Enrico Deregibus
Partiamo dall’inizio. Questo è un libro che nasce da un altro libro…
Sì. Cinque anni fa avevo pubblicato una biografia di De Gregori, si intitolava Mi puoi leggere fino a tardi, in cui raccontavo il suo percorso artistico ed un po’ anche quello umano. Avrei voluto inserire per ogni disco una scheda di ogni canzone, però il libro stava diventando enorme, era già zeppo di notizie, aneddoti, dichiarazioni. Allora ho accantonato le schede sulle canzoni per utilizzarle per un libro successivo ed ho pubblicato solo la biografia, che comunque era diventata di 350 fitte pagine, non poche. Tempo dopo ho ripreso in mano le canzoni per continuare la ricerca su di loro. Ho anche chiesto a De Gregori di collaborare in qualche modo ma mi ha detto di no, spiegandomi che voleva che fossi libero di scrivere quel che mi pareva. Però dopo un po’ mi ha proposto di mettere i testi delle canzoni nel libro. Ed io ho ovviamente accettato. Il fatto è che lui aveva da poco acquisito i diritti di stampa di una parte delle sue canzoni e quindi gli faceva piacere mettere i testi nero su bianco.
So che avete avuto anche qualche problema per recuperare i diritti di edizioni di altri brani.
Sì, per alcuni ci sono stati problemi ma più che altro di tipo burocratico. Non so dirti bene perché non me ne sono occupato io. So che in alcuni casi è intervenuto direttamente De Gregori con la sua società di edizioni per sciogliere alcuni nodi.
La cosa è interessante perché per i profani e per la generazione nata con internet al più esiste il diritto d’autore (che può essere bellamente eluso oltretutto). Questo per dire dell’aneddoto dei testi sbagliati in rete che racconti nella prefazione: in Le strade di lei” il verso “In fondo non importa che i tuoi santi siano molti” diventa “In fondo non importa che i tuoi salti siano molti”.
Sì, molti non sanno che i diritti sulle canzoni sono di due tipi, quelli degli autori e quelli degli editori. E che occorre il permesso di questi ultimi per pubblicare i testi delle canzoni, cosa che in rete non avviene.
Per quanto riguarda i testi sbagliati, ci sono molti altri errori più o meno eclatanti. De Gregori stesso in un sito ha trovato, in La storia, “nessuno si senta un fesso” invece di “nessuno si senta offeso”. Anche e soprattutto per evitare questi strafalcioni ha voluto pubblicare i suoi testi in un libro. E, devo dire, li ha controllati direttamente lui uno per uno. Posso testimoniarlo di persona perché una parte del lavoro l’abbiamo fatto insieme nella sua casa in Umbria.
Preciso che nel libro per scelta abbiamo voluto mettere solo i testi scritti da lui, non ci sono quindi Un gelato al limon di Conte oppure Il bandito e il campione, che per chi non lo sapesse è di suo fratello Luigi.
Nel libro non sempre c’è un’analisi linguistica e retorica, cioè sui testi fini a se stessi. Nel senso che non analizzi il testo avulso dalla musica e dalla interpretazione. È una scelta molto importante perché in un libro così il rischio è al solito confondere il testo per musica con la poesia non dando peso alla musica (errore in cui cadono, ahimè, diverse antologie scolastiche).
Sì, ci tengo molto a sottolineare che questo non è un libro di analisi dei testi. A volte c’è anche quella ma da subito la mia intenzione era di raccontare le canzoni da molti punti di vista, e di farlo anche con leggerezza, ad esempio inserendo molti aneddoti. Non volevo un libro accademico. A parte questo, è verissimo quello che dici, la canzone è fatta di tre elementi inscindibili: le parole, la musica e l’interpretazione.
A mio avviso la musica ha una funzione fondamentale nel dare significazione al testo stesso. Penso per esempio all’enorme importanza emotiva della musica in Alice non lo sa. La musica, insomma, può “dirigere” l'ascoltatore verso un senso o verso l’altro
Concordo pienamente. In questo poi De Gregori è particolarmente bravo. Analizzare il testo solo in base alle parole è un errore. Conta molto anche l’interpretazione, basta pensare allo stesso brano cantato da artisti diversi che tirano fuori sfumature o addirittura significati diversi. E conta molto poi l’arrangiamento. Ad esempio Renoir, nel disco De Gregori è in due diverse versioni, una lenta, intima, l’altra caciarona, accelerata: sembrano due canzoni diverse. Stessa cosa vale per tutte le volte che dal vivo De Gregori ha rivoluzionato un pezzo. Le canzoni sono esseri viventi, cambiano, peggiorano, migliorano.
Sempre rispetto a questo aspetto mi ha colpito che De Gregori consideri La donna cannone un testo piuttosto povero se privato della musica (discorso che per me vale per moltissime canzoni di grande importanza come Il pescatore di De André). Insomma quelle rime tronche sarebbero inimmaginabili nella poesia contemporanea e invece sono perfettamente funzionali alla musica che le accompagnano.
La penso come lui. Io poi sono uno di quelli che non considera La donna cannone una delle sue canzoni migliori. Non la metterei nelle prime venti, diciamo. Però è innegabile che sia stata baciata dal destino. Piace anche a chi non piace De Gregori. Quando è uscita avevo sedici anni ed ero stato folgorato dalle sue canzoni, specie dall’album Titanic che è dell’anno prima. Per questo mi ricordo benissimo quando è uscita, mi ricordo le ragazze che la cantavano sul pullman che ci portava a scuola. E alcune di quelle ragazze non sapevano chi fosse De Gregori fino a un mese prima. Essere riuscito a colpirle così tanto con una canzone comunque non banale è una grande successo per un autore. Però continuo ad avere riserve su quel pezzo, anche e soprattutto per quelle rime tronche che la musica nobilita solo in parte.
Nell'introduzione dici che le tue opinioni sulle canzoni sono la parte meno interessante del libro…
Sì, mi riferisco proprio a quando dico che una canzone è molto bella o che un’altra non lo è. Sono solo opinioni personali, a volte sono appassionate, ma non vogliono essere calate dall’altro. Io poi non sono assolutamente un critico musicale, sono uno che cerca di fare il giornalista pur non essendo iscritto all’albo e che artigianalmente si è inventato un approccio da storico alla storia artistica di De Gregori e ora alle sue canzoni. Fra l’altro ci tengo a sottolineare che nel libro ci sono anche opinioni negative mie su alcuni brani. E aggiungo con piacere che De Gregori ha accettato di buon grado queste critiche, spesso dicendosi d’accordo, qualche volta rimbrottandomi ma sorridendone.
Al di là delle tue opinioni sulle canzoni (su cui come dici non ha messo mano) De Gregori è intervenuto invece per correggere alcune schede-canzoni?
Solo in pochi casi mi ha segnalato degli errori. Non so se è perché non ce n’erano o se è perché le ha lette velocemente.
Il tuo è comunque stato un lavoro davvero incredibile per la monumentale ricerca di fonti. Non hai mai pensato a un certo punto di desistere, di mollare tutto?
Devo dire di no. Mi è piaciuto molto fare tutto quel lavoro di ricerca, è stancante ma molto appagante. Mi ha appassionato. Mi ci ritufferei domani mattina per farlo su altri artisti. Purtroppo però un libro così per l’autore è economicamente un suicidio, altrimenti ne farei altri. Ci vuole tanto tempo e io facendo questo di mestiere non posso permettermelo. Chissà, forse quando andrò in pensione. Da tanti anni mi piacerebbe fare un lavoro simile su Paolo Conte.
Domanda finale inevitabile: qual è la tua canzone preferita? Puoi anche se vuoi scorporare: miglior testo, migliore musica, migliore canzone.
Quando mi chiedono la miglior canzone ultimamente dico Caterina. E’ sicuramente un brano a cui sono molto affezionato, ma ovviamente il brano preferito è molto variabile, a seconda dei momenti. Altre volte ho detto Atlantide o Bene o La storia.
Aggiungo però che ci sono tantissime canzoni poco note che trovo magnifiche e che meriterebbero molto di più. Ci sono due interi dischi, relativamente recenti, cioè Pezzi e Sulla strada che secondo me sono fra i belli di sempre di De Gregori, pieni di grandi canzoni
Non ho mai pensato al miglior testo e alla miglior musica. Bella domanda, anche se vale sempre quello che dicevamo prima, è veramente difficile sciogliere il nodo fra testo e musica. Ammesso sia fattibile, mi tengo sui due dischi che ho appena nominato. Per il testo direi Gambadilegno a Parigi o Belle Époque. Per la musica Falso movimento o Il panorama di Betlemme.
https://www.giunti.it/catalogo/francesco-de-gregori-9788809904224