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Domenico Coduto

Il Libro degli Area

“...Un perfetto equilibrio tra testo e musica, con un’esecuzione impeccabile piena di rabbia e poesia, di tecnica pura ed estro creativo senza limiti, l’assenza di paura e la consapevolezza di colpire nel giusto, pieni di un orgoglio tipico di quell’età.”

Nelle parole di Paolo Tofani, tratte dalla prefazione di Il Libro degli Area, la sintesi più azzeccata di “cosa” siano stati gli Area durante la loro, tutto sommato, breve esperienza, vissuta però con un’intensità decisamente fuori dall’ordinario.

Certo, nel volume non manca la cronologia degli eventi, album, concerti, non manca neppure la narrazione del rapporto con la situazione socio-politica in cui, e per cui, il gruppo si spese totalmente, senza mezze misure; ed ancora numerosi sono i brani in cui i musicisti stessi, ed i principali personaggi che ne condivisero, o ne incrociarono, il percorso raccontano episodi, aneddoti, “scazzi”, discussioni, “prese di posizione”, soddisfazioni e delusioni, insomma il lato umano, oltre che quello musicale, che vide protagonisti Demetrio Stratos, Patrizio Fariselli, Giulio Capiozzo, Ares Tavolazzi, Paolo Tofani, ma anche Eddy Busnello, Patrick Djivas, Leandro Gaetano, Johnny Lambitzi, ed ancora Paul Lytton e Steve Lacy, Walter Calloni e Hugh Bullen...

Ed ancora gli apprezzamenti, il controverso e per certi versi affascinante rapporto con il pubblico, e le critiche, spesso feroci ed altrettanto spesso di scarso spessore, se non infondate, che vennero loro rivolte; ecco, proprio riguardo a questo argomento il volume riesce, in modo lineare e sereno, a chiarire diversi punti di vista: qualche collega, ed alcuni giornalisti musicali, dalle pagine di riviste, all’epoca di un certo peso, quali Gong, Ciao 2001, Nuovo Sound, continuarono a sostenere il fatto che la musica degli Area fosse “volutamente” complicata ed ostica, che il gruppo si autolimitasse e volesse quasi “comprimere” la vena creativa in spazi angusti, fosse insomma talmente autoreferenziale da utilizzare la provocazione sonora e la “destrutturazione” dei brani per scuotere gli ascoltatori, ma lo facesse ponendosi dei paletti compositivi, quasi “autoflagellandosi”.

Ed allora il drumming non lineare di Capiozzo, le tastiere “non convenzionali” o il piano preparato di Fariselli, le linee di basso irregolari di Tavolazzi, la commistione “elettronica” di chitarra e sintetizzatori di Tofani ed ovviamente la voce-strumento di Stratos, per certa critica erano, e probabilmente restano, valichi insormontabili...

Questa era l’impressione, ovvia, che poteva avere chi, ormai assuefatto alla “canonica forma canzone”, già aveva avuto grossi problemi quando dal blues, dal beat e dal rock ‘n roll si era passati al progressive genere che, quando andava bene, veniva tacciato di essere musica “pretenziosa”...

In realtà, invece, questo approccio compositivo ed esecutivo era, per i membri degli Area, il modo più spontaneo e naturale per esprimersi, non figlio di forzature o costrizioni, ma solo stimolato dal genio creativo di Gianni Sassi, senza dubbio il sesto membro della band.

Certo, la musica “etnica” era ancora di là da venire, l’elettronica agli albori, le sperimentazioni sonore ancora patrimonio di gruppi stranieri: essere, coscientemente, così “avanti” se da un lato era sicuramente fonte di un certo autocompiacimento, creava nel contempo, verso l’esterno, uno stress ed una sensazione di incomprensione che contribuirono a determinare il progressivo sfaldamento del gruppo; restano quei sei anni atipici, irripetibili, unici.

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In dettaglio

  • Artista: Domenico Coduto
  • Editore: Auditorium Edizioni
  • Pagine: 206
  • Anno: 2009

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