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Alessio Lega

La Resistenza in 100 canti

Un libro che dopo la sua pubblicazione è diventato anche un’occasione (sempre più frequente) per uno spettacolo dal vivo. Applicazione canora e sonora per rinverdire quei giorni in cui l’Italia si liberò dalla dittatura fascista e molto altro, sino a giungere alla convulsa attualità dei nostri giorni. E così Alessio Lega con il contributo degli inseparabili Guido Baldoni (fisarmonica) e Rocco Marchi (tastiere, percussioni) sta girando in situazioni degne della massima attenzione. Come quella a sostegno e tra i lavoratori della Gkn di Firenze, fabbrica occupata da mesi per la difesa del posto di lavoro e luogo simbolo delle lotte operaie odierne. Del resto, Alessio Lega non si è mai tirato indietro nel suo solidarizzare sempre più convinto ed incisivo. Cantautore/cantastorie (due volte Premio Tenco, Premio Lumezia, Premio L’Isola che non c’era ed altri riconoscimenti), instancabile studioso e divulgatore di canti popolari, politici e di protesta, ha al suo attivo, oltre ai dischi incisi, un bel gruzzolo di pubblicazioni librarie di tutto rispetto. Tra queste, vale la pena ricordare Canta che non ti passa. Storie e canzoni di autori in rivolta francesi, spagnoli e slavi” edito da Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa nel 2008. Il nuovo volume è un ben documentato immagazzinare tra memorie, stati d’animo e ricordi di persone che cercarono la luce per sconfiggere il buio. Canti orali, monti e valli, luoghi-rifugio. Contro l’oblio la ricerca per proiettarsi in avanti. Cento narrazioni (r)esistenti: “la voce con cui la musica della vita si oppone al silenzio della morte”.
Raccolto esistenziale, le radici e le ali. C’è ovviamente Bella ciao quella del riscatto partigiano, intonata a squarciagola persino da alcuni mentre stavano per essere messi al muro per essere fucilati. E che è parte di un flusso continuo che l’autore suddivide in cinque parti: inni di un popolo in rivolta (8 settembre 1943–25 aprile 1945), ciò che scaturiti nel dopo (1946-1965), canti antifascisti che non temono l’usura del tempo (1922-1943), brani internazionalisti, anarchici e dagli inferi, un nuovo canzoniere partigiano che si dipana su 60 di vicende individuali e corali (1958-2018). In una recensione è impossibile segnalare tutti i 100 canti ed è un peccato. Perché ognuno di essi oltre a brillare di luce propria, sono frammenti-testimonianze di forme di vita, di contesti sociali e politici. Ieri (come oggi e domani) di chi ebbe il coraggio di dire: No.

Bagagli: culturali, immateriali, concreti, visionari. Rielaborazioni, con tanto di sfottò e ironie contro il nemico, propaganda clandestina, desiderio del riscatto, anthem. Pietre d’inciampo. Quindi il risbocciare nel corso del tempo di Fischia il vento (“Cessa il vento calma è la bufera, torna a casa il fiero partigian”) una melodia russa che si trasforma in una canzone sentimentale e fatta propria dal Gruppo di Piadena e da Maria Carta, Dai monti di Sarzana (“Più forte sarà il grido, che salirà lassù, fedeli a Pietro Gori, noi scenderemo giù”) attribuita ai partigiani anarchici di quelle terre, Per i morti di Reggio Emilia (“Di nuovo come un tempo sopra l’Italia intera, fischia il vento ed urla la bufera"), dalla penna Anni 60 da Fausto Amodei, Corso Regina Coeli (“Povero Matteotti te l’hanno fatta brutta, quei vili assassini la vita t’han distrutta, vigliacchi sono”) dal repertorio del Coro delle Mondine di Trino Vercellese,All You Fascists(“Gente di ogni colore, che marcia fianco a fianco, che marcia per questi campi…") perché non poteva mancare lo storyteller proletario Woody Guthrie, Ma mi (“Quaranta dì quaranta nott a San Vittur a ciapaa i bott”)la sua prima voltain un recital di Ornella Vanoni nel ’58, Canzone della ligera (“Gente che viveva di espedienti più che pericolosi malviventi”), scritta e musicata da Giorgio Strehler e da Fiorenzo Carpi, Dante di Nanni (“Nel traffico del centro pedala sopra il suo triciclo e fischia forte alla garibaldina, il carico che piega le sue gambe è l’ingiustizia, la vita è dura per Dante di Nanni”)cavallo di battaglia degli Stormy Six e dedicata al giovane gappista, Eurialo e Niso (“Le sentinelle erano incantate dalla luna, fu facile sorprenderle tagliandogli la fortuna, una di loro aveva una spilla sul mantello, Eurialo la raccolse e se la mise sul cappello”)frutto della collaborazione tra Massimo Bubola e i Gang e contenuta anche nell’antologia Materiale resistente (1995).

Oltre a tutti testi, una selezione di foto in bianco e nero con tanto di didascalie e nelle pagine finali alcuni spartiti originali. Numerosi i riferimenti (dall’Istituto Ernesto De Martino all’Anpi) e i ringraziamenti dell’autore. Tra questi, quelli a Michele Anelli, Cisco Bellotti, Marino e Sandro Severini, Franco Fabbri, Piero Brega, Ascanio Celestini, Flavio Giurato, Paolo Archetti Maestri, Filippo Andreani, Michele Gazich, Marco Rovelli, Max Manfredi a rappresentare l’attualità del canto della Resistenza. Proprio stavo finendo il libro, mia madre – indomita ribelle – è stata colpita da un’emorragia cerebrale, che mi ha portato a scrivere le ultime pagine, fra casa e ospedale. Ma la fibra forte della mamma mi ha consentito di non dover dedicare questo libro a lei ma alla sua personale resistenza”. Un libro prezioso perché chi non ha memoria (si) ripete. 

 

 

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In dettaglio

  • Artista: Alessio Lega
  • Editore: Mimesis
  • Pagine: 272
  • Anno: 2022
  • Prezzo: 18.00 €

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