ultime notizie

Lilith Festival: Genova tra pop, rock ...

di Alberto Calandriello Periodo di intensissima attività per l'Associazione Culturale Lilith, punto di riferimento per la cultura a Genova ed in Liguria, che da pochi giorni ha dato il ...

L'artista bolognese Freak Antoni, scomparso qualche giorno fa, lascia un segno indelebile nel "modo" di ri-pensare la musica italiana

Gli piacevan le sbarbine. E anche da lì non cambierà idea...

Irriverente e goliardico l'Italia perde un grande artista

sono andato dal lattaio ma il formaggio era finito ed è per questo che ho comprato la mozzarella” … se vuoi e puoi,  hai già capito tutto degli Skiantos: non sense, doppio sense...trip(le) sense.

 

Sarcastico come sempre, più o meno due anni fa, per non uscire dal personaggio, Freak Antoni (Roberto Antoni all’anagrafe) aveva ringraziato pubblicamente il tumore che lo stava divorando perché “almeno ho smesso con la droga e l’alcool” e si era lanciato in una nuova avventura da solista  accompagnato da Alessandra Mostacci (apprezzata pianista classica, con lui qui nella foto, ma anche compositrice e performer di musica contemporanea).
Dandy Bestia (al secolo Fabio Testoni e motore musicale degli Skiantos, “il mio chitarrista preferito”, citando Freak) pare non l’avesse presa molto bene, ma sono sicuro che la questione se la siano sanata perché per quanto si dica questi due facevano Rock con la R maiuscola. 14 dischi ufficiali da Inascoltable del 1977 passando per Monotono e Kinotto, i dischi della consacrazione, fino all’ultima produzione del 2009 Dio ci deve delle spiegazioni. Rileggendo tutto d’un fiato questi trent’anni e passa di musica, troviamo due dischi dal vivo, almeno quattro raccolte e una decina di singoli ed EP. Una produzione immensa.

Forse non avevano fatto il conservatorio, forse si ispiravano agli Stones senza nasconderlo, ma di sicuro non potevi non buttarti nella mischia ai loro concerti o partire a mille sul riff di chitarra di Io me la meno o Eptadone (per citare solo alcuni dei brani più “tirati”): da sempre la storiografia musicale “di regime” li sdogana come la versione italiana dei Sex pistols – un paragone che sicuramente lusinga per importanza – ma che forse riduce in termini di presenza sulle scene una band che ha gestito più di  30 anni di palcoscenico (con le radio che ostinatamente programmano solo “mi piaccion le sbarbine” con un risolino leggero di introduzione, ma le vere perle erano e sono altre). E non credo certo di essere il solo a pensarla così…

Sono di Modena, classe  1970, ed ero “un cinno”, come si dice qui in Emilia fino a quando non hai almeno un po’ di baffo e sei l’alter ego della sbarbina. Allora cantavo “i gelati sono buoni ma costano milioni”,  imparata dai fratelli maggiori con gli amici delle vacanze, perché come tutti i cinni i gelati li adoravo davvero e poi perché c’era il sapere nascosto (neanche tanto) che i gelati erano altro: il gusto del proibito, “le cose” da grande, lo sballo e inesorabilmente la droga. Ma credo che  per Freak e gli Skiantos la droga non sia mai stata una scusa: direi più una ‘passione’, o meglio il piede di porco con cui  scardinare un mondo e una cultura becera, statica, inesorabilmente sanremese e democristianamente mono-tona…

Se avete tempo, gira su youtube un live a Bologna del ’78, dove il palco non si distingue dalla platea (http://www.youtube.com/watch?v=6DmWxuEjLVc), dove tutti gridano fuori tempo, dove Freak è il primo che non ci capisce un cazzo di quel che succede,  ma tutto è così reale, così spontaneo e insanamente perfetto che pare un miracolo.  

Proprio così: quelli additati, i drogati, quelli delle cattive compagnie che la mamma ti diceva di evitare, erano ragazzi che si divertivano senza far del male a nessuno (se non a loro stessi, ma questo è un altro discorso), che volevano “sballare “ e ballare, sperando di cambiare il mondo ma purtroppo con la consapevolezza  che c’era poco da fare. E così Freak con gli Skiantos erano in carrozza a trainare generazioni di “disadattati” in attesa di omologazione e giù anni di concerti  lungo la Via Emilia, alle feste dell’Unità, del patrono, della salama da sugo, con cassette di  verdura come tiro al bersaglio, con la pasta cucinata sul palco, con  il pubblico che li insulta e lui che risponde preciso, tagliente, fantasticamente a segno con ogni parola, volgare solo se non capivi e se non sapevi salire di livello.

E lo capisci ancora di più in questi giorni, quando si è sparsa la notizia sui social network, che se volevi - e potevi capire - Freak e gli Skiantos ti restavano addosso per  tutta la vita come un tatuaggio, con il tratto sbavato e impreciso come i loro concerti, con aforismi profetici (“la fortuna e cieca ma la sfiga ci vede benissimo”), con ritornelli esilaranti (“voglio solo skakkolarmi skakkolarmi skakkolarmi”), con episodi di vita unici (“ma ti ricordi l’orto del contadino che abbiamo saccheggiato durante il concerto di Fossoli”):  tutti a darci un abbraccio virtuale, una pacca sulla spalla per rincuorarci per l’amico andato, tutti a ringraziare Freak perché ha avuto la forza e il coraggio di essere sempre uno Skianto (“mai avuto un rimpianto”) anche quando sua figlia voleva sposare uno (“qualsiasi”) dei Lunapop, o supplicava il signore dei dischi di entrare in hit parade “entro i primi 6” o amaramente si ripeteva che “non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”.            

Felicemente Freak festeggiava 38 anni di in-successi perché la sconfitta è poesia e i tanti che come me lo hanno incontrato ai margini di un concerto o in giro per Bologna non percepivano in lui alcuna vergogna o invidia della fama, anzi una splendida e sincera umanità.
(Marco Zanasi)

 

il grande freak ancora una volta ci ha fregato,

e ha deciso di andare a fare danni da qualche altra parte!

essendo però di animo buono, ci ha lasciato

in compagnia delle sue canzoni,

delle sue poesie e anche delle sue stravaganze

...e questa in fondo è la cosa più importante.

( http://www.skiantos.com/diski/ )


 


Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento