Fabio Zuffanti
"Questo è un libro ingenuo. Molto ingenuo!". Con queste parole si apre O Casta Musica, Pamphlet ribelle contro la "Malamusica", il libro di Fabio Zuffanti - pregiato e poliedrico musicista - nato da una lettera aperta inviata alla stampa nel gennaio 2011. Una lettera viscerale in cui l'autore sottolinea la poca democrazia della circolazione di cultura in Italia e come majors, network, stampa e tv veicolino sempre i soliti noti: Vasco Rossi, Laura Pausini, Jovanotti, Ligabue, Elisa e pochi altri, a detrimento della diversità di cui la musica si nutre e degli stimoli verso i famigerati giovani d'oggi.
Da quella lettera sono nate tante discussioni e questo libricino (che ha trovato casa nella Collana "i Liberini" da un'editore molto attento a queste cose come Claudio Fucci di Vololibero Edizioni) in cui l'autore non svela soluzioni, ma pone domande e avanza ipotesi, mettendo subito le mani avanti con la frase citata in apertura. ‘Un libro ingenuo’, come lo chiama Zuffanti, non per difendersi, ma per chiarire la sua posizione e per porre l'attenzione sul problema della cultura in Italia e della crescita qualitativa dei suoi cittadini.
Onesto e indignato, non scrive perché come musicista non ha sfondato (il che non è vero e non c'è bisogno di presentare qui la sua storia, anzi il consiglio è di andare sul suo sito).
Zuffanti rivendica il mestiere del musicista in Italia e ci dice una cosa essenziale che sembra figlia de
Il piattume dei talent show, la poca ricchezza di generi proposti, l'assenza di curiosità del pubblico e degli aspiranti artisti, le 'dittature' delle cover band, la sotto-casta del mondo indie. Un libro ingenuo, che semina molto e che avrebbe potuto essere corretto in modo adeguato in fase di editing.
Ma il nostro non è uno scrittore, né un sociologo, è un musicista, che non si riconosce in questo paese che ama. Ma un uomo solo non può scoperchiare questo immenso calderone e allora Zuffanti lancia un sasso e cerca confronto intervistando personalità coinvolte a diverso titolo come: Stefano Isidoro Bianchi, Eugenio Finardi, Matthias Scheller, Mario De Luigi, etc... Tra le tante valutazioni è Giancarlo Onorato (qui nella foto) a porre una prospettiva incoraggiante: "Oggi stiamo tornando all'esigenza del significato, ma per far ciò si è dovuto arrivare all'atrofizzazione dei mercati. Questo tende a rimettere in gioco la musica e chi la fa. Con il trionfo del mercato discografico invece, e fino a poco tempo fa, fare i dischi era una questione di vendita, punto. O vendevi o non contavi - e oltre - Ciò ha permesso la condizione per cui a fare dischi fossero sempre più degli avventurieri, dei mediocri e degli improvvisati, alla disperata ricerca del motivetto fortunato, allontanando sempre più il disco pop dal suo essenziale ruolo di mediazione del valore artistico presso il grande pubblico".
Non tutto è perduto se se ne parla, se si ascolta e ci si confronta, difatti nell'ultima manciata di anni parlare di casta è diventata una moda, c'è casta ovunque ed è un bene averne preso coscienza - anche se troppo spesso si sfocia nel populismo. L'assenza di meritocrazia, la santificazione del più furbo e la poca valorizzazione del lavoro hanno fatto cadere l'Italia molto in basso. Come Norma invoca