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Claudio Rocchi
Innanzitutto volevamo avere qualche indicazione sul tuo nuovo progetto
multimediale “Pedra Mendalza”. E’ solo un film, è anche un film, è un film con
la musica?I sogni senza tempo
Parlare di Claudio Rocchi è
come cercare di esplorare il senso degli elementi, o cercare di entrare in una
sorta di gradita malìa dalla quale si potrebbe rimanere avvinti. Milanese di
nascita ma cittadino del mondo sia per le sue esperienze ma, soprattutto, per
la sua apertura culturale ed antropologica, Claudio ha saputo parlare un
linguaggio nuovo, diverso, paradossalmente quasi eversivo nei contenuti quando,
intorno a lui ed a noi, volavano parole dure e pallottole vere. Agli albori
degli anni ’70, dopo una veloce esperienza negli Stormy Six, l’artista milanese
ha proposto alcuni album che, ancora oggi, non possono passare inosservati, a
partire dal suo esordio con “Viaggio” passando a lavori sperimentali come
“Rocchi” e ad album variegati come “Il miele dei pianeti, le isole, le api”.
Fino all’ultimo progetto: il film Pedra
Mendalza.
È stato prima vissuto, poi
pensato come film. Da anni, con alcuni dei protagonisti, visitavamo certi siti
archeologici in Sardegna per curiosità, interesse e voglia di sperimentarne le
valenze energetiche e terapeutiche.
Quello che si coglie è storia vera, i partecipanti interpretano loro stessi.
Nei crediti dell’album musicale ho letto alcuni nomi mai dimenticati
dal pubblico che ti segue dagli inizi della carriera, quali Paolo Tofani e
Walter Maioli. Vuoi parlarci del loro apporto e di come li hai “recuperati” per
questo lavoro?
Amici con i quali ho sempre
mantenuto contatti che nell’occasione hanno reso disponibili loro pezzi per il
mio progetto. Con Paolo, che recentissimamente ha ripreso a muoversi sulle
scene musicali, addirittura faremo qualche data inventandoci un modo.
Se non ho capito male da anni il tuo lavoro è totalmente gestito da te in
prima persona. Quindi dall’idea, alla produzione alla pubblicizzazione. Scelta
obbligata oppure scelta meditata per gestire direttamente le tua personalità
artistica?
Lavoro indipendente, classicamente. Il lavoro delle
nicchie di mercato nelle nicchie di mercato. Nessuno, credo, le scelga
consapevolmente ma certo molti ci si ritrovano per diverse circostanze
culturali, di linguaggio, di capacità, di sensibilità, di metodo.
Ti ho visto il 31 maggio scorso sul palco di Sesto San Giovanni, nella
serata finale di “Suoni e Visioni”, con i mai troppo compianti Stormy Six e mi
è sembrato che tu non abbia perso assolutamente lo smalto nel tenere la scena. Qualche
nostalgia quella sera?
Non nostalgia ma piacere. L’idea,
le prove, il clima che si respira comunque in una band. Curiosamente nelle
stesse settimane provavo con gli Stormy
Six e gli Effervescent Elephants
per diversi progetti e tornare ad un sound elettroacustico con basso, batterie
e chitarre mi è molto piaciuto.
Da quando hai cominciato la tua carriera è passato quasi un
quarantennio. Come ti sembra sia cambiato il mondo musicale e, secondo te, vi
era più creatività quando hai cominciato oppure la possibilità di
contaminazioni musicali rende oggi possibili ipotesi di creatività
inimmaginabili “ai tuoi tempi”?
Credo che le uniche “creatività”
allora inimmaginabili siano quelle oggi legate alle nuove tecnologie digitali.
Semplicemente non esistevano gli strumenti. Per il resto la creatività è come
l’acqua.: prende la forma dei contenitori che occupa. Si adatta, mutante, a
tempi luoghi e circostanze differenti; anzi, più probabilmente costringe tempi
luoghi e circostanze ad adattarsi a Lei.
Se la rete, e penso a My Space, rende possibile che anche gli artisti
più sconosciuti possano trovare un loro spazio adeguato per farsi conoscere il
talento può essere “superfluo” oppure, alla fine, le idee migliori hanno sempre
il sopravvento?
Se le idee migliori avessero
sempre il sopravvento il pianeta ed i suoi abitanti starebbero certo meglio. Mi
sembra di percepire una costante storica opposta: purtroppo, con rare benedette
eccezioni, sono le peggiori a prevalere, quelle che non lavorano per lo
sviluppo del potenziale umano ma per la sua riduzione a penoso esercizio di
sopravvivenza.
Hai cominciato giovanissimo una carriera che nei primi anni ha
folgorato molti perché riuscivi a coniugare la musica a testi ricchi di attualità
esistenziale e, da questo, a indirizzare lo sguardo verso un orizzonte più
vasto (con le religioni orientali, ad esempio). Oggi, con il senno di poi,
ritieni di avere fatto le scelte artistiche più adeguate alla tua personalità
oppure, con l’esperienza, avresti cambiato qualche situazione/proposta?
Non ho mai fatto calcoli di
marketing o strategie commerciali legate ai linguaggi e ai prodotti. A volte
sono usciti lavori “in sintonia” con tempi e modi, a volte in anticipo, a volte
in ritardo. Col “senno” di poi non si possono che accogliere le sequenze per
come si sono svolte a meno di non volere o sapere riscrivere il passato. Teoricamente
certo possibile ed estremamente affascinante come campo di lavoro…
La canzone della tua produzione che ami di più e perché?
Sempre l’ultima perché è fresca
di vita trasmutatata in alchimia di musica.
Quasi sempre nota solo a me. Il mio “icaro” (canto magico sciamanico) di
guarigione…
L’artista che ammiri di più in assoluto e chi è stato (se c’è stato) il
tuo riferimento artistico, all’inizio della tua carriera?
Crediti sono dovuti a molti per
l’inizio: Xenakis, Berio, Bach, Dylan, Roy Harper, Harrison, Roger Mc Guinn,
Ray Davies, Ginsberg, Lao Tze, Julian Beck.
La tua/nostra è stata una generazione di sognatori. Oggi i giovani non
sognano quasi più (anche il volontariato sociale soffre una seria crisi).
Abbiamo sbagliato “qualcosa” peccando probabilmente di ingenuità da un lato e
di presunzione dall’altro. Qual è il tuo giudizio al riguardo?
Difficile sbagliare i sogni, più
difficile farli “lucidi” e significanti. Non credo esista un tempo senza sogni
mentre di certo esistono sogni senza tempo.
Qual è il progetto artistico che, se avessi le possibilità, faresti ad
ogni costo come coronamento della tua carriera?
Artistico? Un pieno , abbondante,
ricco, utile e progressivo successo commerciale.Altri articoli su Claudio Rocchi
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