ultime notizie

Lilith Festival: Genova tra pop, rock ...

di Alberto Calandriello Periodo di intensissima attività per l'Associazione Culturale Lilith, punto di riferimento per la cultura a Genova ed in Liguria, che da pochi giorni ha dato il ...

È uscito "Fessbuk", il nuovo vulcanico disco di Daniele Sepe

Buonanotte Al Manicomio

La recensione de L'Isola

Daniele Sepe con "Fessbuk" realizza un’opera molto originale, partendo proprio dal famoso socialnetwork cui lui stesso è iscritto e dalle cui pagine ospita frequentemente animate discussioni politiche. A Facebook è ispirato anche il bel libretto che accompagna il disco, in cui testi e annotazioni sono riportati come dialoghi estratti dalle bacheche e i protagonisti del disco appaiono invece come tanti avatar. Insomma è un progetto pienamente immerso nell’attualità, che guarda però anche al passato, alle esperienze di lotta degli anni ’70 per cercare nuova linfa, per affrontare a viso aperto un futuro sempre più nero.

Esemplare è in tal senso è il brano d’apertura Histoire de l’ouvrier (Storia dell’operaio), un brano hip-hop che ci presenta un dialogo tra sordi, tra un padre e il figlio, il padre che utilizza la lingua napoletana per raccontare di lotte passate e presenti, il figlio laureato che parla un italiano forbito usando però solo slogan e frasi fatte, prive totalmente di contenuti come queste «Polemiche a parte, noi giovani democratici di sinistra, parteciperemo in maniera massiccia per vivificare democraticamente le prossime elezioni, portando alla ribalta l’espressioni, i volti e le personalità che possono incarnare il vero spirito del giovane democratico italiano, che vive per e nella società contemporanea».

Come molti altri lavori di Daniele Sepe il terreno musicale su cui si muove l’intero progetto è vasto e vario, così che si passa immediatamente dall’hip-hop al soul con Campagna che ci racconta una campagna che è quella dura dei braccianti di San Nicola, ben diversa da quella patinata vissuta da villeggianti in cui si insinua il tema di Watermalon Man di Hancock per poi ritrovarsi al rock duro di Bulls on parade sui protagonisti delle speculazioni finanziarie, un nuovo cambio di scena e si passa a Moritat der Mackie Messer in pieno teatro Brechtiano e poi ancora hip-hop con Homo Sapiens, canzone dove il tema è quello eterno della guerra e così via.

Tra i brani più originali e al fulmicotone sottolineerei Democratic party splendida fotografia di un povero lavoratore che si trova a consegnare una cassa di Martini ad un party di “compagni”, si tratta di una grande presa per i fondelli che si chiude con queste amare parole «Che ‘mparata ‘e crianza che m’ha fatte sta stronza simme tutte cumpagne je fatiche e tu magne (uè banda ‘e chiavece, papà era iscritto dal ‘45) e si mo stesse ccà ve lardiasse senza pietà ...papà».

Altri pezzi forti di questo lauto pasto sono poi L’uomo Yamamay, brano molto orecchiabile e mutevole per una storia di amore, sesso e viagra in cui compare di tanto in tanto anche il fantasma di Carosone e Samba do tremone, un’altra esilarante storia di sesso “esagerato”, di escort, coca, abusi sessuali e abituali lamentele perché «i magistrati sono tutti comunisti».

Il disco è, a tratti, geniale, però è forse troppo lungo e una sforbiciatina non avrebbe potuto che apportare benefici, garantendo un prodotto finale più uniforme e nel complesso di maggior qualità.   


Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento