Bachi Da Pietra
La mia sensazione è che, non solo nell'Italia berlusconiana, si sia
entrati con dolcezza in un'epoca marcatamente “orwelliana”, dove i media
propagandano l'idea che tutto va bene mentre col sorriso si spazzano i problemi
sotto il più classico dei tappeti. In questo clima che si cerca di dipingere
come idilliaco che funzione hanno – e come si sentono – dei “bachi” come voi, striscianti roditori
della tranquillità?
Si sentono spegnendo le luci e
aprendo bene le orecchie. Proprio come i tarli in casa nei mobili di notte. La
loro funzione è la stessa che avrebbero avuto in un qualsiasi altro periodo
della storia degli umani. A differenza del passato e del futuro, questo è
semplicemente il presente: solo per questo ti appare peggiore degli altri due.
Il mondo che trovi l’avresti trovato in qualsiasi altro momento e lo ritroverai
ancora. Umanità al presente, nient’altro. Noi siamo un tarlo.
Aspetta: prima di continuare devo sparare la mia provocazione da fiero
pennivendolo indipendente. Mi ha sorpreso “scoprire” che l'autore dei testi dei
Bachi Da Pietra lavora, stando ad un’intervista di qualche anno fa, in pubblicità.
Praticamente una delle eminenze grigie dietro il consumismo, il capitalismo, le
disuguaglianze su scala globale...! Ovviamente si scherza: però rimane la
curiosità su come si concili l'ermetismo dei testi dei Bachi con gli slogan
facili dell'advertising, la solitudine feroce del vostro progetto con i sorrisi
finti degli spot pubblicitari. Cos'è, un voler sovvertire il meccanismo
dall'interno, come il Bianciardi de “La Vita Agra”?
E’ con lo scherzo che il prete si
confessa, e tu confessi una simpatica ingenuità di pensiero che mi rende più
disponibile alla risposta. Non mi è chiaro se il motivo del tuo stupore sia
riferito al fatto che io debba fare altro per vivere o al fatto che si tratti
di qualcosa di inerente alla comunicazione creativa. Credo che le due cose non
dovrebbero stupirti, né l’una, ne l’altra. Purtroppo per me, la tua generosa
fantasia proietta il mio ambito di intervento su orizzonti ben più vasti
rispetto alla realtà dei fatti. I miei clienti sono per lo più legati al mondo
dell’enologia e del turismo. E’ un voler sovvertire il meccanismo? E’ un voler
campare dignitosamente e onestamente facendo un lavoro costruito con impegno
negli anni, dal momento che il periodo storico non mi permette di vivere con la
mia professione di musicista facendo la musica che faccio e non intendendo io
edulcorarla per esigenze commerciali. Mi prostituisco felicemente, onestamente
ed efficacemente su un altro versante che non è quello musicale. Non ne sei
felice? Quanto all’ermetismo: si tratta di una corrente storicamente
circoscritta della letteratura italiana. Non ha niente a che fare con il mio
stile compositivo, anzi ne è agli antipodi. Se fai un lavoro di parola, usa le
parole in modo conscio. Lo devi a chi ti ascolta.
Chiedo perdono e cambio discorso con nonchalance, chiedendoti qualcosa
su “Tarlo Terzo”. Vedo, negli arrangiamenti del disco, una sorta di maggiore
“fruibilità”, seppure negli ambiti propri dei Bachi, rispetto al passato: come
se, diciamo, aveste voluto mettere provocatoriamente la testa fuori dal cono
d'ombra che avvolgeva i vostri primi due lavori. E' vero? E se sì, è stata una
tensione naturale o un modo conscio per ampliare i potenziali ascoltatori del
progetto?
Abbiamo sottoposto il nostro caso
ad una commissione della facoltà di economia e commercio e ci hanno detto che
questa era la cosa da fare.
Mi sembra che, se nei primi due dischi l’influenza maggiore fosse il
blues, dal pre-war a Tom Waits, qui entrino in gioco fortemente altre influenze
– il dub, la techno… Se è così, è una sterzata nata da qualche particolare
innamoramento in fase di ascolto?
No, nessun innamoramento
particolare in fase di ascolto, sono solo le stratificazioni calcaree di una
vita di ascolti che scavando la roccia si possono intravedere. Approfondendo il
linguaggio del blues ci siamo fisicamente accorti che il dna è lo stesso motore
che ritrovi nelle danze rituali delle tribù africane piuttosto che nel battito
della techno e che per rendere questo concetto sonoro non erano strettamente
necessarie le macchine tecnologicamente avanzate: bastano strumenti antiquati
come quelli del rock’n’roll ridotto all’osso e il corpo umano, che è fallibile
e impreciso, ma molto divertente.
Strumenti (e generi) divertenti... ed estremamente fruibili. Fruibilità
che invece non vedo nei testi, i quali – salvo qualche caso – rimangono
profondamente “imbozzolati”, spinosi, ostici. Ergo, stessa domanda al
contrario: fanno bene i divulgatori mediatici, che sminuzzano argomenti
talvolta fondamentali per avvicinare chi altrimenti mai se ne interesserebbe, o
voi state dalla parte di Fossati quando canta «dateci parole poco chiare / quelle che gli italiani non amano
capire»?
Cos’è fruibile, cosa non è
fruibile… Questioni che non ci poniamo.
Ti giuro, mi cogli impreparato e direi anche disinteressato. Forse non è
ancora chiaro al mondo che i Bachi Da Pietra sono insetti. Se il loro
linguaggio ti pare ostico a volte, è normale: apparteniamo a mondi
diversi. Ad esempio. Non conosco questa canzone di Fossati per cui non ho idea se sia sarcastico,
come suppongo, o a chi chieda queste «parole
poco chiare»… Con tutto il
rispetto verso queste figure di nobili filantropi, noi non stiamo né dalla
parte dei divulgatori né dei cantautori e chi sente i Bachi Da Pietra lo sa,
non serve dirlo. Tendi l’orecchio e ascolta i tarli, i vermi, ascolta il mondo
degli insetti mentre provano a scavare la pietra. Se no vai sulle giostre, è
una bella giornata. Il mondo è pieno di parole qualsiasi. Delle parole
qualsiasi non so che farmene e, per il rispetto che porto a chi ascolta, non mi
sento di darne.
Ho trovato tra i brani alcune novità che mi hanno colpito: la prima è
l'invettiva di Servo, il testo forse
più diretto che abbia mai letto in un vostro lavoro. Se dovessi descrivere il
brano con un solo aggettivo sceglierei “medioevale”, eppure vi si respira anche
un'attualità sconcertante. E' quello che Prince chiamerebbe «sign o' the times», o sono solo io ad essere fuori
strada?
Più che a Prince penserei al “Principe” di Machiavelli e ai “Ragionamenti” del Guicciardini. E’ la nostra storia da secoli. Per quanto ce ne
lamentiamo, il Paese cialtrone, litigioso e inconcludente che nonostante tutto
riusciamo ancora ad amare ci rappresenta a pennello, in tutte le sue
contraddizioni e assurdità. E’ il nostro splendido terzo mondo griffato: guarda
di quanto squallore ci circondiamo, eppure siamo elegantissimi. E’ frutto di
una società fondata sulla furbizia, dove l’onestà è stimata come coglionaggine
e la disonestà come moneta pregiata. La prevaricazione è un valore positivo a
qualsiasi livello. Il risultato è questo bizzarro esperimento sociologico,
probabilmente extraterrestre, denominato Italia.
Rimanendo su figure medioevali, l'ascolto di Lui verrà non può non portare direttamente alle ultime prese di
posizione del Vaticano e di Benedetto XVI. In molti sostengono che questo
pontificato metta in discussione molte conquiste del Concilio Vaticano II e
persino la laicità dello Stato italiano: i Bachi come giudicano questo Papa?
I Bachi da Pietra non giudicano
nessuno. Chiedi se vuoi al Papa come giudica i Bachi da Pietra.
Io invece penso che entrambi giudichiate, e molto: ma tant'è... Un
altro testo che mi ha colpito, perché molto distante dal vostro solito stile
succinto e secco, è I suoi brillanti anni
ottanta. Mi ha ricordato fortemente la prosa di Tondelli, e da questa
considerazione ricavo una domanda “laterale”: quali letture hanno influenzato
la stesura di questi testi?
Di questi testi in particolare,
nessuna. Dei miei testi in generale, tutte.
In coda al booklet troviamo il famoso Indovinello Veronese del VIII
secolo, e Seme nero omaggia a sua
volta l'atto dello scrivere, meglio ancora del “vergare”. Oggi però la
scrittura è frammentata, abbreviata, ridotta... e mi viene in mente una frase
letta non so dove, secondo cui “chi non sa scrivere non sa pensare”. E' solo
becero passatismo o c'è in questa evoluzione verso i “pensieri-sms” qualcosa di
preoccupante?
Ti faccio notare che
l’indovinello veronese è scritto a margine di un foglio, quindi marginalmente,
di straforo, a tempo perso, mentre il tale stava lavorando di trascrizione su
di un altro testo, un codice in latino, ufficiale, serio: è un ottimo esempio
di come nasce la scrittura letteraria. Umilmente, marginalmente, senza motivo,
senza utilità. Un cazzeggio. L’indovinello veronese è un sms scritto da
qualcuno tra l’ VIII-IX secolo D.C. in una lingua che sarebbe poi diventata la
nostra. All’epoca era una lingua sconclusionata, senza alcuna regola fissa e
per niente ufficiale.
Vero. Sempre nella famosa intervista di cui sopra, ho letto una tua
frase che mi ha colpito molto. Diceva pressappoco che «anche noi siamo americani, siamo solo gli americani di qualcun
altro», e secondo me coglieva
tutto il significato profondo dell'epopea americana diligentemente costruita
(non solo dagli americani stessi) nei due secoli trascorsi. In questo senso, la
vicenda Bush e quella dell’elezione di Obama sono state davvero paradigmatiche:
oggi cosa significa essere «gli
americani di qualcun altro»? E
più in generale voi, da Bachi, cosa vi attendete dal quarantaquattresimo
presidente statunitense?
Obama ci ha promesso un grosso
timpano da concerto. Speriamo se ne ricordi.
A proposito di America: la vostra Fosforo
Bianco Democratico parla proprio del fosforo bianco usato dalle truppe
americane in Iraq. Per la prima volta vi occupate di attualità in senso
stretto, con tanto di link al sito di RaiNews24. Non c'è una contraddizione
rispetto alla vostra autarchica decisione di «dormire nei fossi»?
La lingua batte dove duole.
Nessuna contraddizione. Anzi, noi ci occupiamo costantemente di attualità: mica
scriviamo di com’era bello per mia nonna mangiare la polenta davanti al camino.
Questa volta per evitare domande del tipo “cosa significa Fosforo Bianco
Democratico” o “Chi è Willie Pete”, abbiamo tagliato corto rischiando di essere
didascalici e abbiamo messo dei link al web; ma è come dire: se sei curioso e
prima o poi ti andasse di approfondire e informarti, così senza impegno, i
mezzi ce li hai… Prendi i fossi per esempio: nei fossi passa di tutto. A volte
è impossibile dormire.
Un’ultima curiosità: ho visto sul vostro sito che titolo e grafica di “Tarlo
Terzo” sono anche abbinati ad un Barbera d'Asti d.o.c. del 2008. Boutade (in
cui, nel caso, sarei cascato perfettamente) o perfetta mossa di marketing,
visto che niente come il vino si abbina ad un “ritorno alla terra”?
Se avremo il piacere di
incontrarci lo berremo insieme. Il vino è decisamente la nostra svolta,
un’altra perfetta mossa di marketing.