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Etta Scollo
La cultura siciliana si è formata grazie all'apporto di molte culture:
araba, greca, latina, spagnola, normanna... Perché sei attratta proprio da
quella araba?Un'isolana europea
Etta Scollo ci ha abituato a progetti sorprendenti, come “Canta Ro'” disco in cui recuperava l'eredità della grande siciliana Rosa Balistreri,
e ora – con Il
fiore splendente – risalendo alla magnifica epoca araba della sua terra. In fondo, tutti lavori in cui si rintraccia
la stessa volontà di andare alla radice della propria cultura, affinché le
bellezze del passato non siano sepolte dalle scorie del presente, e anzi possano ispirarlo. Sempre evitando il
folklore o il localismo, attraverso uno slancio verso l'esterno, verso l'altro,
che fa di lei, per sua stessa definizione, un'artista «isolana e europea».
La mia curiosità per la cultura araba in Sicilia nacque dalla lettura del
libro “Antologia
dei poeti arabi di Sicilia” a cura di Francesca
M. Corrao (Mesogea by GEM srl, 2002). Credo che tutte le forme di cultura e civiltà che
abbiano influenzato la Sicilia nel corso dei secoli siano state ugualmente
importanti. Mi piace comunque l’affermazione di Leonardo Sciascia secondo cui “gli abitanti dell’isola di Sicilia
cominciano a comportarsi da siciliani dopo la conquista araba”.
C'è qualche aspetto della cultura araba che ti piacerebbe che rivivesse
anche oggi?
Il fatto stesso che arabi, berberi, spagnoli e persiani, egiziani e
magrebini approdando sulle coste siciliane determinarono la nascita di un’era
contrassegnata, secondo il parere unanime di storici e scrittori, da uno
spirito di tolleranza fra popoli di cultura, razza, religione e lingua diverse,
popoli che da allora e per più di due secoli convissero insieme facendo di
Palermo “la prima città grande cosmopolita dell’alto medioevo”. Credo che
questa sia stata una grande lezione di democrazia, di cui dovremmo ricordarci e
prendere esempio oggi, tutti quanti.
Il fatto di vivere abitualmente lontana dalla tua terra d'origine ha
cambiato il tuo rapporto con essa? E' la lontananza che ti spinge a cantarla?
La lontananza mi pone di fronte a una Sicilia vista e vissuta non più dal
“di dentro” ma da un altro punto di osservazione. Questa inversione di
prospettiva (il dentro diventa fuori e viceversa) è per me soltanto un altro
modo di continuare a sentire la mia identità di isolana ed europea.
Nel tuo disco collaborano musicisti di primissimo piano, come Giovanni
Sollima e Franco Battiato. Perché li hai scelti? Cosa credi che diano in più ai
tuoi brani?
È stato quasi casuale. Giovanni
Sollima ha registrato il suo
ultimo album a Berlino, nello Studio adiacente al nostro. Siamo amici e sento
molto il suo modo di comporre, mi è familiare. Con Franco Battiato è nata un’amicizia e la sua presenza nel cd è stata molto preziosa perché
ha dato esattamente quello che al brano mancava. Una voce maschile particolare
come la sua ad una poesia scritta dal poeta Ibn Hamdîs innamorato, dando
ai versi credibilità e profondità. A ognuno di questi ospiti (Nabil Salameh, Markus Stockhausen ecc.) mi lega una piccola storia, una bella
lezione di vita e di umanità.
Rievocando un passato così splendente, come quello arabo in Sicilia, non
c'è il rischio di deprimersi pensando alla situazione attuale (non solo della
Sicilia)?
Credo che ormai ci si deprima anche senza bisogno di rievocare un felice
passato. La situazione attuale è talmente tragica, assurda (e non solo in
Sicilia) che rischia di cancellare ogni passato con la sua violenza di guerra e
di mafia. I drammi di oggi mi fanno pensare che l’umanità ha un modo singolare
di “dimenticare” il proprio dolore: precisamente esercitando sul debole di oggi
i soprusi e gli abusi subiti fino a ieri sul proprio corpo. Forse ricordando, o
almeno illudendoci che in un'epoca lontana abbiamo vissuto felicemente,
potremmo ritrovare la speranza che ciò si ripeta oggi, che ciò è ancora
possibile.
In passato hai dedicato un omaggio a Rosa Balistreri, che ultimamente
sembra stia vivendo un momento di revival. Che importanza ha avuto questo
personaggio per te e per la musica siciliana e italiana?
È la mia adolescenza che mi lega a Rosa Balistreri. Cantavo le
sue canzoni quando ero a scuola, portandomi la chitarra in classe. Il mio
omaggio di cinque anni fa era nato da una personale esigenza di ritornare alle
mie stesse radici. Allora si stupirono in molti di questa mia “scelta” poiché
Rosa non è stata un'icona come lo furono Amalia Rodríguez o Edith Piaf. Ma io ho sempre creduto che in lei si nascondesse una qualità
fondamentale, quella di far sentire profondamente l’anima del canto siciliano a chiunque. Oggi
Rosa Balistreri sta vivendo un momento di revival che spero venga recepito come
patrimonio culturale a dispetto di tutte le mode passeggere.
C'è qualche altro personaggio del passato il cui messaggio credi
meriterebbe più attenzione?
Tanti sono i personaggi che meriterebbero più attenzione, ma chi oggi
meriterebbe davvero più attenzione sono le persone. Quelle che in assenza di
valori profondi si addormentano davanti a uno show televisivo, quelle i cui
punti di riferimento culturali vengono cancellati da controriforme scolastiche
come dallo smantellamento delle infrastrutture pubbliche. Io amo le persone e
canto per loro e per me, canto del loro destino e del mio con i versi di poeti
che come noi hanno sofferto e amato. Mi ostino a credere nella comunicazione
verbale, nel contatto umano, non potrei vivere diversamente.
Tu hai molto successo in Germania. Cosa credi che piaccia ai tedeschi, e
agli stranieri in generale, del nostro paese e delle nostre tradizioni
musicali?
In Germania c’è molto interesse e rispetto per le culture. C’è interesse
per tutto ciò che racconta la storia degli uomini. Dalla Germania provengono
importanti orientalisti coevi dell’arabista siciliano Michele Amari (1806-1889). E non a caso Goethe scrisse il suo “Divano
occidentale orientale” e proprio lui
fuggì verso l’Italia sotto falso nome. La Germania ha un debole per l’Italia a
cui, credo, si senta legata per la sua natura “romantica”.
Nella tua storia musicale c'è la musica tradizionale, ma anche il jazz, la
musica colta, persino il pop. Quale strada pensi che prenderai in futuro?
Al momento sto lavorando a due progetti teatrali-musicali per due
produzioni tedesche: un ruolo di interprete nel “Faust2” di Goethe e poi, come
musicista compositrice, alla rielaborazione del Rigoletto di Verdi su un testo teatrale contemporaneo. Non so quale
strada mi riservi il futuro. Al momento il mio pensiero, la mia più grande
preoccupazione, è la pace ormai a rischio in tutto il mondo. Senza pace non c’è
musica.
(03/02/2009)Altri articoli su Etta Scollo
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