ultime notizie

Lilith Festival: Genova tra pop, rock ...

di Alberto Calandriello Periodo di intensissima attività per l'Associazione Culturale Lilith, punto di riferimento per la cultura a Genova ed in Liguria, che da pochi giorni ha dato il ...

Luci ed ombre di un'edizione che ha mostrato ancora una volta i muscoli negli ascolti e presta il fianco quando parla di musica

Cosa resterà dell'edizione 2016?

Il racconto dell'Isola

 

Ancora qualche giorno e anche la pratica Sanremo 2016 cederà (lentamente, of course) il passo alla routine. Prima però anche L’Isola si è fatta qualche domanda, provando a chiederci “cosa resterà di questa 66ª edizione”.
Non è uscito un giudizio univoco, è normale, anche perché su Sanremo tutti hanno un parere, anche chi non l’ha visto, figuriamoci chi l’ha visto. Un po’ come la nazionale di calcio, tutti hanno in tasca la formazione migliore, il modulo vincente, la schiappa che doveva essere sostituita. E così, un po’ per divertirci, un po’ per capire davvero cosa resterà di questo Sanremo nei prossimi anni, abbiamo raccolto il parere di cinque “isolani”, volontari
obbligati a vedersi le cinque serate.
Si comincia con
Francesco Paracchini per poi passare ad Ambrosia Silvia Imbornone, Giulia Zichella, Daniele Sidonio e infine a Valeria Bissacco. La scelta è stata quella di piccoli interventi centrati principalmente sulle canzoni e sugli artisti, lasciando da parte tutto il contorno (che comunque nel festival contorno non è) come il presentatore, le vallette o i co-conduttori che dir si voglia, le giurie, gli ospiti canterini e non (qui una foto di Roberto Bolle, che ha portato sul palco dell’Ariston un’efficace connubio tra musica rock e danza). Solo una veloce riflessione quindi sulla parte strettamente musicale, cercando di  rispondere alla domanda iniziale: Cosa resterà di questo Sanremo 2016?

Nella foto in apertura, nell'ordine, Carlo Conti, Franz Di Cioccio (presidente di Giuria), Fabio Ilacqua (coatore insieme a Gabbani del brano vincitore) e Francesco Gabbani, vincitore sezione Giovani

Tutte le foto sono della nostra inviata Luciana Farese

-----------------------------------------------------------------

 

“Poco. Resterà poco. Canzoni mediocri per un risultato finale ancora più debole. Qualche brano più centrato di altri c’è, come quello di Dolcenera (che disegna sempre di più una strada cantautorale moderna, qui nella foto) o di Annalisa (ancora un paio di canzoni così e si scrolla di dosso i panni dell’ex talent). Chiaro, dobbiamo parametrare il tutto alla Kermesse, al dove siamo e a quale pubblico si rivolge. Un plauso comunque  va a Giuseppe Anastasi, giovane autore che ormai è una conferma e che sa disegnare perfettamente i brani su Arisa, e poi un tiratissimo sei politico a Enrico Ruggeri. Niente di eccezionale, appunto, solo un brano di mestiere (diciamo che è uguale ad almeno altre dieci sue belle canzoni), solo che c’è mestiere e mestiere e se ti chiami Ruggeri è un conto, se ti chiami Neffa è un altro.
Appena sufficiente il brano degli Stadio. Il brano intendo, perché la performance di Curreri è afona e insufficiente, così come quella di Patty Pravo (ma non gli si poteva dare solo un Premio alla Carriera e non metterla in gara?) o di Morgan, che pure hanno presentato brani di buon livello.
Ultime righe per i giovani. Miele (nella foto a destra, vero nome Manuela Maria Chiara Paruzzo) e Francesco Gabbani li considero entrambi vincitori, si sono giocati bene l’occasione e i due brani se li porteranno nei loro live per anni, mentre più acerba mi è sembrata Chiara Dello Iacovo, a differenza di Ermal Meta più incisivo e valido autore e performer, dopo la sua bella avventura con La Fame di Camilla. Per il resto il nulla o quasi. Di Francesco Gabbani mi piace segnalare che il brano è scritto con Fabio Ilacqua, talentuoso artista che qualche anno fa tentò la strada cantautorale, ma dopo qualche ottimo brano si persero le tracce. Ecco, una delle cose più piacevoli della sezione “giovani” 2016 è il suo ritorno. Niente nomi extra-gara dicevamo, ma lasciatemi due eccezioni. La prima è per Rocco Tanica, formidabile intrattenitore che in una manciata di minuti riusciva a strappare sempre un sorriso e poi quella ventata di primavera che ha portato Ezio Bosso (foto in alto), non tanto per quel breve brano suonato al piano, ma per la semplicità con cui ha raccontato cos’è per lui la musica e per come è riuscito a commuovermi. Ecco, quando vorrò rivedere qualcosa dell’edizione 2016 saprò dove riavvolgere il nastro”.
(Francesco Paracchini)

 -----------------------------------------------------------------

“Tra i Big, in media in gara con brani sottotono, salvo lo struggente e sognante brano cantato da Patty Pravo, sontuosamente retrò; al resto pensa la sua eleganza da Divina, meravigliosa creatura, che incanta anche con un semplice movimento delle mani o con un abito di classe. Non male la ballata pop, la vocalità e l’immagine pulita di Francesca Michielin; d’esperienza la fantasia di Moog nel brano di Ruggeri. Delicato ed emozionante il testo della canzone vincitrice degli Stadio (cantata da un Curreri visibilmente commosso), mentre i Bluvertigo hanno portato un ottimo brano di Morgan, che coniuga spunti brit (quasi à la Blur) con l’amata grandeur del cantautorato che fu.
Molti altri presunti “Big” sono imballati/impagliati in canzoni stanche, poco incisive o in cataloghi di banalità; ben più originali le Nuove Proposte, come Miele, con la lettera da brividi in musica per il padre e un’interpretazione molto intensa, o il simpatico e stralunato vincitore Francesco Gabbani con la divertente Amen, dal testo ironico e ben scritto (da Fabio Ilacqua). Ci sta il premio della critica e al miglior testo; tuttavia l’ironia spesso crea distacco e filtra le emozioni: il vincitore ideale della categoria Giovani era un artista completo come Ermal Meta, (in alto nella foto) con la sua sentimentografia di ricordi e lievità synth-pop a doppio fondo, in bilico tra nostalgia e realismo, e con l’asciutta passionalità della sua voce”

(Ambrosia Jole Silvia Imbornone)

 

-------------------------------------------------

 “Un giorno mi dirai (in un futuro lontano): “Il Sanremo 2016 fu importante sai, mise su un’ipotetica linea della canzone, distanziandone ancora di più gli estremi, quello che sarebbe stato il futuro e quello che ormai era il passato della canzone italiana. Nelle giovani proposte due artisti incarnavano alla perfezione i due poli opposti: Francesco Gabbani e Michael Leonardi.
Il primo con Amen, bel sound (a metà tra Baustelle e Battiato), ritornello che entrava di diritto nelle cose da canticchiare la domenica mattina e belle strofe corpose e di significato sarebbe stato il futuro mentre il secondo, con Rinascerai, un pop lirico d’amore, era vecchio già al primo ascolto. Poi, sai, c’erano ancora i big. Alcuni lo erano per davvero, altri si spacciavano per tali nelle interviste. C’erano gli Elio e le Storie Tese, te li ricordi? Che geniacci musicali che erano e poi c’era un ragazzo che fu l’unico a portare un po’ di bel rock su quel palco, il Rouge lo chiamavano.
Poco altro a mia memoria. Ah no, certo, dimenticavo. C’era un gruppo, di quelli storici, di quelli a cui si vuole bene per forza, scrissero di un padre e una figlia. E vinsero. Il cantante si commosse e, in quella sera dei miracoli, un po’ anche noi”.

 Giulia Zichella

 

-----------------------------------------------------------------------------------------------

“Di Sanremo 2016 mi tengo stretto il secondo posto di Chiara Dello Iacovo e Francesca Michielin (qui nella foto). Una ventenne di Asti, l'altra di Bassano del Grappa. Due percorsi diversi, due voci affascinanti, due personalità nitide, due artiste credibili. Non hanno la faccia da talent ma l'hanno fatto entrambe, scrollandosi però di dosso un’etichetta che, come recita Chiara nella sua canzone, è come il cellophane che comprime il pensiero critico. Hanno preso un sentiero autoriale costruendo un'immagine vera, mostrata con sicurezza al pubblico sanremese.
La mimica di Chiara è potente quanto essenziale. Introverso è una polemica fine, racchiusa nel capello corto e nell'aria sbarazzina, nel fare scontroso che non tradisce trucchi né barriere. Ché “non basta un documento per assumere un’identità”. L'avevo già ascoltata a Musicultura 2015 con Soldatino, vederla al Festival è stata una piacevole conferma. Come ospite, in quelle serate a Macerata, c'era anche Francesca. Nel mood piano e voce ha una potenza superiore rispetto allo stand-up al microfono, ma Nessun grado di separazione è un’emozione che si “accende veloce”. Ha trasformato l'afflato mistico di Il mio canto libero in un effluvio da ninna nanna, reggendo senza barcollare il confronto con il modello. Nel 1995, anno della loro nascita, l’allora 24enne Giorgia vinceva con Come saprei. Loro forse erano troppo giovani per vincere, ma troppo brave per non vincere”.

(Daniele Sidonio)

 

------------------------------------------------------------------------------

“Inizio dalla fine. Tra i miei favoriti fin dal primo ascolto, gli Stadio vincono con un brano ben poco “sanremese”, dall'ottimo testo e melodia poco orecchiabile, ma nel loro stile. Pur essendo veterani, la commozione di Curreri e soci alla inaspettata vittoria la dice lunga sulla loro genuinità e sensibilità di artisti. Risultato assolutamente meritato, così come lo sono i premi di qualità Bigazzi e Dalla loro assegnati. Sono d'accordo anche sul Premio Mia Martini al bellissimo brano di Patty Pravo, sublime e coraggiosa interprete, ma mi dispiace (e molto) per il quarto posto di Enrico Ruggeri, che con una canzone intensa e assolutamente coerente (si sentono echi di Contessa dei Decibel) già premiato dalla giuria del Lunezia per il testo, meritava senz'altro la zona podio. Ma un altro “miracolo Vecchioni” era impossibile, e Ruggeri, già due volte trionfatore al festival,  ha un disco vincente al di là di Sanremo.
Il secondo posto di Francesca Michielin rende onore alla giovane cantante veneta ma una voce  bella e garbata non basta a vincere se il pezzo non è ancora quello giusto. Sul terzo posto dell'improbabile coppia Caccamo/Iurato sorvolo, mentre vorrei ricordare tutte le strepitose esibizioni di Elio e le Storie tese, veri momenti di genialità e sana ironia. Con un pezzo (difficile definirlo canzone) basato sul gioco dell'anadiplosi e del significato contrario del testo, si sono piazzati solamente dodicesimi ma hanno stravinto in simpatia. Francesco Gabbani, vince fra i giovani ma si rifà troppo al Battiato anni 80 per convincermi. Quindi, giudizio sospeso per ora. Amen”.

(Valeria Bissacco)


Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento