Irene
Stai vivendo un momento magico, prima i consensi a Sanremo, in
contemporanea il nuovo disco “Vintage Baby”, a seguire, dopo la fase di
promozione, immagino un tour. Come ti senti, avverti che la tua vita sta
cambiando?
Sono entusiasta di ciò che mi sta
accadendo, devo dire che Sanremo mi sta dando una grande mano a far conoscere
il mio nuovo disco, cosa che non era accaduta con il lavoro precedente, del
resto il Festival è una grande vetrina e questa è la sua funzione. Certo
l’entusiasmo per l’opportunità è un po’ in contrasto con il fatto di cambiare
stile di vita e dover lasciare spesso soli i miei due amori: il mio fidanzato
ed il mio cane, ma mi tocca.
A Sanremo al terzo tentativo sei riuscita ad entrare, e ciò è coinciso
con l’uscita di scena di Baudo, c’è forse un nesso? Avete pensato il nuovo disco
e il singolo proprio in funzione del Festival?
Non credo ci sia relazione tra la
bocciatura e Pippo, del resto anche Panariello l’anno prima mi aveva bocciata.
Tutto il male non viene per nuocere, credo non fossi ancora matura per
affrontare quel palco. In questi anni ho fatto tanta gavetta e calcato palchi
importanti (Royal Albert Hall, Olympia) grazie alla collaborazione con mio
padre, ma Sanremo è un’altra cosa, fa tremare le gambe. Riguardo al pezzo direi
di no, non è stato pensato per l’evento, credo sia un errore costruire un brano
mirato, finirebbe inevitabilmente per entrare in un cliché che renderebbe tutte
le canzoni uguali, ho cercato di portare un brano che sentivo mio, che potesse
mettere in mostra anche le mie qualità di tecnica vocale che credo un poco di
possedere.
Ascoltandoti risulta evidente un tuo interesse per la musica nera dei
’60 e ’70, hai ascoltato molto i classici della Stax e Motown? Quali cantanti
ti hanno ispirata e quali sono le tue canzoni preferite?
Sono contenta che si percepisca
questa influenza, tutto il disco è improntato a quelle sonorità. Gli artisti
della Motown mi piacciono tutti: Martha
Reeves & The Vandellas, Stevie
Wonder, Marvin Gaye… insomma li
ho ascoltati piuttosto a fondo ma se devo dire quali sono i miei idoli penso in
primis a Tina Turner, Ray Charles, Aretha Franklin, dico idoli perché sono talmente unici ed
inarrivabili che solo a pronunciare i loro nomi mi metto in soggezione, pensa
che prima di salire sul palco ascolto sempre una canzone di Tina, la cosa mi da
una carica incredibile e, come per incanto, passano tutte le paure.
Nel video di Spiove il sole
ad un certo punto, quando sei nella camera d’albergo, stai scegliendo tra
alcuni vinili, questa idea che fa tanto vintage, per te che sei nata nell’anno
di lancio del cd in Italia, sta a significare che c’è un desiderio di provare
le sensazioni dei giovani di quell’epoca?
Assolutamente sì, sarei voluta
nascere in quell’epoca, non so perché ma ogni volta che immagino quegli anni mi
viene la pelle d’oca; pensa che tutto è iniziato vedendo il film “Senti chi
parla” e appena è partita (qui intona
qualche nota a cappella, ndr) Cry
baby di Janis Joplin con quella
voce ruvida e graffiante, sono rimasta
stregata e mi sono andata subito a documentare, questa è la magia della musica
che a volte ti cambia la vita.
Ritengo che tu sia, dal punto di vista vocale, una delle cantanti più
talentuose in Italia. Devo aggiungere che quando canti in inglese la tua voce
decolla ulteriormente, quasi fosse quello l’idioma a te più idoneo. Hai anche
tu questa percezione, ti trovi più a tuo agio in quella lingua?
Intanto ringrazio per i
complimenti. Sì, per me è un problema cantare in italiano, sappiamo che la
musica che a me piace nasce in inglese che è una lingua più musicale per questo
genere, tant’è che i miei provini li faccio sempre in un inglese finto, una
specie di grammelot, a conferma di questa mia affermazione a volte i provini
suonano meglio del risultato finale in italiano, è per questo che spesso sono
costretta a tenere qualche parola inglese nel testo, come appunto nell’inciso
di Spiove il sole, per essere più
musicale.
Il fatto di scrivere in italiano quindi è stata una scelta precisa per
conquistare il nostro mercato? Ho l’impressione che, Elisa a parte (peraltro
anche lei ora canta nella nostra lingua), per sfondare da noi si debba per
forza usare la nostra lingua, che ne pensi?
Direi di no, oltre al fatto di
essere italiana e quindi volermi esprime in modo da essere compresa dal mio
pubblico, c’è anche un aspetto di sfida, cioè quella di saper piegare la nostra
lingua al genere.
Quale è il tuo metodo di costruzione di un brano, prima crei la musica
e poi parole o viceversa? Visto che ti avvali di parolieri, ti senti più
preparata sul pentagramma? Quale strumento usi per creare le canzoni?
Senza il mio produttore Max Marcolini non andrei da nessuna
parte. Infatti, strimpello la chitarra e suono pochi accordi di piano, con lui
riesco trasformare le idee in melodie in pochi istanti, poi lavoriamo insieme
negli arrangiamenti, quindi scrivo i testi collaborando con parolieri che mi
aiutano a tirar fuori quello che ho dentro, per me è difficile mettermi a nudo
e quindi ho bisogno di aiuto è un lavoro di equipe.
“Vintage Baby” è un disco che definirei solare; Spiove il sole il singolo, ed anche Un sole dentro dall’album precedente hanno come protagonista il
sole. C’è un uno stato d’animo od un sentimento che ti lega a questa fonte
d’energia?
Hai detto bene, il sole è una fonte
d’energia e quindi è vita, quando scrivi vai per immagini e il sole è una delle
immagini che abbinata ad altre parole, magari poetiche, evoca calore ed
emozioni.
Parliamo delle covers, come le hai scelte? Perché proprio Asha Puthly con Il diavolo è illuso, Moody Blues de La tiritera della sera e Chambers di Ragazzo solo? Mi sarei aspettato scelte più importanti ed
ambiziose, anche se devo ammettere che il brano di Asha è reso bene le altre
due mi paiono piuttosto deboli.
Mio padre nel suo studio ha pile
di cd e cassette e io quando vado a casa sua mi rintano ad ascoltare di tutto
ed un giorno ti becco questo brano di Asha
che mi ha colpito per la magia della voce e degli arrangiamenti e quindi mi
sono detta, perché non provare a ricantarla? Con il mio produttore ci siamo
messi a provarla e visto che veniva bene ho iniziato a metterci il testo in
italiano ed è uscito Il diavolo illuso
(vedi l’assonanza in italiano con The
devil is loose per quello che dicevo prima) che ho voluto inserire
nell’album per queste magnifiche sonorità anni settanta.
Max Marcolini, tuo angelo custode da sempre e collaboratore di tuo
padre, è un polistrumentista ed ha nella chitarra il suo strumento, come mai nella
versione del disco di Spiove il sole
manca l’assolo proposto da Dodi a Sanremo che mi è parso così efficace?
La prima versione conteneva, in
effetti, l’assolo di chitarra, poi nella stesura finale abbiamo pensato che
fosse scontato ed abbiamo preferito farci un arrangiamento con un riff di
chitarra e ci è piaciuto molto.
In tour ti esibirai in club o spazi più ampi come i palazzetti? Hai già
pronta la band? Sono previsti ospiti eccellenti? Sai a chi mi riferisco…
Ehi, calma io sono piccola prima
dei palazzetti ci sono le piazze nelle quali mi sento a mio agio poi in inverno
mi piacerebbe provare a frequentare i club per l’atmosfera intima che si
respira nella quale ci si fa ascoltare con attenzione, poi… vedremo se mi
meriterò platee più ampie. Quanto alla seconda parte della domanda può essere
che mio padre si presenti nel club, lui ama molto queste situazioni, per lui
tornare indietro è sempre un piacere, mai un problema.
Hai già avuto modo di pensare al futuro prossimo ed in particolare hai
già un progetto nel cassetto, ce lo puoi svelare?
Per me è importante andare in
tour nelle piazze per mettersi alla prova, sai noi figli d’arte abbiamo la coda
di paglia e sentiamo sempre la necessità di dover dimostrare … mi piacerebbe
fare un disco di covers, composto dalle canzoni che io amo di più ma ora è
presto, serve essere più conosciuti, altrimenti nessuno ti prende in
considerazione (ma quanto è saggia questa
ragazza!, ndr).
Quanto ti ha fatto crescere in termini di esperienza e di padronanza lo
stare sul palco all’Albert Hall nel 2004?
Andrai ancora in tour con Zucchero e ci saranno tue presenze nei suoi dischi?
Non lo escludo, spesso chiama me
per fare i cori, sia sugli album che nei concerti, per me è sempre un onore
partecipare ai suoi progetti. Anche se devo dire che in quel contesto è facile far
emergere la tua voce, visto il dispiego di mezzi, trovo più sfidante cavarsela
dove l’audio non è perfetto e l’organizzazione, magari, è un po’ precaria,
quella è la gavetta giusta per crescere nella convinzione dei propri mezzi.
Citami un paio di colleghi che stimi e con i quali ti piacerebbe fare
un duetto.
Stimo molto L’Aura, ha una voce ed uno stile che mi piacciono, sarebbe bello
duettare ed amo anche Antonino che
proviene dal reality Amici, ha una bella voce black che mi intriga.