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Romano Lupi e Riccardo Mandelli

Il libro nero del Festival di Sanremo

Il Tg1 di domenica mattina, 12 febbraio 2017, occupa i tre quarti di tempo a disposizione per raccontare la finale del Festival di Sanremo della sera precedente, come se il razzo lanciato nel Mar del Giappone dai Nordcoreani, i timori di Bruxelles per il Pil nostrano, il problema su come e quando votare in Italia, la giunta municipale romana, le imminenti votazioni tedesche e francesi, fossero argomenti di secondaria importanza, rispetto al vincitore di una gara canora o ai record di share di Conti con la De Filippi. Due giorni dopo, il Festival sembra già un ricordo lontano: è tipico della strategia dei mass-media (tv in particolare) bombardare ‘tutto-e-subito’ il pubblico di notizie attorno a un evento recente o creare ex novo l'evento stesso, come accade per Sanremo in pratica da anni e anni.

Ormai tutti, dagli intellettuali impegnati agli studiosi profondi, dai giornalisti frivoli ai parolai spregiudicati, sono concordi nel ritenere Sanremo più un fatto televisivo che un appuntamento musicale, dove l'importanza per le canzoni è minoritaria rispetto allo spettacolo (o al 'circo') che gli si crea attorno. Forse da sempre risulta così, benché a una scorsa veloci alle canzoni, succede che in alcuni periodi - ad esempio dalla fine degli anni '50 ai primissimi '70 - il livello dei brani in concorso sia buono, con una serie di melodie (talvolta vincitrici talaltra escluse addirittura al primo turno) che si ricordano ancora oggi, divenute ormai "classici" della canzone italiana: Nel blu dipinto di blu, Quando quando quando, Non ho l'età, Una lacrima sul viso, Il ragazzo della via Gluck, Ciao amore, Canzone per te, 4 marzo 1943, per esempio.

Cos'altro ancora si può dunque dire su Sanremo? Ce lo suggerisce un testo fresco di stampa, Il libro nero del festival di Sanremo (di Romano Lupi e Riccardo Mandelli), il primo sull'argomento in un neogenere - definibile saggio-shock - inaugurato già nel 1959 da un'opera divenuta ben presto un cult della letteratura americana: Hollywood Babilonia di Kenneth Anger; quest'ultimo, precoce regista underground, narra la storia della Mecca del Cinema dalle origini al presente, senza mai parlare di film, ma svelando ogni tipo di scandalo (finito in dramma o tragedia) che accade dietro le quinte e che spesso la stampa occulta o lo show business rimuove in fretta: dunque attori, registi, produttori sono al centro di problemi di droga, orge, prostituzione, alcolismo, omicidi, frodi fiscali, rivelando il peggio del peggio di un'immagine ufficiale tutta lustrini e paillettes. Da allora, di Hollywood Babilonia, soprattutto da autori inglesi e americani, ce n'è per tutti gusti: basti citare, per la musica, Rock and roll Babilonia (1982) di Gary Herman, riguardante le 'malefatte' dei divi musicali.

Il libro nero del festival di Sanremo evita accuratamente il gossip attorno ai cantanti, ma inizia il discorso da molto lontano, spiegando come esista una storia segreta che attraversa l'intero dopoguerra e le cui premesse nascono da una sorta di progetto ideato addirittura a fine Ottocento: un ‘paradiso terrestre massonico’ dove il gioco d'azzardo risulta il trait-d’union tra spionaggio internazionale ed equilibri politici. Secondo gli autori - entrambi divulgatori storici con diverse pubblicazioni su fatti e protagonisti del XX secolo - il Festival risulterebbe la tappa di un percorso ambiguo dove la manipolazione sociale assume i contorni della musica nazional-popolare. Il legame tra la gara e il casinò sarebbe dunque molto forte: un'iniziativa dalla location forse non casuale, in una delle sole quattro case da gioco italiane (le altre sono St.Vincent, Campione, Venezia), dove s'intrecciano, sempre stando a quanto scritto da Lupi e Mandelli, oscuri rapporti tra istituzioni, criminalità organizzata, servizi segreti, industria discografica.

Gli ‘scandaletti’ sanremesi emersi, già dagli anni Cinquanta ai nostri giorni, presenterebbero, in tal senso, pagina dopo pagina, risvolti assai inquietanti, se si pensa ad esempio alle figure dei primi patron (Bussetti, Cajafa, Radaelli) finiti tragicamente. Centrale nel libro è poi la discussione sulla morte del cantautore Luigi Tenco, mentre per le edizioni festivaliere più o meno recenti gli autori parlano apertamente di tangenti, gare truccate, amicizie pericolose o scomode per un direttore artistico, personaggi ambigui nell'organizzazione del carrozzone che tiene incollati ai teleschermi, per quattro-cinque giorni, milioni e milioni di Italiani. 

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In dettaglio

  • Artista: Romano Lupi e Riccardo Mandelli
  • Editore: Odoya
  • Pagine: 319
  • Anno: 2017
  • Prezzo: 20.00 €

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