Alessio Lega
Che Alessio Lega fosse uno dei più colti e arguti cantautori italiani
delle ultime leve non era certo un segreto per nessuno. Questo libro, che
raccoglie suoi articoli (fra l’altro con un’organicità già a monte assolutamente
invidiabile) usciti su “A: Rivista Anarchica” a partire dal 2002, non fa che
confermarlo eloquentemente. Vi trovano posto trentadue ritratti di altrettanti
cantautori-cardine della scena internazionale non anglofona. Lo stile è fruibilissimo
e personale (si eccede magari un po’ nelle citazioni da testi di canzoni, ma
per un’evidente e più che legittima esigenza di chiarezza), così come del tutto
personale, mai scontato, è il punto di vista dell’autore, che istiga chiavi di
lettura quasi sempre condivisibili e comunque mai buttate là. La parte del
leone spetta ai francesi, dai grandi triumviri (Ferré, Brassens, Brel: un
monegasco, un mezzo italiano e un belga, di fatto) a nomi di più fresca fama
(Leprest, Renaud), attraverso il “vecchio” Bruand, Vian, Gainsbourg, Ferrat, e
altri che anche in Italia hanno avuto una loro stagione, senza peraltro
esprimere in pieno la ricchezza che invece Lega ci svela (Moustaki, Herbert
Pagani, soprattutto quel Nino Ferrer che da noi molti ricordano per amenità
tipo “Agata” o “Donna Rosa”, mentre era ben altro e ben di più; comunque, anche
qui, un mezzo greco-egiziano e due mezzi italiani…). E ci sono poi tutti gli
altri: i russi (Okudzava, Vysotskij), spagnoli e catalani (Paco Ibanez, Luis
Llach), il “dio” Atahualpa (così lo definisce Paolo Conte in “Alle prese con
una verde milonga”), che con i triumviri francesi divide la front-line della
gustosa copertina, rifatta su quella, celeberrima, del beatlesiano “Sgt.
Pepper”.
C’è poi il disco, Compagnia cantante (titolo felicissimo,
come del resto quello del libro), quanto mai prezioso, in cui Lega rilegge,
dopo averli debitamente tradotti, diciotto brani scelti fra i trentadue
repertori (manca Brel: peccato). Gli fa da nobile scudiero Roberto Bartoli, autore di arrangiamenti tutti acustici (con
Alessio, Isa e Rocco Marchi a chitarre e bouzouki,
Simeone Pozzini al piano, lo stesso Bartoli al contrabbasso) di estrema
eleganza e forza evocativa. Imperdibile.