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Saint Lips

Rock italiano dal profumo internazionale

In occasione dell’uscita di Charm, nuovo album dei Saint Lips, abbiamo chiacchierato telefonicamente con il chitarrista del gruppo Marco Simoncelli, e gli abbiamo chiesto qualche curiosità sul disco e sul momento decisamente positivo della band.     

Una distribuzione nel mercato statunitense è un grande successo per una band italiana, come vi sentite?

Più che la distribuzione per noi è l’importante è essere riusciti ad entrare in classifica nelle chart delle radio college americane. É il risultato anche dell’impegno dell’ufficio stampa, lo stesso di Rem e Arctic Monkeys.

 

Siete riusciti a circondarvi di musicisti di valore assoluto, come è avvenuto l’incontro e come ci siete riusciti?

L’approccio è stato solo ed esclusivamente attraverso il lavoro perché, essendo noi solo al secondo album, non abbiamo una carriera e un’economia per giustificare tutto questo. É frutto dell’impegno e del lavoro. Il discorso con gli Afterhours è stato diverso perché il produttore MacIntyre avendo avuto una collaborazione con loro li ha coinvolti nei cori. Con Whitey Kirst e Mike Garson (chitarrista di Iggy Pop il primo e pianista di Bowie il secondo ndr) è stato un rapporto partito direttamente da noi.

 

Cosa vi rimane dall’esperienza con gli Afterhours, Kirst, Garson e in generale della collaborazione in un ambiente caratterizzato da tanta professionalità?

E’ un privilegio, c’è da imparare e godere di un privilegio che ci siamo guadagnati.

 

Avete programma qualche cosa di più sostanzioso con la band di Agnelli o lo consideriamo un episodio concluso?

Vediamo quello che si riesce a muovere. Comunque noi facciamo la nostra strada indipendentemente dal resto, con il nostro lavoro e l’impegno costante. Non viviamo in funzione di nessun altro ma solo del nostro progetto.

 

Da dove nasce la scelta di un produttore come MacIntyre?

Avevamo un a serie di produttori interessati a lavorare con noi dopo il primo album e Bobby è stato quello che più ci si addiceva e con il quale abbiamo avuto da subito il feeling giusto per collaborare insieme.

 

Soffermiamoci un attimo su MacIntyre. É un produttore piuttosto connotato musicalmente che viene dall’esperienza Twilight Singers e Mark Lanegan, da un rock quindi decisamente underground/post grunge sicuramente un poco lontano dal vostro.

Il linguaggio comune è il rock alternative, noi magari abbiamo un approccio diverso dal suo però alla fine suona abbastanza classico come lo erano i Twilight Singers dal vivo. Lui ha aggiunto hammond e percussioni e ha reso il tutto abbastanza classico. Noi abbiamo voluto registrare in presa diretta live su nastro alle Officine Meccaniche di Milano per ottenere il massimo calore di suono, e lui ha appoggiato la nostra scelta.

 

Il festival di Brixton, indie nell’indie, com’è l’atmosfera live fuori dall’Italia?

Il risultato ottenuto è il fatto di essere stati selezionati da Alan McGee che per noi è una bella risposta. Poi abbiamo avuto un ottimo riscontro dalla gente ed è stato un’esperienza formativa perché suonare al JAMM di Londra per la McGee’s Night è un successo.

 

Leggevo sulla vostra pagina Myspace che le vostre influenze sono le più disparate, a chi vi ispirate?

Smashing Pumpkins e Pixies su tutti, l’alt rock anni ‘90 penso sia il nostro modello. Poi ovviamente le basi classiche non le possiamo ignorare e facciamo convivere queste anime.

 

Cosa ascolti ultimamente? C’è qualcosa che ti colpisce maggiormente?

Penso che Jack White sia una delle ultime cose che mi emozionano di più.

 

Cosa ne pensi di questo ritorno - molto incoraggiato da White - verso strumentazioni più vintage ed a un suono garage? É un aspetto che ti piace o sei più orientato verso produzioni più stratificate e complesse?

C’era una frase del produttore Tony Visconti che diceva “non è una questione di amplificatori e di chitarre quanto di dita e di anima” e io sono d’accordo. Credo che White in questo sia inappuntabile, il suo stile sia stato così dall’inizio. Ha sempre dato spazio a queste scelte andando sempre coerentemente in questa direzione.

 

Hai visto che i White Stripes si sono sciolti, li hai mai visti dal vivo?

Si, li ho visti a Roma. Però Jack White continua con Raconteurs e Dead Weather e credo che il primo album dei Raconteurs sia uno dei più belli degli ultimi anni.

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