Riccardo Bertoncelli & Franco Zanetti
Ebbene, i due “ragazzi” ne hanno
combinata un’altra: dopo il racconto della storia del mitico Sergent Pepper
beatlesiano, album che ha aperto le porte alla stagione della psichedelìa e di
un nuovo modo di immaginare, osservare, scrivere, suonare, fare, proporre musica,
ecco un saggio interessantissimo sull’altrettanto mitico ’68 e sulle sue
“canzoni indimenticabili di un anno che non è mai finito”: AvantPop, ‘68 è un bel libro, che si legge tutto d’un fiato perché
nello scorrere delle pagine ti coglie la frenesia dell’ “un altro disco e poi
smetto” ed invece, inesorabile, l’indice sfoglia una nuova pagina e ti ammalia
con la sua mole di informazioni, con la sua ricchezza di scrittura, con le sue
indicazioni precise, competenti, mai banali, sempre a cavallo tra una
riflessione seria ed il disincanto che la musica reca con sé.
Ma i due autori, da una vita nel
mondo musicale e “protagonisti” della carta stampata, hanno troppo rispetto per
il loro lavoro e per la loro passione per non dare indicazioni precise, per
scrivere in maniera superficiale. Il libro è suddiviso in tre parti più una.
Nella prima Riccardo Bertoncelli ha
analizzato la musica del ’68 che è stata ritenuta “più alta”, più espressione
dei tempi in mutamento: nella seconda Franco
Zanetti ha lavorato sulla musica più leggera, con un’attenzione particolare
alle classifiche italiane ed ai testi delle canzoni. La terza parte è composta
da sessantotto dischi/canzoni (più una)
dove Bertoncelli ha lavorato in particolare sui 33 giri, mentre Zanetti
ha privilegiato i 45 giri (sublime la descrizione di Azzurro). Un posto di riguardo l’ha ottenuto Quarantaquattro gatti, storica canzone dello Zecchino d’oro (alzi
la mano chi non la conosce), che manda un saluto al fanciullino che è in noi.
Per ultimo, come parte integrante
dell’operazione editoriale, troviamo un cd con canzoni “d’altri tempi”, o
meglio con dieci canzoni di lotta, come si diceva un tempo, prodotte da Alabianca
e che qualcuno magari oggi finge di non conoscere. Canzoni che vanno da Contessa, cantata da Paolo Pietrangeli a Hasta sempre!, cantata da Ivan Della Mea. Oppure, annunciata
dall’armonica e dalla chitarra, quella Io
vi parlo di Milano di Diego De Palma
che usa un tema ambientalista per arrivare ai temi della repressione poliziesca
di quegli anni e chiude Paolo Pietrangeli che, in E’ finito il Sessantotto, passa in rassegna la strategia della
tensione fino a giungere alla conclusione che «gli ideali sono (stati)
ripiegati” e che , aggiungiamo, il sogno è finito…».
In conclusione una piccola nota: a pagina 244 si cita il brano In my life, dei Beatles, come inserito nell’album “Help!”
mentre, invece, è incluso in “Rubber soul”.