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Cesare Montalbetti, l'uomo che ha rivoluzionato l'uso della copertina nella discografia italiana. Molti i campi dell'arte in cui si è cimentato. Sempre da precursore e protagonista

È scomparso uno dei massimi esponenti italiani della "cultura dell'immagine"

Una perdita immensa per l'arte e non solo italiana.

Cesare Monti, nella vita Montalbetti, era un genio. Nel senso più alto, nobile ed impegnativo del termine. Nella sua vita c’è stato un tirocinio importante all’inizio degli anni ’60, gli anni in cui tutto è sbocciato ed in cui tutto poteva rasentare l’impossibile, se avevi talento, un briciolo di fortuna e tanta capacità di intraprendere iniziative coraggiose. Quando ritorna in Italia, dopo la sua permanenza lodinese, è il 1971 ed il nostro Paese è pronto per allargare lo sguardo sul mondo circostante. È l’inizio dell’epopea della musica cantautorale ed alternativa.
È il momento dell’esplosione di Lucio Battisti e del rock progressivo (qui a fianco la sua copertina per Storia di un minuto, album d'esordio della Premiata Forneria Marconi nel 1972). È il momento delle nuove etichette discografiche nate, magari, come “etichette periferiche” delle solite note…. il momento, quindi, della creatività al potere. Con la Numero Uno e la Cramps di Gianni Sassi, per esempio, la Trident, Produttori Associati, L’Ascolto, L’ultima Spiaggia (al cui progetto partecipò come socio insieme, tra gli altri, a Ricky Gianco e Nanni Ricordi), che diventano punti di riferimento della musica italiana, pur avendo cataloghi diametralmente opposti. Piccole case alternative e majors sono “inondate” dalle idee strabordanti di questo piccolo grande genio della fotografia e dell’immagine che riesce a stupire ogni qualvolta viene pubblicato un album con le sue idee, immagini, foto, disegni… Una creatività che non lascia scampo perché colpisce nell’immediato e non si placa rendendo possibile nuove emozioni ad ogni nuova visione che si interseca con l’ascolto degli album, perché le immagini proposte non sono “altro” rispetto alla musica (un uso potente ed evocativo dell'immagine anche all'interno dei vinili, come mostra la foto qui a fianco di un album di Adriano Pappalardo).
Un elenco lunghissimo di artisti, Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti, PFM, Banco, Enzo Jannacci, Area, Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Pino Daniele, La Formula 3/Alberto Radius, Mia Martini, Ivano Fossati, Sergio Endrigo, Claudio Rocchi, Pierangelo Bertoli, Angelo Branduardi, i DikDik e tanti altri ancora sono stati “benedetti” dal talento di quest’uomo che “vendeva” sogni con stile e classe sopraffina (con il contributo, non dimentichiamolo, di sua moglie, Wanda Spinello, tra l’altro straordinaria disegnatrice e pittrice, nonché donna di profonda cultura artistica, qui sotto con lui nella foto). Con Lucio Battisti instaurò un rapporto di grande vicinanza professionale (complice la profonda amicizia di suo fratello Pietruccio, leader dei DikDik, con l’artista reatino, come ben raccontato nel libro ‘Io e Lucio Battisti’) che scaturì in copertine straordinarie e tutt’ora ammirate che ben avvolgevano il contenuto del vinile in essere custodite (ricordiamo almeno Il mio canto libero e Anima Latina). Imperdibile in questo senso lo stupendo libro “la Numero Uno”, dove sono raccolte tutte le copertine che Cesare realizzò per gli artisti della storica etichetta (qui a fianco una suggestiva foto di Lucio Battisti compresa nel libro e che la testata L’Isola che non c’era utilizzò per il numero 20 del dicembre 2000). Ma la sua voglia di conoscere, capire, esternare, inventare, non si fermò mai alle copertine dei dischi ma spaziò dall’editoria (fu direttore artistico della rivista underground “Re Nudo”), alla discografia (divenne collaboratore della “RollingStonesRecords” che, per un italiano, rappresentò la dimostrazione della stima nei suoi confronti), alla documentaristica cinematografica (con “Ario”, del 1983, e “Vento”, del 1987) dove sperimenta nuove forme di comunicazione visiva, alla pubblicità (sue alcune campagne riguardanti marchi prestigiosi quali, tra i tanti, Kodak, Swatch, Volvo, AEM, Alitalia, Barilla, Bassetti) a dimostrazione della grande versatilità e capacità di modellare le necessità commerciali utilizzando l’arte e l’ingegno creativo.

Un uomo, un artista, un grande saggio che è andato sempre avanti, sempre oltre, alla ricerca di nuove idee, stimoli, suggestioni che parlassero al corpo come allo spirito. Mai banale, mai scontato, mai ripetitivo, mai fermo sugli allori. Cesare Monti ha attraversato il mondo dell’arte, dell’immagine, del pensiero, delle metafore con un linguaggio aperto, chiaro, mai arcano o solo per addetti ai lavori, ma realmente popolare perché popolare era la sua estrazione sociale e, attento a questa sua storia, popolare è sempre rimasto anche nelle prospettive più alte della sua arte.
Ha attraversato il mare dell’editoria elettronica con un lavoro come "Gli uomini sottili", “Inferno”, "Irlanda"; ha fondato gruppi di ricerca poetica quali “Ario” e “DNA”; ha allestito mostre ed installazioni in Italia, In Europa, in U.S.A.; è stato direttore artistico del padiglione Italia all’Expo di Lisbona (1998). Ha realizzato due libri, tra i tanti, nei quali l’uomo semplice, quello spesso dimenticato, è protagonista. Il primo “The Hero” è una sorta di libro mostra nel quale viene scandagliata la vita di una persona che ritorna a casa nel pomeriggio ed al mattino riprende le sue attività. In quelle ore viene a proporsi l’esperienza di una vita di “gente comune” tanto simile alla storia di tutti. Il secondo è “L’uomo e il motorino”, delicato e suggestivo racconto che pone sempre al centro la normalità (magari anche la monotonia) della vita.
Da non dimenticare, poi, le installazioni quali “La via del pensiero” e “La via della musica”. Quest’ultima la proposi al Comune di Milano senza, purtroppo, averne mai riscontro…Ci fermiamo qui anche se la lista delle attività di Cesare Monti potrebbe allungarsi molto…e allora vogliamo ricordarlo per il suo libro fotografico, con mostra permanente, che raccontasse la malattia, il dolore, la paura presenti in un ambito ospedaliero (in questo caso l’Ospedale San Paolo) ma, anche e soprattutto, il lavoro del personale ospedaliero, la dedizione,  l’attenzione al paziente che rimane persona integrale anche nella sua malattia. Un lavoro, questo, magari minore e non pubblicizzato come un album ma che, a mio avviso, ha saputo raccontare in maniera discreta ma profonda l’amore che quest’uomo, aveva per la vita, per le persone, per l’uomo nella sua dimensione più ampia ed infinita.
E’ stato un uomo “modesto”, Cesare Monti-Montalbetti, come solo i grandi uomini e grandi artisti hanno la capacità di essere. Grazie Cesare per avermi dato la possibilità di conoscerti con il rammarico di distanze che lasciavano tempi lunghi al dialogo. Ora cavalca il tuo motorino e dovunque andrai certamente ora non potrai più cadere

Rosario Pantaleo    

Tutte le foto utilizzate sono tratte dal suo profilo facebook:

https://www.facebook.com/cesare.montalbetti


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