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Claudio Fasoli

Inner Sounds – Nell’orbita del jazz e della musica libera

Parlare di Claudio Fasoli, del suo sax, ma soprattutto dell’approccio, tecnico, stilistico e “mentale” alla musica ed al processo creativo, significa, per lo meno istintivamente, tornare indietro nel tempo a quell’esperienza unica, inconfondibile e ricchissima che fu, fra il 1972 ed il 1977, il gruppo del Perigeo.
Per il sassofonista veneziano l’incontro con Giovanni Tommaso, Franco D'Andrea, Bruno Biriaco e Tony Sidney fu una sorta di vera e propria palestra in cui iniziare a sperimentare un metodo di avvicinamento alla musica che non lo avrebbe più abbandonato negli anni a venire. Sviluppò proprio allora la capacità di accostare, conoscere, approfondire, comunicare ed interfacciarsi con stili e mentalità musicali differenti, apprendere da esse e, contemporaneamente, trasmettere loro qualcosa di sé.

Inizia così, dopo una breve introduzione sulle prime esperienze giovanili veneziane, la prima parte di questo interessante volume suddiviso in tre sezioni: l’intervista, appunto, intitolata “Tempi di jazz”, in cui Fasoli ripercorre la propria carriera nei vari decenni fino ai giorni nostri, raccontando episodi, aneddoti, ma soprattutto indicando i musicisti, moltissimi (davvero impossibile citarli tutti…), con cui ha collaborato, e descrivendo come, con ognuno di essi, si è relazionato umanamente e musicalmente.

A questa sezione fa seguito un lungo ed approfondito capitolo, “La cognizione della musica”, in cui il musicista all’interno di una serie di scritti, descrive attraverso numerosi esempi, citazioni di artisti, analisi di brani, album e strutture musicali, il proprio modello di avvicinamento non tanto e non solo all’atto del suonare, quanto proprio al concetto di musica come esperienza strettamente connessa con la propria vita.
All’interno di queste pagine si riesce a cogliere, davvero in profondità, quanto la musica non sia, per Fasoli, un semplice “mestiere”, un gesto estetico o soltanto una passione, quanto una vera e propria espressione di sé.
La conferma di ciò si trova all’interno della terza parte del libro, “Su Claudio Fasoli – Punti di vista”, in cui un nutrito numero di musicisti, con i quali Fasoli ha condiviso nel tempo un pezzetto del proprio percorso, racconta in breve, e secondo la sensibilità di ognuno, chi siano l’uomo, ed il musicista, che hanno incontrato e con il quale hanno collaborato.
Sensibilità differenti, stili diversi, metodi eterogenei non impediscono di trovare, in queste brevi narrazioni, un minimo comune denominatore del tutto evidente, ovvero la dedizione, totale ed incondizionata, di Fasoli alla musica, e la capacità di scambio artistico che, negli anni, è riuscito a sviluppare.

Inner Sounds – Nell’orbita del jazz e della musica libera non è una semplice biografia, ma una sorta di compendio, scritto da un musicista, che si rivolge ad un pubblico non necessariamente di addetti ai lavori: chiunque suoni uno strumento, a prescindere dai generi, potrà trovare stimoli, provocazioni, “dritte” sul come approcciare il concetto di musica e come viverlo con intensità.
Chi invece si considera anche solo un ascoltatore, potrà comprendere in profondità quali siano i percorsi che conducono un artista ad effettuare determinate scelte, orientandosi in un certo modo piuttosto che in un altro.
Il lettore, in generale, artista, ascoltatore o semplice curioso che sia, avrà ben chiaro il perché un musicista, giunto a determinati passaggi della propria carriera, senta in maniera urgente la necessità di cambiare direzione, di spostare il proprio sguardo, di mutare orizzonte.

Fasoli, sin dall’inizio della propria esperienza, ha vissuto intensamente questo procedimento di avvicinamento alla musica: già negli anni con il Perigeo aveva contribuito a “scandalizzare” la critica più ortodossa dell’epoca, come testimonia questa stroncatura di Arrigo Polillo, pubblicata su Musica Jazz, nel 1973: “… come la monaca di Monza, dopo che ebbe risposto si al Conte Osio, i componenti del Perigeo sono scesi di gradino in gradino toccando il fondo, me lo auguro proprio, quella sera ad Alassio. La verità è che gli amici del Perigeo… hanno scoperto che il jazz rende poco mentre il rock rende molto, e cosi dal jazz appena poppeggiante del primo disco “Azimut”, sono arrivati al rock più fracassone e truccato in cui sono naufragati quasi tutti… è stata per me, e per tutti coloro che mi stavano intorno, una grossa delusione, quella dataci dal Perigeo, ai cui componenti vorrei amichevolmente consigliare di non presentarsi più, con una musica del genere, a un festival jazz in cui gli spettatori competenti prevalgono sugli ingenui…”.
Il tempo, come spesso succede, si dimostra invece galantuomo e, laddove le critiche massimaliste e, per certi versi, miopi e caratterizzate da un certo snobismo (peraltro abbastanza tipiche, soprattutto negli anni ’70 ed ’80, a prescindere dai generi musicali ai quali venivano rivolte), vengono relegate negli anfratti della memoria, il valore di molte sperimentazioni viene, non solo riconosciuto, ma diventa una sorta di standard al quale in molti, negli anni successivi, faranno riferimento.

Sperimentare, anche in ambito musicale, significa, concettualmente, azzardare, saggiare strade differenti, interrompere percorsi considerati “sicuri” per avventurarsi lungo cammini più incerti e con minori punti di riferimento, misurarsi con artisti che hanno stili e metodologie differenti dalle proprie, creare sinergie, scambi musicali, e perseguire un obbiettivo comune aggiungendo, ognuno, il contributo della propria esperienza: la carriera di Claudio Fasoli, e questo volume lo descrive in maniera del tutto esaustiva, è caratterizzata esattamente da questo tipo di approccio per cui le esperienze musicali del sassofonista appaiono eterogenee ma tutte improntate ad un continuo arricchimento, musicale ed umano, reciproco.
Un continuo dare ed avere, ricco di momenti felicissimi, anche di qualche inevitabile e fisiologica battuta d’arresto, ma con l’obbiettivo chiaro e preciso di andare oltre, di superare l’attualità disegnando scenari musicali futuri o futuribili; se si considerano le varie epoche musicali è proprio grazie a musicisti con questo imprinting se la musica non è mai stata uguale a sé stessa, ma si è evoluta nei secoli: per fare ciò, diversi musicisti si sono accollati dei rischi, hanno sfidato le critiche, hanno talvolta rinunciato ad un successo quasi annunciato per scivolare in nicchie non sempre immediatamente riconosciute.

Eppure è soprattutto grazie a loro che, ancora oggi, la musica si dimostra quanto mai vitale, e fa piacere constatare che, a molti fra coloro che l’hanno resa tale, venga reso il dovuto merito per non essersi mai tirati indietro. 

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In dettaglio

  • Artista: Claudio Fasoli
  • Editore: Agenzia X
  • Pagine: 285
  • Anno: 2016
  • Prezzo: 18.00 €

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