Come si chiama ..." />
Deian e Lorsoglabro
Come si chiama il tuo amico di
nome Matteo Castellano che cantava con te sul palco del MEI d’autore? Cantava? Non lo so (citazione dal pezzo
di Castellano) Neanche
io. Era un uomo spettacolo, è stato grandissimo Lorso(nonloso)glabro Non
lo so. Questa è già l'intervista vero? Dai, ultima domanda. Rido Non
saprei Grazie Deian e Lorsoglabro, ora
iniziamo la seconda intervista mentre ascolto il tuo cd omonimo. Sono
pronto a sciorinare saggezza. Quando ti capita di fare delle
"cose da passi" provi sempre un senso di colpa? Riformulo la domanda:
a quale tipologia di insetto ti senti di appartenere? Di
solito noi grandi letterati incompresi ci sentiamo degli scarafoni. Il senso di
colpa non sempre è la conseguenza di qualcosa che accade, molto spesso è dovuto
a qualcosa che non accade o che si ritiene non essere all'altezza di far
accadere. E’ comunque in questi casi solamente di ostacolo allo stare bene e
andrebbe bandito completamente Non
hai mai sentito di stati d'animo che vengono banditi completamente? Anche nel
far west era pieno di banditi completamente. Stavo pensano che forse è più difficile fare le
domande, a meno che non siano le solite. Escludendo l'occhio piu' grande
che hai, quanti ne restano? le teste sono la metà o hanno un numero differente?
E facendo un calcolo, anche approssimativo, quanti occhi e teste possiedi nel
momento in cui sei riflesso nello specchio? Dovrebbe
rimanermene uno, quello più piccolo. A meno di interpretazioni misticheggianti
che non voglio assolutamente inibire, quindi diciamo che rimangono x occhi, tutti comunque più piccoli
rispetto a quello escluso. Le teste invece hanno sicuramente un numero, tale
numero è differente, ma rispetto a cosa nessuno può dirlo così su due piedi,
sempre che tu non voglia escludere pure qualcuno di quelli. Nel
momento in cui mi rifletto allo specchio - non vorrei sbagliare - ma mi pare di
scorgere un totale di due occhi compresi in una testa. Coltivo segretamente la
speranza che tale numero non cambi nel momento in cui distolgo lo sguardo dallo
specchio. Il "danno permanente"
che canti nel bellissimo terzo pezzo del tuo cd, il pezzo più “dylaniato” appunto, a cosa si riferisce? Hai
voglia di raccontarmi da cosa prende le mosse? Si
riferisce a ciò che a volte sarei proprio contento di infliggere a chi, con dei
comportamenti stupidi o irresponsabili, reca fastidio o pericolo al
"me" della canzone, che però alla fine non fa niente perché non è
abbastanza bastardo per farlo. E meno male, forse. E non è detto che il
"me" della canzone sia necessariamente io; chissà quante volte sono stato l'altro,
quello che si sarebbe meritato il danno permanente. Spero poche. «L’amore non ha prezzo, l'amore io non apprezzo», ma alla fine una canzone d'amore l'hai scritta,
no? No,
no! Anzi è soprattutto una canzone che
parla, tra le altre cose, dell'amore inteso come parola svuotata di ogni
significato, che si spreca in continuazione. io l'amore non è che non lo
apprezzo (quello è solo un gioco di parole), è che non lo conosco molto bene.
mi spiego: non so bene che significato far corrispondere a quel vocabolo. se
voglio concupire una donna è amore? se mi intenerisco per un gattino è amore? e
se volessi concupire un gattino? è una parola delicata che viene usata troppo,
così che i poveri cristi come me - ce ne saranno - non sanno neanche bene più
che cosa significhi. Ne ho un'idea vaga e invece mi piace essere sicuro di cosa
dico mentre canto, piuttosto canto che mi piace il tonno. Con ciò non voglio
dire che sono un mostro divorato dall'odio, semplicemente provo una grande
insofferenza per l'idea di "canzone d'amore", poi se viene recepita
come tale in qualche modo, ben venga, perché atipica. Canzone d'amore deianiana,
però, sì. Perché nel cantare ciò che tu non apprezzi, comunichi una forma
d'amore. Deian e Lamoreglabro, ovvero scevro. Amore
per l'insofferenza all'uso e abuso leggero della parola amore. Sento puzza di
paradossi. Aiuto. Non hai via del campo... volevo
dire, di scampo. Nei tuoi testi ritrovo il topos
causa/effetto... che ruolo giocano le conseguenze delle nostre azioni, parlo
anche dell'azione di amare? E’ tutto regolato dal principio causa/effetto
per quel che ne so, solo che le cause non sono solo le nostre azioni, sono
tantissime, e ognuna regolata da tantissime variabili, e quindi gli effetti
sono difficilmente prevedibili, soprattutto sul lungo termine. È per questo (ma
l'ho realizzato solo mentre tentavo di dare una risposta sensata alla domanda)
che ragiono a breve termine, e non perché sono un figlio dei fiori che non
pensa al domani. La pioggia jazz di Nonostante i lampioni mi fa pensare che
nella vita ci sono deformità, brutture, abiezioni varie... ma un sax forse le
può alleviare. La musica, per te, ha questo potere? Giustissimo,
e se diventa più difficile trovare qualcosa di bello, quando lo si trova è
ancora meglio. Comunque sarebbe preferibile se fosse facile. La "medietà" è una
condanna o una salvezza? Non lo so. Scherzo. Però sto esaurendo le perle
di saggezza. Aspetta, vedo se riesco a racimolarne ancora un paio. Però bella
domanda, come direbbe Elio: «Grazie
per avermela fatta ». Condanna
o salvezza. Né l'una né l'altra, o tutte e due, qua si è nel regno del
qualunquismo medio ed è giusto che risponda così Prima ascoltavo Una
bella novità e pensavo che non tutta
la pioggia viene per nuocere... A volte, l'ascolti infrangere
il silenzio mentre scroscia... come un pianto liberatorio, che tardava a
giungere ma è arrivato. La domanda che ti faccio è: considerando lo status quo
della musica (indipendente e non) in Italia e in generale dell'Italia, credi in
un possibile cambiamento di rotta? E’
il pubblico che dovrebbe cambiare rotta, perché musica buona ce n'è, e anche
originale, basti pensare ai Uochi Toki. Se il pubblico ipoteticamente cambiasse
rotta su ciò che io intendo come buona musica italiana (e sono artisti del
tutto sconosciuti ai più) mi toglierei una curiosità: scoprirei se diventa
merda pure quello o se l'aumento di attenzione (e di interessi di conseguenza)
favorisce la creatività. Ma è un dubbio che mi posso anche tenere, non sono e
non voglio essere in una posizione da poter giudicare scenari musicali e
sociali. Certo fa rabbia vedere gente di qualità che magari non guadagna
niente, mentre altri di cui non farò i nomi come D'Alessio guadagnare cifre
spropositate (e comunque non mi piace neanche l'opposizione manichea bene
contro male, tanto in tutti gli ambiti ci sono gli stessi meccanismi). A Palazzo delle Esposizioni, ti
ho ascoltato con piacere suonare insieme ad altri musicisti torinesi. Esiste
una "scuola torinese"? E se sì, quanto e come influisce una città
come Torino su un certo modo di fare musica (che trovo davvero nuovo, non
emulante)? Esiste,
a quanto pare. Ma ce l'ha dovuto spiegare qualcun altro, noi non è che ci
prestassimo tutta quest'attenzione. I musicisti in una città finiscono per
conoscersi e rimescolarsi in modi convulsi, e qua siamo svariati a presentarsi
con le proprie composizioni a suonare nei locali, e sicuramente il
frequentarsi, unitamente al contesto che abbiamo in comune ci avranno
influenzato nella stessa direzione. Ci sono i cantautori come Vittorio Cane,
col quale suono la tastiera all'occorrenza, Stefano Amen, Matteo Castellano
(mattatore indiscusso di quella sala del MEI d'autore, normalmente un po'
spenta: ha fatto spettacolo con tutto se stesso e sul momento, non limitandosi
a proporre le sue canzoni), Totozingaro. Ma c'è anche molto altro, i Movie Star
Junkies, rock sporco e selvaggio di ottimo livello, Paolo Spaccamonti, che costruisce
delle affascinanti suite di tappeti chitarristici col solo ausilio di una loop
station, e altri che sicuramente sto dimenticando. Il
poema del becchino è un
pezzo che affronta un tema inconsueto per la contemporaneità che viviamo. Quale
essere mortale, come ti poni di fronte alla caducità della vita? Attendo
fiducioso. Cosa si
cela dietro l'arcano I am the tonno? Alcuni
fan hanno voluto leggerci dentro un messaggio occulto sulla presunta morte di
un membro de Lorsoglabro. In realtà è una serie di ordini in codice impartiti
da me che solo i vertici della massoneria internazionale possono comprendere.
Ascoltandola al contrario si scopre che contiene un messaggio che rigirato a
sua volta al contrario è una serie di ordini in codice impartiti da me che solo
i vertici della massoneria internazionale possono comprendere. Lo sospettavo... Per concludere: Deian, allo
specchio, cosa domanda? Deian, riflesso, cosa risponde? "Cazzo
ti guardi?" Deve
anche rispondersi, giusto? "La
faccia". Tristan Martinelli è il
fratello di Deian, ha suonato ne Lorsoglabro e avuto una parte importante nella
gestazione del disco. Com'è suonare col proprio
fratello? Chiedilo
agli Oasis: un incubo. Già una band porta sempre a dinamiche in qualche modo
familiari, se ci aggiungi anche quelle vere è un casino. Il fatto è che io mi
sentivo in qualche modo responsabile, perché se è vero che Deian scrive delle
bellissime canzoni è anche vero che non aveva mai affrontato un vero studio di
registrazione, così mi sono fatto carico di gran parte degli arrangiamenti del
disco, e sono abbastanza soddisfatto del risultato, ma se ascolti Il fantasma dell'impossibile (il
dischetto che s'è registrato da solo in mansarda, con un quattro piste, una
chitarra scassata e due giocattoli) sicuramente suona "più Deian".
Poi divergenze caratteriali e impegni diversi (lui sta a Torino, io a Genova, e
suono con altri due gruppi) ci han portato alla decisione di non suonare
insieme dal vivo, ma continuiamo a discutere di musica, e spero che vorrà
coinvolgermi nelle registrazioni del prossimo lavoro: è cresciuto molto, ha
sviluppato sicurezza e acquisito cognizioni, anche tecniche, credo che sarà più
interessante lavorare al prossimo. Sarà più lavorare con lui che per
lui. Il "difficile secondo
disco"?Lei non sa chi sono io
Deian e la sua band de
Lorsoglabro da dove provengono? Io ipotizzo dalla costola di un serpente che,
riverso su di sé, mangia un orsetto. Deian Martinelli, cantautore 28enne nato a
Moncalieri e adottato dalla Torino che guarda al nuovo, è stato lo scorso luglio
al TRAFFIC FESTIVAL condividendo il palco con Nick Cave and the Bad Seeds e
altri musicisti della scena underground torinese. Ora esce per Musicalista il
suo cd omonimo. Comincio una chiacchierata con questo ragazzo dallo stile
stravagante, che in volto (e non solo) ricorda un po’ Syd Barret...
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