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Fiera delle Parole

Roberto Vecchioni

 

Non poteva che chiudersi in bellezza il fitto calendario della ‘Fiera delle Parole’ di Padova, manifestazione letteraria e artistica giunta ormai alla sua diciottesima edizione, sotto la guida di Bruna Coscia con l’associazione Cuore di Carta. Sul palco, la sera di domenica 8 ottobre è salito infatti Roberto Vecchioni nell’ultimo appuntamento della rassegna, che con il fido Massimo Germini alla chitarra ha accompagnato il pubblico accorso numeroso ( la serata registrava il tutto esaurito da giorni) in un affascinante percorso nel tempo, anche attraverso il sentimento e la memoria dei grandi poeti.
Il cantautore, affezionato ospite da diverse edizioni della Fiera, accolto con calore in Veneto e nella città di Padova, ha spiegato subito che quella intitolata ‘Ogni canzone d’amore’ sarebbe stata una serata speciale e unica, nella quale non avrebbero trovato posto i grandi successi e i brani più famosi della sua produzione (a parte l’immancabile Luci a San Siro eseguita giusto nel finale) ma sarebbe stata dedicata alle canzoni “cinematografiche”, quelle mai suonate dal vivo o suonate pochissimo, quelle che in fondo, al momento dell’uscita, nemmeno nessuno capiva. Canzoni che spesso somigliano, non a caso, a sogni, immagini che arrivano apparentemente slegate fra loro, con una logica intima che sa di magia, che ognuno di noi può sentire e vivere a suo modo, e che la chitarra di Massimo Germini sottolinea con garbo e grande delicatezza.

 

Tra una canzone e l’altra i racconti autobiografici di un Vecchioni loquace, come al solito diremmo, con le pregevoli spiegazioni del senso di alcuni brani che hanno appassionato il pubblico di varie età, suscitando anche qualche sorriso ma più spesso interessanti riflessioni. E poi sul palco c’è stata soprattutto tanta, tantissima poesia. Poesia in musica, quella del Professore, spesso ispirata ai grandi poeti da lui stesso amati e volentieri citati nei versi delle sue canzoni: parliamo di Fernando Pessoa, di Arthur Rimbaud, di Giacomo Leopardi, solo per ricordare quelli evocati in questa serata. E tanta, tanta Bellezza con la maiuscola, come quella di Tadzio nel meraviglioso film di Luchino Visconti ispirato dalla penna di Thomas Mann, o di una donna, la compagna di Vecchioni alla quale tutte le canzoni d’amore mai cantate sono in fondo, lui ne è convinto, dedicate.
Ma ci sono altre storie, piccoli film appunto, e altri viaggi che catturano il pubblico attento e quasi incantato. L’itinerario sonoro ed emozionale della serata si muove anche verso Firenze in compagnia di un “lupo” immaginario (Due giornate fiorentine) o verso una strana stazione (La stazione di Žima) insieme a un altro misterioso ‘viaggiatore’, e poi ancora in direzione della Liguria (Sestri Levante), dove rivivono piccole grandi storie di struggente bellezza. E poi altri gioielli seminascosti tra i solchi di un vecchio album a 33 giri, che è emozionante riscoprire: Mi manchi (da quel bellissimo disco del 1979, Robinson, con la copertina illustrata da Andrea Pazienza) o, andando più indietro ancora (addirittura fino al 1975) Pesci nelle orecchie, nelle quali ci si possono ritrovare frammenti della propria vita. E qui le parole si fanno commovente nostalgia e insieme carezza.

Del resto, secondo lo stesso Vecchioni (riportato da Paolo Jachia nel volume Canzoni, Bompiani 2021 curato insieme a Massimo Germini) “nelle parole c’è la vita della gente, la storia di un popolo: la parola non è solo comunicazione, ma bellezza intima” e ancora: “La parola è una magia, è come una creatura”, ed ecco perché per il cantautore è sempre stata al centro del suo lavoro. E questo ci conduce senza dubbio all’evento di cui stiamo raccontando: la serata di chiusura della Fiera delle Parole, appunto. Poteva esserci figura più adatta di Roberto Vecchioni, nell’intero panorama musicale italiano, a cantarci la meraviglia delle parole?


Foto di Valeria Bissacco

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In dettaglio

  • Data: 2023-10-08
  • Luogo: Fiera delle Parole
  • Artista: Roberto Vecchioni

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