collaborazione con l’Università
di Lecce che, per la prossima edizione del 2010, promette ancora
pizzica-pizzica, ma a suon di “kultura battente”.