Têtes de Bois
Da dove iniziare per parlare di
un libro e di un dvd così invasivi
della coscienza? Forse dal fatto che mia madre è lucana? Forse dal fatto che la
conoscenza di aspetti delle terre “depresse” (economicamente) è così vicina,
conosciuta, nota, narrata, constatata? Quello che colpisce in questo lavoro è
la coscienza civile esposta in maniera profonda, il desiderio di andare oltre
le apparenze per giungere la cuore delle questioni, la necessità di superare le
apparenze “sceniche” per entrare, pienamente, nella fatica dell’uomo, nel suo
sfruttamento, nelle sue storie quotidiane fatte di rassegnazione e insieme di
voglia di riscatto.
Avanti Pop dei Têtes de Bois
è un lavoro difficile da metabolizzare ma al contempo entusiasmante e, mi si
passi la parola, commovente, perché dà la parola a chi da sempre vive in
maniera subordinata ai caporali, ai capisquadra, alle aziende che nella loro
anima anonima hanno rapito la vita di generazioni, dando talvolta una morte
precoce, per mesotelioma magari o per incidente. Eppure questo libro e questo
video, nel quale Andrea Satta funge da novello Virgilio, grondano di speranza, di gioia, di una profonda umanità nella
quale la rassegnazione, pur presente, è ricacciata sempre un po’ più in là ed
invece prevalgono le parole, i volti, i desideri di chi la storia l’ha vissuta,
o la vive, sulle sue fatiche, sui suoi sogni, sui suoi ideali, sulle
aspettative nei confronti dei figli.
Il libro ed il video vedono il
supporto di tanti amici che hanno coadiuvato il gruppo romano nel loro viaggio
fatto di concerti e incontri non solo musicali – giusto per ricordare qualcuno:
Nada, Pino Marino, Peppe Voltarelli,
Cisco, Lucilla Galeazzi, Moni Ovadia, Paola Turci, Francesco Di Giacomo, Teresa
De Sio, Ascanio Celestini, Petra Magoni e poi Alessandro Portelli, Enrico
De Angelis, Gianni Mura e Riccardo Bertoncelli, a dimostrazione
del fatto che quando un progetto è vero, sentito, profondo, condiviso, gli
amici non mancano mai. Un gran bel progetto, “Avanti Pop” che, insieme al cd
uscito in precedenza, completa un percorso innovativo che cerca di avvicinare l’arte alle persone,
soprattutto quelle che sono sempre troppo distanti da obbiettivi e
palcoscenici, quelli che hanno poca voce per essere ascoltati. Ma che anche se ne
avessero tanto si cercherebbe di non ascoltarli ugualmente.