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Claudia Endrigo

Sergio Endrigo, mio padre. Artista per caso

Lo so, sembra assurdo, ma in un mondo in cui anche la più imberbe delle sensazioni nate (e spesso morte) su You Tube ha avuto l’onore di un libro che ne raccontasse le magnifiche sorti e progressive, la bibliografia su un gigante (meglio: un padre fondatore) della canzone d’autore italiana è stata per decenni incredibilmente scarna. Si contava un libello omonimo a cura di Vincenzo Mollica del lontano 1982 (gustoso, ma alquanto frammentario) e un testo di Doriano Fasoli e Stefano Crippa, Sergio Endrigo, la voce dell’uomo, originariamente pubblicato nel 2002, andato poi rapidamente fuori catalogo e finalmente ristampato l’anno scorso: è anch’esso un lavoro (tra l’altro non aggiornato, neanche nella ristampa) un po’ caotico: un paio di brevi interventi d’autore (Lauzi, Sannia), un saggio critico, un’intervista allo stesso Endrigo, i testi delle canzoni, la discografia.

Stando così le cose, si sentiva proprio la mancanza di un libro che raccontasse dall’interno il Sergio Endrigo uomo: se siete di quelli che ci tengono a tenere separati l’artista dalla sua arte, beh, in questo caso vi invitiamo a ricredervi, perché mai come nel caso di Sergio Endrigo conoscere l’uomo può essere utile ad amare ancor di più la sua opera.
Questa lacuna, dicevamo, è stata oggi finalmente colmata dall’uscita di Sergio Endrigo, mio padre (sottotitolo Artista per caso) per opera meritoria della figlia Claudia che da anni si batte per far avere il giusto riconoscimento a una figura così imprescindibile come quella di suo padre. E’ un libro intimo, che nasce da un’assenza, un’assenza che via via, a dodici anni dalla scomparsa del cantautore, si configura sempre più come un assedio.

E’ un viaggio affettivo nella vita di Sergio Endrigo, una vita difficile (a cominciare dalla sua natura di esule istriano) e bella, una vita fatta di stenti e di speranze, di polverosi night e di ribalte internazionali, di successi e fallimenti. Claudia Endrigo con immane amore (un amore che non le impedisce, tuttavia, di far cenno a certi lati più scuri di una personalità a volte difficile come quella del padre), ci racconta tutto ciò, e nelle sue pagine rivive davvero questa figura paterna così amorosamente ingombrante. Quello che salta subito agli occhi del lettore è il grande valore della dignità che quest’uomo ha sempre trasmesso a chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarlo nel suo cammino. Una dignità che si è via via declinata nell’impegno politico e civile, nell’amore per la musica e la cultura brasiliana (amore abbondantemente ricambiato da quella splendida terra che continuò ad accoglierlo come un dio anche quando in Italia Endrigo era stato quasi completamente, e vergognosamente, dimenticato).

In realtà questo lavoro sembra avere due autrici: la Claudia bambina e la Claudia adulta, le cui voci spesso si intersecano e si confondono (splendide le brevi pagine liriche che introducono i vari capitoli), nel ricordare scene di vita familiare, a cominciare dalle incredibili estati a Pantelleria, dove Endrigo panicamente si immerge nella natura e nell’anima degli isolani, entrambe incontaminate. E gli anni felici a Mentana, “luogo metafisico”, e gli intensi momenti passati con i vicini di casa, gente che si chiamava Ennio Morricone, Luis Bacalov, Sergio Bardotti e, per qualche tempo, Chico Buarque de Hollanda. 
E poi certo, le canzoni, dalla prima, “Bolle di sapone”, scritta su istigazione di Nanni Ricordi (“Endrigo, ma lei non ha mai pensato di scrivere canzoni?”), a quelle più celebri (Teresa, Via Broletto 34, Aria di neve, Canzone per te, Io che amo solo te, La casa, Ci vuole un fiore, Maddalena... devo continuare?), ma anche quelle magari meno baciate dalla fortuna discografica, che tuttavia Claudia ricorda e porta nel cuore.

Il tono si fa poi più struggente nel racconto degli ultimi anni, quando Endrigo, messo alla porta da una discografia che negli Ottanta blandiva folle accaldate di gioia (Lolli docet) che bramavano ben altri suoni e altri idoli, via via fu costretto ad accettare ingaggi e serate sempre più mortificanti, e a far dischi per piccole etichette incapaci poi di assicurargli un’adeguata promozione. Tempi difficili, aggravati inoltre dalla sordità che comincia a colpirlo a metà di quel decennio, e poi da altri gravi problemi di salute (un’ischemia, e poi un tumore che lo condurrà alla morte nel 2005). E anche se oggi la figura dell’artista istriano sta riconquistando il posto che merita nel Pantheon della canzone italiana, anche grazie alla stessa Claudia Endrigo che ha da poco reso ancora più ricco il sito dedicato al padre, mettendo on line praticamente tutta la sua opera, bene fa Claudio Baglioni, nella prefazione, a scrivere che “La scrittura e le composizioni di Sergio Endrigo dovranno trovare, nei giorni futuri, un luogo più adatto per essere vissute”.

Intanto speriamo che i suoi dischi possano trovare la strada della ristampa (alcuni sono ancora oggi fuori catalogo), e che qualcuno si prenda la briga, finalmente, di dedicare a Endrigo un vero e corposo lavoro critico approfondito che segua passo passo, album per album, la sua carriera.

Tornando a Sergio Endrigo, mio padre, e ribadendo che siamo di fronte a un libro assolutamente da leggere per chi ama Endrigo, o più in generale la canzone d’autore italiana, non possiamo però non rilevare qualche pecca: la discografia acclusa a fine testo è accurata ma un po’ disordinata (non fa distinzione tra singoli, LP, raccolte, ristampe) e forse un po’ fuori luogo in un testo che ha tutto un altro mood che non quello di studio specialistico. Manca, invece, un indice dei nomi che consenta facilmente di ritrovare certe informazioni. Infine, viene da chiedersi quanto in basso deve essere scivolato l’antico e nobile mestiere del revisore di bozze, se anche una casa editrice di peso e prestigio come la Feltrinelli non riesce a correggere un paio di errori abbastanza evidenti (il regista Antonio Pietrangeli scambiato con il figlio cantautore Paolo e il futurista Marinetti, citato a proposito dei versi de L’arca di Noè, che diventa un inesistente Martinetti): sono lapsus scusabilissimi in fase di scrittura, assai meno in fase di revisione di terzi. Confidiamo che un’auspicabile ristampa ponga rimedio. 

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In dettaglio

  • Artista: Claudia Endrigo
  • Editore: Feltrinelli Editore
  • Pagine: 204
  • Anno: 2017
  • Prezzo: 16.00 €

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