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Michele Lobaccaro

Un'ala di riserva

“Un’ala di riserva” è probabilmente la poesia più conosciuta di Don Tonino Bello, un testo che come altri suoi scritti ha lavorato l’animo di Michele Lobaccaro dei Radiodervish, fino a suggerirgli l’idea di dare vita al  progetto che prende il titolo proprio da questa poesia. “Un’ala di riserva” è un disco realizzato sotto forma di messa, che va a rinvigorire la produzione sacra dal versante della canzone popolare. In questa intervista, Michele ci aiuta ad entrare nel dettaglio di questo ambizioso progetto. 

Michele, come è nata l’idea di realizzare il disco “Un’ala di riserva”?

Come musicista volevo restituire ciò che Don Tonino Bello mi ha dato. Con questo album ho sostanziato un’idea lanciatami proprio da Don Tonino, un sacerdote ma anche un personaggio che ha dato moltissimo da un punto di vista spirituale e intellettuale al nostro paese.

 

Una scomparsa la sua che sta facendo fruttare i semi buoni seminati in vita. Come sei riuscito a coinvolgere il grande Franco Battiato, che ha cantato in coppia con Samil, tuo compagno nei Radiodervish, la bella “Agnus Dei”?

Con Franco Battiato l’amicizia è nata alcuni anni fa, quando entrò in contatto con i Radiodervish, la mia band, iniziando una fruttuosa collaborazione che ha visto nascere un video, alcuni album ma soprattutto un’amicizia vera. Da questa stima è nata l’idea di coinvolgerlo, anche per la su grande sensibilità. Questo Agnus fa parte di alcuni canti propriamente liturgici che sono stati inseriti in “Un’ala di riserva”, alla quale si affiancano canzoni non liturgiche ma ispirate dai testi di Don Tonino.

 

Questa raccolta è stata pensata sotto forma di messa. Riuscirete a rappresentarla realmente in questa maniera?

Stiamo facendo dei giri di presentazione in diversi ambiti, nei quali fondiamo l’aspetto  conferenziale, che spiega e introduce il progetto, con l’aspetto musicale, nel quale presentiamo – in trio -  i canti e le musiche. Le richieste non mancano, ci stanno anche chiedendo di poter inserire questi canti nella celebrazione. La forma messa ci è stata suggerita idealmente da Don Tonino con la sua frase “La pace è finita, andate a messa”. E’ un capovolgimento, andare a messa non vi lascerà più tranquilli. Da questo punto di vista mi è venuta l’idea di lanciare con queste canzoni una messa che ha una forza centrifuga, che ti mette in discussione, che dall’altare ti lancia verso il mondo. Come diceva Don Tonino, la sua è una messa che ti deve lanciare verso l’altro.

 

La seconda canzone del cd si intitola “Auguri scomodi”, un brano molto incisivo che vede un duetto tra te e Caparezza.

Questo brano nasce da un testo di Don Tonino, “Auguri Scomodi”, una lettera di auguri di Natale realmente scomodi, che non lasciano tranquilli, perché il Natale non deve lasciare tranquilli, deve scuotere le coscienze e magari anche scandalizzare. Contro il Natale del consumismo e dell’ipocrisia. Con il suo rap Caparezza restituisce qualcosa che è contenuto in questa lettera, il suo è un approccio urticante e un po’ irriverente che si addice perfettamente a questo testo.

 

Per realizzare il cd hai raccolto i migliori musicisti pugliesi.

Questo album è un omaggio che la musica pugliese ha voluto fare a Don Tonino. Lui pensava alla Puglia come ad un’Arca di pace e non come ad un arco di guerra. Ha sempre lavorato contro la militarizzazione della nostra regione e nella direzione di un Mediterraneo come ambito di pace e di convivenza, sulla scia della sua idea di creare un uomo nuovo che si nutre della diversità. Questo è stato ciò che io ho riversato nell’idea sonora del progetto, pensando a sonorità mediterranee che ci potessero restituisce l’idea di un Mediterraneo aperto, luogo di scambio di culture. Questo ha determinato anche la scelta di una strumentazione mediorientale, per dare il giusto sapore e la luce adeguata ai vari messaggi lanciati da Don Tonino

 

Interessante l’idea di innestare le sonorità mediterranee su testi alcuni dei quali assolutamente liturgici. A mio avviso ne è sortito un progetto molto equilibrato e rispettoso, perfettamente riuscito. Sei soddisfatto della tua opera?

Io sono molto contento perché è stato un lavoro che mi ha fatto confrontare con la tradizione della forma messa ma mi ha anche stimolato ad un approccio che mettesse insieme modernità e tradizione. Mi sono avvalso di una serie di artisti scelti proprio per cercare di contaminare musicalmente i suoni, tra cui ensamble corali di musica sacra medioevale, sonorità etniche e leggeri tocchi di elettronica. E’ stata un’esperienza molto coinvolgente, spinta dal desiderio e dalla consapevolezza di poter condividere l’innamoramento verso la personalità di Don Tonino. Siamo riusciti cantare con gioia e questo ci ha permesso di restituire le emozioni che derivano dalla spiritualità del sacerdote pugliese. Ci piacerebbe riuscire a far incuriosire, portando alla lettura dei testi di Don Tonino più persone possibili.

 

Qual è l’aspetto che ti ha colpito in particolare di Don Tonino e cosa potrebbe portare nel mondo di oggi.

Ciò che mi colpisce di più è la sua capacità di restituire un  punto di vista nuovo sulla realtà. Amava il paradosso, l’inversione del senso delle cose per trovare nuovi significati. Come sosteneva lui, c’è bisogno di spinte verticali per riscattare l’appiattimento che spesso è generato dal quotidiano. Don Tonino adottava l’immagine di un mantello che unisce i sogni delle persone. I sogni individuali che diventano collettivi. Oggi invece si sommano le paure individuali, che ti bloccano e creano terrore, che ti entra dentro e ti logora. C’è assoluto bisogno di invertire la tendenza. Don Tonino Bello continua a farlo con l’immenso patrimonio che ci ha lasciato

 

Parliamo anche del libro abbinato al cd, “Preghiera a Cristo “

Si tratta di un testo inedito, un poema che Don Tonino ha scritto rifacendosi all’idea di un Dio estroverso. Racconta di un Dio capace di comunicare, di un Dio incarnato, anche molto dolce. E’ un poema che parla dei rapporti tra Chiesa e popoli conquistati, evangelizzati, proponendo una nuova visione del mondo reliogioso, dove il fine non è tanto evangelizzare quanto essere aperti all’accoglienza, anche della diversità. Questo fa parte della cifra del pensiero di Don Tonino: nello scambio tra culture ci deve essere il dare ma anche la capacità di essere capaci di ricevere, bisogna fare spazio dentro di noi. Uno scritto bello e complesso che ben si affianca alla musica che abbiamo realizzato

 

E’m interessante anche il fatto che “Un’ala di riserva” non è  un disco nato da una commissione, come spesso capita in ambito spirituale-religioso, ma si tratta di un’ispirazione giunta direttamente da Don Tonino Bello.

Direi che è capitato così. Forse non è un caso ma è la forza stessa della sua personalità che ha messo in moto il progetto. Don Tonino è un personaggio che parla a tutti, credenti e non, laici, atei, è portatore di una serie di valori universali profondamente umani. Il fatto di aver scelto la messa è un valore aggiunto, ma non è l’unica forma musicale possibile per comunicare il pensiero di Don Tonino. L’intenzione è di dimostrare che questa è una messa nella quale varie forme musicali possono sostenere e accompagnare il suo grande e universale messaggio religioso e spirituale. 

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