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Zibba & Almalibre

Muoversi svelti a tempo di Zibba

Zibba e Almalibre sono tornati con un’ ennesima prova discografica, la settima, e con carte nuove da giocare, senza però rinunciare a certe sonorità e certa scrittura che nel tempo sono diventate robusto marchio d’origine. Siamo andati a cercarli sotto uno dei palchi che, a partire dalla primavera, stanno ospitando Zibba e suoi in giro per la penisola, in un’attività serratissima di concerti. Canzoni nuove di zecca perché si cresce e si cambia e ci si rinnova. Ci siamo fatti raccontare “Muoviti svelto”, questo il titolo dell’album, da chi lo ha immaginato e realizzato senza lasciare nulla al caso.

Un disco nuovo di zecca uscito il 31 marzo, settima prova discografica di Zibba e gli Almalibre. “Muoviti svelto”, il titolo, suona come un esortazione ad andare avanti ma anche come un consiglio per affrontare questo presente che inchioda. Muoversi svelto per non essere un facile bersaglio o per arrivare subito o, almeno, per arrivare prima.
Muoversi per esserci, sarebbe già molto. Diventare padre mi ha insegnato che il tempo a disposizione non è così tanto e che devo spenderlo nel migliore dei modi per preparare la strada a chi verrà dopo di me. Provare a costruire un nostro piccolo esempio di società che funziona, con le sue regole e i suoi valori. Senza fermarsi davanti agli eventuali momenti di merda. Diciamo che “muoviti svelto” è soprattutto un consiglio per me. Poi è musica. Quindi di tutti, comunque.

In ogni caso la suggestione del muoversi sempre, sorta di attitudine a una forma di ipercinetismo esistenziale, la maledetta voglia di andare, pare pervadere tutte le canzoni di questo nuovo lavoro. Si ha da subito la sensazione di ritrovarsi seduti su un sedile e dai finestrini passa il mondo. Quanto è importante andare? Dov’è, se c’è, casa?
Casa è qui dove il mio piccolo riposa al piano di sopra. Ma casa è anche inevitabilmente il furgone e qualunque stanza in cui ci troviamo a soggiornare anche solo per qualche ora, per non sentirsi mai persi. Aiuta lo star bene tra noi, tra band e staff. Aiuta il fatto che i viaggi prevedono sempre un ritorno. Nella condizione di chi gira sempre e ci si ferma poco è necessario portare in viaggio tutto quello che serve a stare al meglio. Ricordarsi da dove si viene e dove si voleva andare, come dice la canzone (“scrivi sempre per dire che sei arrivato e ricordati dove volevi andare”)

Il disco è stato costruito con una significativa attenzione ai suoni e lo sforzo concede un’esperienza d’ascolto notevole. Puoi raccontarci come avete deciso di procedere per raggiungere questo risultato.
Ho la fortuna di aver incrociato negli anni collaboratori che in qualche modo da una parte accettano le mie continue sfide e dall'altra mi aiutano a realizzarle. Stefano Cecchi in questi anni mi sta aiutando nel raggiungere quello che nella mia testa a volte è soltanto un'idea. Abbiamo spesso gusti simili quindi produrre insieme diventa un gioco di complicità e volontà di crescere. Abbiamo lavorato insieme e in questo disco ci siamo dedicati alla continua ricerca, sia nella pre produzione che nelle registrazioni in Spagna come nella post produzione in studio. Tre momenti importanti di confronto continuo. E poi c'è anche che ci piace poco doverci accontentare. Abbiamo rincorso un suono, una serie di idee, fino a dar vita a qualcosa che forse non immaginavamo nella sua totalità ma che ci ha raggiunti e talvolta stupiti nelle nostre giornate di lavoro. La band ha fatto la sua parte, come sempre. E come sempre si sente.

Hai alle spalle una robustissima carriera artistica e un numero ragguardevole di collaborazioni, canzoni scritte con e per altri, sette dischi, i palchi calcati non si contano e un pubblico affezionato. Eppure non cessa la sensazione di vederti percepito come una sorta di perenne nuova proposta che fa ben sperare nel futuro della canzone autoriale italiana. E’ una sensazione che condividi o che ti è estranea.
È la mia condizione e mi piace anche perché è mia, personale. So bene in quale campo da gioco sto giocando la mia partita, e provo a ricordarmi di portar sempre con me gli strumenti giusti. Evitare di presentarsi su un campo da rugby con la racchetta da tennis, ad esempio, aiuta a non sentirsi fuori luogo. Sono consapevole di come gira il mercato, di come sta cambiando la musica e di quanto la mia musica abbia potenziale pop. Resto volentieri nella mia nicchia se questa resta sempre così meravigliosa.

Nel disco ci sono diversi ospiti significativi, a riprova di questa tua attitudine allo scambio rifiutando di chiuderti nell’orticello conquistato e continuando a “muoverti svelto”. Ce ne parli?
Persone belle, che si incontrano nel cammino e con le quali si ha voglia di fare un pezzo di strada insieme. Niccolò Fabi mi ha emozionato sempre con le sue canzoni e condividere con lui il messaggio di Farsi male è stato bellissimo. E il messaggio si rafforza. Bunna è un amico caro e ci vogliamo un bene sincero credo condito di stima reciproca. Omar Pedrini mi ha cresciuto con la sua poesia. Patrick Benifei e Leo Pari sono due dei talenti migliori del nostro paese e hanno scritto cose bellissime per questo lavoro. Diciamo che in queste collaborazioni c'è una gran voglia di fare qualcosa di bello insieme. E da parte mia una grande stima per gli uomini che stanno dietro agli artisti e viceversa.

A fronte delle innumerevoli collaborazioni che ti hanno caratterizzato il tuo percorso artistico, con chi ti piacerebbe scrivere una canzone oggi.
Sto scrivendo spesso con chi mi piacerebbe scrivere, ho questa fortuna. Mi piacerebbe continuare a farlo, questo si. Mi piacerà. Continuerò.

E con quale artista internazionale sogni di dividere il palco.
Già affermato diverse volte. Voglio solo bere un caffè con Tom Waits. Molti degli altri non ci sono più...

In questo periodo sei in giro a suonare e a promuovere questa ultima fatica. Com’è suonare oggi dal vivo in Italia? Com’è il pubblico?
Innanzitutto non posso parlare di fatica perché è un piacere. Suonare dal vivo oggi, per noi, è bellissimo perché il pubblico viene a sentirci e canta e si emoziona. Credo che questa cosa della “musica dal vivo” tenderà a vivere momenti di forte crisi, ma come del resto è arrivata per cd, vinili, cassette, dvd... tutto passa, perché il mondo cambia. I ragazzini di adesso non si divertono quasi più con la musica dal vivo. Forse resterà una cosa per amatori, forse si tornerà a suonare solo buona musica nei locali. Non lo so, le cose cambiano di continuo e a parte gli scaffali pieni di supporti obsoleti difficili da smaltire non so davvero cosa rimarrà. Di certo le canzoni.

Un disco, un libro e un film, se ci sono, che consiglieresti a chi cerca una sorta di approfondimento per agganci concreti o anche solo per evocazioni al tuo “Muoviti svelto”.
Sarebbe molto difficile trovare titoli per questa tua bella domanda. Ogni canzone, per me che la scrivo, è un concentrato di decine di spunti. Forse anche di più. Diciamo che provo a lasciare lo spazio giusto alla fantasia di chi ascolta per far sì che ognuno trovi la sua verità nelle mie canzoni. Ad ogni modo riguardare un film come “Il sorpasso” (al quale abbiamo dedicato anche il videoclip di Vengo da te) vi farà bene anche se può non avere a che fare con il disco.

Chiudiamo con un inevitabile “progetti per il futuro”.
Continuare a muovermi svelto. Non posso proprio farne a meno.

(Foto di Giulia Spinelli)

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