Janete El Haouli
Uscito originariamente nel 1999,
rieditato quest’anno con l’aggiunta di un più ampio apparato iconografico, Demetrio
Stratos – Alla ricerca della Voce Musica rappresenta a tutt’oggi il più
ampio e completo trattato riguardante il musicista di origine greca, nato ad
Alessandria D’Egitto nel 1945 ed andatosene il 22 aprile 1979, giusto
trent’anni fa.
Personaggio assolutamente unico
nel panorama musicale italiano, Stratos viene analizzato nei diversi aspetti
della ricerca musicale che ne ha caratterizzato la vicenda umana ed artistica;
i titoli dei capitoli, infatti, descrivono eloquentemente l’analisi sviluppata:
“Oltre la voce-enigma”, “Lo specchio sonoro della voce”, “Voce e corporalità”,
“La voce nomade”, “Verso un ascolto sacrificale”, “Flautofonie ed altro”.
Certamente non siamo di fronte ad
un lavoro di semplice consultazione ma ad un volume che richiede, se non altro,
una seppur minima nozione sull’espressività vocale; tuttavia, anche nei
confronti di un lettore neofita, è indubbia la fascinazione che trasmette la
narrazione di come il cantante abbia iniziato e stesse portando avanti un
percorso così complesso, approfondito e personale avente come oggetto il
“proprio strumento”.
Il cd allegato al volume, che riassume
in poco più di un’ora di musica sia la carriera di Stratos con gli Area
che quella solista, è sicuramente un’utile introduzione ad un più approfondito
ed ampio ascolto degli album che lo hanno visto protagonista dietro il
microfono ma, soprattutto, si può leggere come un invito ad un’analisi più
attenta riguardo alle metodologie sull’uso della voce che l’artista ha
sviluppato negli anni, e soprattutto nell’ultimo periodo prima della repentina scomparsa.
Molto belle le fotografie,
rigorosamente in bianco e nero, che colgono Demetrio in diversi momenti della
sua carriera, foto di scena, foto di vita, una splendida immagine in cui tiene
in braccio la figlia neonata, tutte caratterizzate dagli sguardi intensi,
forti, quasi “violenti” in alcuni casi, in altri pensosi, in altri ancora
giocosi, sguardi che, in un certo senso, sono il migliore compendio alla voce
che resta incisa sugli album, e ne costituiscono una sorta di alter-ego.
Piano piano, troppo lentamente in verità, la personalità di Demetrio
Stratos pare tornare ad essere al centro dell’attenzione dell’ambiente
editoriale e musicale, se si pensa che in trent’anni questo volume è stato per
diverso tempo l’unico ad occuparsi di un personaggio che è limitativo definire
chiave nell’ambito musicale; nonostante l’uscita di altri volumi, che
riguardano però in modo più approfondito la vicenda degli Area, rimane un’opera
imprescindibile, per rigore e profondità, “... dedicata a colui che cantò, nei Ribelli,
Pugni Chiusi e dopo seppe essere gli Area e poi solo una voce in cerca
di assoluto del tutto degna di volarsene via...”.