Federico Fiumani
Che Federico Fiumani non potesse scrivere una biografia “normale”,
raccontando linearmente aneddoti più o meno importanti della propria vita, era
da scommetterlo. Ma ciò non significa che Brindando
coi demoni non sia un volume a suo modo biografico, in grado di raccontare
– alla perfezione – una delle voci più importanti degli ultimi trent’anni di
rock italiano. Nelle 134 pagine di questo quarto libro pubblicato dal leader
unico dei Diaframma ci sono sì tanti “frammenti di vita”, è proprio il termine
giusto in questo caso, ma oltre a non essere assolutamente ordinati
cronologicamente (si salta di decennio in decennio continuamente e senza tante
remore) non sono nemmeno messi sulla pagina secondo un ordine di importanza,
tanto che arrivati in fondo conosciamo molto di più delle tante donne che
Fiumani ha avuto dall’adolescenza ad oggi (e relativi gusti sessuali) rispetto
alle vicende che hanno costellato la parabola artistico-umana dei Diaframma.
Ma è proprio questa la forza di
Brindando coi demoni: raccontare non la vita con piglio cronologico e
autorevole ma lo spirito del suo
autore, uno spirito che però è tutta la sua vita. Federico Fiumani è un
ribelle, ostinato e spesso autolesivo, prima di tutto contro sé stesso (cosa
sarebbero oggi tanti dischi dei Diaframma se solo il nostro si fosse affidato
ad un produttore?); è un solitario anticonformista, capace di alternare una
citazione dell’amato Moravia ad un giudizio sommario e detto fuori dai denti
contro questo o quel musicista. Ed è, soprattutto, una persona libera e
appassionata ma allo stesso tempo incatenata ai suoi demoni, con cui – ennesima
contraddizione di una vita che sta in piedi sui contrasti – brinda nel titolo e
fa i conti nelle pagine (il rapporto col padre), senza celare nulla (l’amore
morboso per il sesso anale) fino a prendersi il rischio di risultare ridicolo
se non addirittura pazzo agli occhi dei meno attenti.
«A me va bene continuare e
bruciare per le mie passioni (emozionarmi ancora) in attesa che questo fuoco
diventi cenere» dice ad un certo punto e pare di sentirlo cantare una delle sue
tante canzoni più belle e tremendamente vere.