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Giuliano Clerico

Cantautorato rock

Tra il gruppo dei finalisti del Rock Contest è quello più vicino alla figura di cantautore. Testi in italiano accurati e solo apparentemente provocatori, linguaggio rock ma non troppo, a 33 anni il pescarese Giuliano Clerico si è fatto notare nella manifestazione fiorentina di Controradio anche per la sicurezza della presenza scenica. Ne approfittiamo a fine manifestazione per conoscerlo meglio.

 

Ha deciso di cantare in italiano, i motivi della scelta?
«Purtroppo è l'unica lingua che conosco, tranne il dialetto abruzzese. Eppure ho ascoltato tanta musica inglese, a partire dai Beatles a 13 anni. Poi andando avanti, è arrivato il periodo da metallaro fino ai 16 per poi arrivare ad altri generi come blues e jazz. Quindi sono arrivati i cantautori, Bob Dylan in inglese e Pino Daniele in italiano».

Qualcosa di particolare?
«Ho voluto anche ascoltare musica non prevalentemente commerciale, anche l'underground. E gruppi italiani che poi sono diventati conosciuti come Afterhours e Baustelle».

Quando ha iniziato a scrivere cosa aveva in mente?
«Il primo Pino Daniele, che trovo straordinario. Ma piano piano che venivano fuori i brani succedeva che usavo una metrica alla Lucio Dalla (come in Le pecore) o come Rino Gaetano di cui ho un solo disco. In pratica tutto ciò che ascolto si ripercuote su ciò che scrivo in modo abbastanza spontaneo e involontario. Mi è successo ultimamente con un artista completamente differente dai cantautori italiani come Pat Metheny, eppure il trattamento della vocalità e della chitarra mi hanno fatto entrare in un'ottica simile alla sua».

Viene definito un cantante “corrosivo”, si ritrova in questo aggettivo?
«Non riesco nemmeno a definirmi come cantautore che se la scrive e se la canta. Se dovessi riconoscermi in un modello, ma non in modo strettamente musicale, è quello di Francesco Guccini. Non l'ho mai ascoltato seriamente, ma a pelle è un artista che fa buon sangue. E di lui mi piace il modo di comunicare con il pubblico. Io non amo parlare tra un brano e l'altro perché penso che la musica descriva bene ciò che voglio esprimere, ma vorrei che la canzone fosse comprensibile dal pubblico».

Il prossimo album?
«Ne ho incisi due autoprodotti (Percorsi paralleli e Il costruttore di dinamiche sognanti), mi riesce naturale scrivere canzoni. Ora come ora non sto pensando a un terzo disco ma i miei musicisti (il batterista Claudio Bollini, il bassista Luca Marinacci e il tastierista Alex Secone) insistono in senso contrario. Comunque qualche brano nuovo fa parte dei miei concerti».  

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