Opus Avantra
Nella scheda a voi dedicata sul volume di Paolo Barotto “Il Ritorno del
Pop Italiano”, si legge, fra le altre cose: “Il gruppo tenta di fondere musica
d’avanguardia con musica tradizionale…”. Vi riconoscete in questa descrizione,
per quanto riguarda le vostre origini? La trovate ancora calzante con
riferimento al vostro orientamento odierno?
Io direi che il gruppo non solo
tenta di fondere la musica di avanguardia con musica tradizionale, ma fonde
decisamente e se qualcuno pensa che non sia stato fatto, basta ascoltare brani
come Tics, Fase dello
specchio, Canto alla notte, Canto incompiuto, Canto a un
dio nascosto, Viaggio immaginario, dove vari sistemi
compositivi del passato e della tradizione si innestano chiaramente con le
esperienze dell’avanguardia. Bisogna anche ridefinire il termine fusione
“fusion”: trattasi di operazione di amalgama e/o alternanza a volte coraggiosa
tra un ritmo e/o una struttura armonica; stiamo quindi parlando di una certa
evoluzione a volte impercettibile a volte più evidente… come dire: diamo una
frustata per far correre il cavallo senza infierire sull’animale, ma solo per
stimolarlo e battere l’avversario. Il pensiero umano corre sulla strada delle
nuove conoscenze e delle strutture sempre più complesse per raggiungere i più
alti livelli evolutivi… sia per conquistare una felicità temporanea con la
realizzazione di un desiderio a breve termine, ma anche una capacità di sintesi
stravolgente che fa viaggiare l’uomo negli spazi siderali alla ricerca di un
“Dio nascosto”. Quindi l’affermazione di Barotto ci trova più attuali che mai…
anzi non ci va di essere ridefiniti… vorremmo essere riconosciuti sempre più
ricercatori musicali che non realizzati dopo trent’anni di presenza seppur di
nicchia nel campo delle proposte musicali.
Quali motivazioni vi hanno convinto e stimolato a riproporre la vostra
musica dopo un così lungo periodo?
Lo stimolo è stato il fatto di
vedere, ognuno per le proprie esperienze di vita artistica ma anche in altri
campi, per quanto mi riguarda, anche manageriale nella “scienza delle
comunicazioni”, che il mondo ripercorre nell’arte semplice, quella che investe
le emozioni del grande pubblico, sempre di più le strade dell’applicazione
armonica alle nuove tecnologie di
riproduzione del suono, mentre le
divergenze con la cultura rimangono ancora fortemente marcate. Il grande aiuto
ora è venuto dalla maggior diffusione dei messaggi e le grandi occasioni
prodotte dalla rete internet con le comunicazioni “on Real Time” tra gruppi di affinità intellettive. In un
passato anche recente, Opus Avantra avrebbe con molta difficoltà ottenuto
qualche migliaio di contatti mensili come ci ha concesso recentemente il nostro
MySpace e il mio personale.
La vostra musica, da parecchi addetti ai lavori, è tuttora ritenuta
“colta”; trovate la definizione calzante, oppure limitativa?
Se “colta” significa scienza,
ricerca, sperimentazione e posta in sintesi o fusione strutturale con una
riproposizione in veste “progressive evoluto”… allora sì! Se invece si volesse
intendere di parlare di una netta distinzione delle parti incolto e dall’altra
parte colto… significa che… abbiamo sbagliato noi l’obiettivo…
Attualmente, anche in Italia ma soprattutto all’estero, si assiste ad
un grande ritorno di interesse verso il rock progressivo; diversi gruppi non
fanno mistero di affondare le loro radici in quel modello di percorso musicale.
Quali sono le vostre sensazioni in proposito, e le considerazioni che potete fare
“a posteriori”, voi che avete vissuto ed influenzato quel periodo?
Il grande ritorno d’interesse per
il rock progressivo è vero ma credo di poter dire con tutta franchezza che
all’estero, più che in Italia, è stato compreso il significato vero del movimento.
Il fatto che molti gruppi si rifacciano al movimento Prog mi fa molto piacere,
ma bisogna anche dire che, se molti di loro siano ancor famosi e noti, nel
momento storico della sua nascita (anni settanta), proprio in quegli anni
questi gruppi cavalcavano l’onda lunga del pop rock, come richiesto dal grande pubblico, e non certo del rinato
Progressive. O meglio, molti gruppi si richiamano impropriamente al Progressive
ora, mentre di fatto negli anni settanta rincorrevano il successo del Pop,
detto con tutto rispetto, sia ben chiaro, ma ritengo di chiarire che il Pop
Rock è una componente del Progressive e non il vero e proprio Progressive. Penso
di poter affermare con tutta franchezza che Progressive è sconvolgere,
sperimentare contaminazioni di vari generi e strutture compositive, senza
rinunciare all’apporto tradizionale, ma sicuramente non solo ricorrere a
qualche variazione del modello “canzone”. Opus Avantra, a pieno diritto, può
affermare di aver fin dall’inizio agito in quella direzione e continuare, rinnovandosi
ed evolvendosi come in una spirale hegeliana, a ciò chiaramente espresso
dall’enunciazione del nostro Manifesto.
Qual è stato il percorso che vi ha condotto a realizzare “Viaggio
Immaginario”: l’idea di base, lo sviluppo, le difficoltà e le eventuali
innovazioni apportate rispetto ai brani originali.
La realizzazione dello spettacolo
parte da una esigenza di presentare una sintesi sulle nostre pubblicazioni del
percorso artistico fatto in oltre trent’anni di attività, interrotte a tratti
dalle diverse esperienze artistiche soprattutto del sottoscritto e Donella. La
sintesi più appropriata poteva essere realizzata solo da una presentazione di
concetto musicale teatrale, dove comunque la musica rimaneva fondamentale e
propositiva, dove le luci, la scenografia, le azioni alternate alla gestualità
talvolta danzante interpretata in gran parte al quartetto d’archi femminile,
erano immersi tutti nel completamento del concetto progressivo. Non
dimentichiamo che Opus Avantra, fin dal 1976, usciva in concerto con la
presenza scenica del Gruppo Italiano di Danza Libera di Franca della Libera con
la quale continuai personalmente una stretta collaborazione per un lungo
decennio successivo: nacquero così Katharsis, Oprabach, Tics dance, Oltre
Isadora, queste ultime negli anni novanta sintetizzate nel mio disco “Ballet Collection”.
Come avete valutato la risposta del pubblico e della critica allo
spettacolo che avete proposto in Giappone? Pensate di riproporlo anche in altri
paesi ed in Italia?
Sicuramente la risposta del
Giappone in seguito alla nostra performance al “Club Città” di Tokyo del 12
aprile 2008 è stata molto importante per farci ritenere che la nostra
operazione è meritevole di riproposizione anche in Italia e altre parti del
mondo particolarmente sensibili ai cambiamenti e all’evoluzione musicale. Certamente
molto merito ha avuto l’organizzazione che ha lavorato in stretto
collaborazione con la Strange Days Records distribuita da Universal, che ha
contemporaneamente presentato tutte le pubblicazioni discografiche in paper
sleeve nei vari negozi della città offrendo assoluto risalto al gruppo e al
sottoscritto. Un bellissimo pubblico, attento, coinvolto e coinvolgente
tutti immersi profondamente nel bagno
delle emozioni che solo la musica sa dare.
A distanza di quattordici anni dal vostro ultimo lavoro in studio,
avete già qualche progetto riguardo ad un prossimo nuovo album in studio?
Sì! Hai detto bene, è vero, già
da qualche anno io avevo maturato l’idea di richiamare Donella che già stava
facendo un percorso analogo con il suo “Opus Avantra Studium” e l’occasione del
concerto di Tokyo dell’anno scorso, ci ha fatto maturare il nuovo Concept Album
di cui qui anticipo il titolo: “Leucos”, ovvero Luogo Magico. I brani sono
quasi tutti composti e crediamo di entrare in studio entro il primo semestre di
questo anno. Il percorso è come nel più tradizionale stile Opus Avantra rivolto
all’immaginazione e percorso simbolico dei temi musicali che si alternano in un
pulsare ritmico enarmonico e lirismo melodrammatico senza sosta. Resta fermo
l’impegno alla evoluzione strumentale con la più consistente presenza della
parte elettronica e tecnologia che richiama la fusione tra l’impianto di ensemble contemporaneo sempre
con archi e flauti e la presenza delle chitarre elettriche per una evoluzione
Progressive.