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Irene

Motown dipendente

Incontriamo la giovane cantante reduce da Sanremo e ci troviamo al cospetto di  una ragazza di venticinque anni intelligente, semplice e riflessiva, che fa della modestia e della dolcezza un grande punto di forza. Se saprà coniugare queste doti, oggi tanto rare, con un percorso artistico che, slegato da condizionamenti esterni, possa mettere in campo il vero valore aggiunto rappresentato dalla sua voce, allora avremo presto una vocalist che terrà alto il nome della canzone di casa nostra anche sui mercati internazionali.


Stai vivendo un momento magico, prima i consensi a Sanremo, in contemporanea il nuovo disco “Vintage Baby”, a seguire, dopo la fase di promozione, immagino un tour. Come ti senti, avverti che la tua vita sta cambiando?
Sono entusiasta di ciò che mi sta accadendo, devo dire che Sanremo mi sta dando una grande mano a far conoscere il mio nuovo disco, cosa che non era accaduta con il lavoro precedente, del resto il Festival è una grande vetrina e questa è la sua funzione. Certo l’entusiasmo per l’opportunità è un po’ in contrasto con il fatto di cambiare stile di vita e dover lasciare spesso soli i miei due amori: il mio fidanzato ed il mio cane, ma mi tocca.

A Sanremo al terzo tentativo sei riuscita ad entrare, e ciò è coinciso con l’uscita di scena di Baudo, c’è forse un nesso? Avete pensato il nuovo disco e il singolo proprio in funzione del Festival?

Non credo ci sia relazione tra la bocciatura e Pippo, del resto anche Panariello l’anno prima mi aveva bocciata. Tutto il male non viene per nuocere, credo non fossi ancora matura per affrontare quel palco. In questi anni ho fatto tanta gavetta e calcato palchi importanti (Royal Albert Hall, Olympia) grazie alla collaborazione con mio padre, ma Sanremo è un’altra cosa, fa tremare le gambe. Riguardo al pezzo direi di no, non è stato pensato per l’evento, credo sia un errore costruire un brano mirato, finirebbe inevitabilmente per entrare in un cliché che renderebbe tutte le canzoni uguali, ho cercato di portare un brano che sentivo mio, che potesse mettere in mostra anche le mie qualità di tecnica vocale che credo un poco di possedere.

Ascoltandoti risulta evidente un tuo interesse per la musica nera dei ’60 e ’70, hai ascoltato molto i classici della Stax e Motown? Quali cantanti ti hanno ispirata e quali sono le tue canzoni preferite?

Sono contenta che si percepisca questa influenza, tutto il disco è improntato a quelle sonorità. Gli artisti della Motown mi piacciono tutti: Martha Reeves & The Vandellas, Stevie Wonder, Marvin Gaye… insomma li ho ascoltati piuttosto a fondo ma se devo dire quali sono i miei idoli penso in primis a Tina Turner, Ray Charles, Aretha Franklin, dico idoli perché sono talmente unici ed inarrivabili che solo a pronunciare i loro nomi mi metto in soggezione, pensa che prima di salire sul palco ascolto sempre una canzone di Tina, la cosa mi da una carica incredibile e, come per incanto, passano tutte le paure.

Nel video di Spiove il sole ad un certo punto, quando sei nella camera d’albergo, stai scegliendo tra alcuni vinili, questa idea che fa tanto vintage, per te che sei nata nell’anno di lancio del cd in Italia, sta a significare che c’è un desiderio di provare le sensazioni dei giovani di quell’epoca?

Assolutamente sì, sarei voluta nascere in quell’epoca, non so perché ma ogni volta che immagino quegli anni mi viene la pelle d’oca; pensa che tutto è iniziato vedendo il film “Senti chi parla” e appena è partita (qui intona qualche nota a cappella, ndr) Cry baby di Janis Joplin con quella voce ruvida e  graffiante, sono rimasta stregata e mi sono andata subito a documentare, questa è la magia della musica che a volte ti cambia la vita.

Ritengo che tu sia, dal punto di vista vocale, una delle cantanti più talentuose in Italia. Devo aggiungere che quando canti in inglese la tua voce decolla ulteriormente, quasi fosse quello l’idioma a te più idoneo. Hai anche tu questa percezione, ti trovi più a tuo agio in quella lingua?

Intanto ringrazio per i complimenti. Sì, per me è un problema cantare in italiano, sappiamo che la musica che a me piace nasce in inglese che è una lingua più musicale per questo genere, tant’è che i miei provini li faccio sempre in un inglese finto, una specie di grammelot, a conferma di questa mia affermazione a volte i provini suonano meglio del risultato finale in italiano, è per questo che spesso sono costretta a tenere qualche parola inglese nel testo, come appunto nell’inciso di Spiove il sole, per essere più musicale.

Il fatto di scrivere in italiano quindi è stata una scelta precisa per conquistare il nostro mercato? Ho l’impressione che, Elisa a parte (peraltro anche lei ora canta nella nostra lingua), per sfondare da noi si debba per forza usare la nostra lingua, che ne pensi?

Direi di no, oltre al fatto di essere italiana e quindi volermi esprime in modo da essere compresa dal mio pubblico, c’è anche un aspetto di sfida, cioè quella di saper piegare la nostra lingua al genere.

Quale è il tuo metodo di costruzione di un brano, prima crei la musica e poi parole o viceversa? Visto che ti avvali di parolieri, ti senti più preparata sul pentagramma? Quale strumento usi per creare le canzoni?

Senza il mio produttore Max Marcolini non andrei da nessuna parte. Infatti, strimpello la chitarra e suono pochi accordi di piano, con lui riesco trasformare le idee in melodie in pochi istanti, poi lavoriamo insieme negli arrangiamenti, quindi scrivo i testi collaborando con parolieri che mi aiutano a tirar fuori quello che ho dentro, per me è difficile mettermi a nudo e quindi ho bisogno di aiuto è un lavoro di equipe.

“Vintage Baby” è un disco che definirei solare; Spiove il sole il singolo, ed anche Un sole dentro dall’album precedente hanno come protagonista il sole. C’è un uno stato d’animo od un sentimento che ti lega a questa fonte d’energia?

Hai detto bene, il sole è una fonte d’energia e quindi è vita, quando scrivi  vai per immagini e il sole è una delle immagini che abbinata ad altre parole, magari poetiche, evoca calore ed emozioni.

Parliamo delle covers, come le hai scelte?  Perché proprio Asha Puthly con Il diavolo è illuso,  Moody Blues de La tiritera della sera e Chambers di Ragazzo solo? Mi sarei aspettato scelte più importanti ed ambiziose, anche se devo ammettere che il brano di Asha è reso bene le altre due mi paiono piuttosto deboli.

Mio padre nel suo studio ha pile di cd e cassette e io quando vado a casa sua mi rintano ad ascoltare di tutto ed un giorno ti becco questo brano di Asha che mi ha colpito per la magia della voce e degli arrangiamenti e quindi mi sono detta, perché non provare a ricantarla? Con il mio produttore ci siamo messi a provarla e visto che veniva bene ho iniziato a metterci il testo in italiano ed è uscito Il diavolo illuso (vedi l’assonanza in italiano con The devil is loose per quello che dicevo prima) che ho voluto inserire nell’album per queste magnifiche sonorità anni settanta.

Max Marcolini, tuo angelo custode da sempre e collaboratore di tuo padre, è un polistrumentista ed ha nella chitarra il suo strumento, come mai nella versione del disco di Spiove il sole manca l’assolo proposto da Dodi a Sanremo che mi è parso così efficace?
La prima versione conteneva, in effetti, l’assolo di chitarra, poi nella stesura finale abbiamo pensato che fosse scontato ed abbiamo preferito farci un arrangiamento con un riff di chitarra e ci è piaciuto molto.

In tour ti esibirai in club o spazi più ampi come i palazzetti? Hai già pronta la band? Sono previsti ospiti eccellenti? Sai a chi mi riferisco…

Ehi, calma io sono piccola prima dei palazzetti ci sono le piazze nelle quali mi sento a mio agio poi in inverno mi piacerebbe provare a frequentare i club per l’atmosfera intima che si respira nella quale ci si fa ascoltare con attenzione, poi… vedremo se mi meriterò platee più ampie. Quanto alla seconda parte della domanda può essere che mio padre si presenti nel club, lui ama molto queste situazioni, per lui tornare indietro è sempre un piacere, mai un problema.

Hai già avuto modo di pensare al futuro prossimo ed in particolare hai già un progetto nel cassetto, ce lo puoi svelare?

Per me è importante andare in tour nelle piazze per mettersi alla prova, sai noi figli d’arte abbiamo la coda di paglia e sentiamo sempre la necessità di dover dimostrare … mi piacerebbe fare un disco di covers, composto dalle canzoni che io amo di più ma ora è presto, serve essere più conosciuti, altrimenti nessuno ti prende in considerazione (ma quanto è saggia questa ragazza!, ndr).

Quanto ti ha fatto crescere in termini di esperienza e di padronanza lo stare sul palco all’Albert Hall nel 2004? Andrai ancora in tour con Zucchero e ci saranno tue presenze nei suoi dischi?
Non lo escludo, spesso chiama me per fare i cori, sia sugli album che nei concerti, per me è sempre un onore partecipare ai suoi progetti. Anche se devo dire che in quel contesto è facile far emergere la tua voce, visto il dispiego di mezzi, trovo più sfidante cavarsela dove l’audio non è perfetto e l’organizzazione, magari, è un po’ precaria, quella è la gavetta giusta per crescere nella convinzione dei propri mezzi.

Citami un paio di colleghi che stimi e con i quali ti piacerebbe fare un duetto.

Stimo molto L’Aura, ha una voce ed uno stile che mi piacciono, sarebbe bello duettare ed amo anche Antonino che proviene dal reality Amici, ha una bella voce black che mi intriga.


(24/03/2009)

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