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BBC EARTH CONCERTS

In nove appuntamenti si sono avvicendati i tre spettacoli della fortunata trilogia

Planet Earth, The Blue Planet, Frozen Planet

Si è conclusa da poco la prima edizione italiana dei BBC Earth Concerts, che grazie a Barley Arts e La Verdi ha permesso ad un pubblico numeroso e incantato di beneficiare per ben nove appuntamenti delle spettacolari immagini dei migliori documentari naturalistici dell’emittente inglese, accompagnate dalle musiche inedite ideate dal genio compositivo di George Fenton. L’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta dal Maestro Danilo Grassi e composta da 58 elementi tra archi, fiati, tastiere, percussioni e arpa, ha guidato tra luglio e settembre 2014 oltre 5.000 spettatori attraverso i migliori filmati della serie televisiva, nell’ambito della rassegna Un’estate con la musica, giunta alla sua terza edizione.

Un’esperienza totalizzante e multisensoriale che si sviluppa in tre diversi spettacoli tematici, dove vi è perfetto equilibrio tra musica e immagini senza che mai un elemento sovrasti l’altro, e dove le note dell’orchestra non si limitano soltanto ad accompagnare, ma “raccontano”.  A proposito di questo prezioso connubio, il Maestro Danilo Grassi ha detto: “La natura stessa è musica, ogni suono che la natura crea oltre e con il silenzio è musica, basta saperla ascoltare. La musica “scritta” nasce dalle emozioni che scaturiscono vivendo la natura stessa. Il musicista interpreta i sentimenti e le sensazioni che nascono dal vivere profondamente gli odori, i suoni e le immagini che la natura ci propone. La bellezza delle immagini sicuramente amplifica il valore della musica, così come la musica può fare emergere dalle immagini la parte intima di emozioni che ognuno di noi può sentire. Studiando le tre partiture  ho avuto subito la sensazione di visualizzare ciò che avrei poi capito meglio con le immagini. La musica di George Fenton è il cuore pulsante  di quello che solo più tardi ho potuto vedere; paesaggi, racconti, sentimenti espressi che con l’apporto delle note diventano sensazioni da vivere in tempo reale, la distanza dallo schermo e dagli elementi naturali si annulla e lo stupore per immagini così incredibili lascia senza respiro”.

Ma entriamo nel dettaglio dei tre concerti.

PLANET EARTH IN CONCERT
Composto nel 2006 ed eseguito per la prima volta a Dallas il 25 Giugno 2010, sono occorsi cinque anni per completare il progetto, che mette in evidenza la molteplicità  degli ecosistemi terrestri e la loro varietà. Le riprese hanno realizzato una straordinaria combinazione di elementi: gli operatori si sono avventurati lungo i grandi fiumi, si sono calati in gole profondissime, hanno scalato le vette più alte, si sono addentrati in caverne buie e hanno sfidato pericolosi deserti. Girata interamente “in alta definizione”, sullo schermo scorrono immagini di imprese rare, dimensioni inimmaginabili, ambientazioni impossibili insieme con le creature più selvagge e nascoste del Pianeta Terra. Dalle vette del Nepal al lussureggiante verde dell’Amazzonia, dalle mezzelune scolpite del Sahara alle scintillanti calotte polari.
L’orchestra accompagna i diversi episodi in un racconto musicale memorabile e sorprendente e ogni sequenza narra una storia e rappresenta una celebrazione del nostro pianeta, il cui destino è cambiato quattro miliardi e mezzo di anni fa, in seguito alla collisione cosmica. Ad introdurre le diverse sequenze la splendida voce di Valentina Ferrari, cantante e attrice la cui formazione artistica si è sviluppata grazie a numerose esperienze in diversi campi che, oltre ad anticipare il racconto delle immagini le accompagna con la voce ed esegue il brano Wish you were here (Nice work if you can get it) di George e Ira Gerschwin, dove si sottolinea che il più bel lavoro è innamorarsi, passeggiando con una ragazza, sospiro dopo sospiro, tenendosi per mano a mezzanotte sotto un cielo stellato.
Tra gli episodi più apprezzati sicuramente quello che ci fa conoscere la vita privata dei leopardi delle nevi, che finora nessuno aveva mai potuto vedere, e che gli operatori BBC sono riusciti a filmare per la prima volta sui monti del Pakistan.

Brani:
1)    Ouverture
2)    First steps
3)    Gone Fishing
4)    Journey to the Okawango
5)    The snow Leopard
6)    The roof of the world “Cranes”
7)    Wish you were here (Nice work if you can get it)
8)    The Season
9)    Caves
10)  The Caribou Migration
11)  Snow Geese
12)  The Hunter and the hunted
13)  The Lucky Planet

THE BLUE PLANET IN CONCERT
Nasce nel 2001 e viene eseguito per la prima volta nello stesso anno a Londra al Royal Festival Hall dalla Bbc Concert Orchestra diretta da George Fenton. Ispirandosi alla celebre canzone di Charles Trent, La Mer, il compositore ha scritto la commovente e maestosa colonna sonora di questo film , pluripremiato per la cinematografia e che rappresenta il primo programma completo della storia naturale dei mari. Un bellissimo viaggio attraversi i mari gelati, brulicanti di vita nascosta, e i mari caldi di corallo per poter ammirare un arcobaleno fatto di pesci. Luoghi abitati da alcuni simpatici personaggi ed altri meno amichevoli, piccoli e grandi, in cui si celebra la bellezza pura e il colore delle acque mistiche e delle barriere coralline.
Paolo Barillari, artista poliedrico e sempre attivo tra teatro e musica, ci narra come le immagini offerte siano il risultato di 7.000 ore di filmati girati nell’arco di cinque anni in oltre duecento locations di tutto il mondo.
Il video di maggior impatto è quello che si svolge nell’oceano, il grande deserto blu, dove la troupe ha passato più di 3.000 giorni sul campo prima di riuscire a filmare una balenottera boreale: una delle specie superstiti più rare di balena, che dopo aver inghiottito il suo pasto, si avvicina pericolosamente all’obiettivo della telecamera rischiando di uccidere il cameraman, il quale comunque continua a filmare e cattura una delle sequenze migliori di tutta la serie.
Lo svolgimento della musica corrisponde ai diversi passaggi emotivi dei filmati sullo schermo, attraverso i  quali si rivela come negli ultimi cinquecento anni l’intervento dell’uomo ha cambiato i nostri mari, modificando il più grande habitat di vita selvatica che abbiamo e generando danni irreversibili.

Brani:
1)    Our planet is a blue planet
2)    Dolphins
3)    Grey Whale e The Deep Parts
4)    The Sardine Run
5)    Frozen Oceans
6)    The Coast
7)    The Shallow Seas
8)    Feeding Frenzy
9)    Life in the flow
10)  Emperors
11)  Killer Whales
12)  La Mer (musica di Charles Trénet)
13)  The Blue Plaet

FROZEN PLANET IN CONCERT
Ultimo capitolo della trilogia composto nel 2011 ed eseguito per la prima volta l’anno successivo a Los Angeles, Frozen Planet porta gli spettatori a visitare quanto più da vicino possibile la vastità e la maestosità dell’ambiente selvaggio delle regioni polari. Grazie alle più estese riprese aeree dell’Antartide, che hanno richiesto 56 mesi, il film esplora le più grandi regioni disabitate della terra, dove la vita si sviluppa nelle condizioni più straordinarie.
La composizione si divide in due parti, L’Artico e L’Antartico, luoghi incontaminati e magici anche se aspri e duri, e in questo viaggio ci accompagna ancora una volta il bravo e rassicurante Paolo Barillari.
L’immagine forse più suggestiva di tutta la trilogia è quella del fantastico Gufo della Lapponia che spiega le sue ali in un paesaggio innevato, mentre l’episodio più esilarante e irresistibile è indubbiamente quello in cui un pinguino Adélia ruba le pietre ad un collega mentre è indaffarato nell’intento di costruire un nido per lui e per la sua compagna. (https://www.youtube.com/watch?v=1f--GZSptnk).
Ma non si può tralasciare un breve cenno al racconto che è un inno straordinario alla paternità. In Antartide, con l’approssimarsi della fine della stagione estiva, il sole gradualmente scompare. Il mare inizia a gelare e la superficie ghiacciata continua a crescere per mesi: in questo periodo dell’anno raddoppia le sue dimensioni. Quasi tutti gli animali si apprestano a migrare verso zone più calde. I pinguini imperatore, invece, si trasferiscono “ al freddo”. O meglio, i maschi ricevono l’uovo da custodire dalle compagne per l’inverno mentre loro vanno in cerca di cibo. Per resistere alle temperature glaciali, i maschi si scavano la tana tutti vicini nella speranza di farsi scudo al freddo e riscaldarsi vicendevolmente, fino al ritorno festoso della primavera e delle femmine.
L’uomo ha raggiunto il Polo Sud soltanto un centinaio di anni fa e tra gli altri l’esploratore Robert  Falcon Scott, morto sulla via del ritorno nel 1912, che ci ha lasciato una grande eredità, raccogliendo e catalogando tutti i dati e le informazioni che possediamo sull’Antartide. E divenendo simbolo della sete di conoscenza e del continuo desiderio di ricerca.


Brani:
1)      Ouverture
2)      The Polar Bear Story
3)      The Melt
4)      Open Water
5)      Mile after mile
6)      Antarctical (You’ll never walk alone)
7)      Living ice
8)      The Adelie Penguins
9)      A Brief encounter
10)  Maiden Flight
11)  The ultimate Survivors
12)  The Wave
13)  The Spirit of Antarctica

Il format proposto con enorme successo in ben 36 paesi e quest’anno per la prima volta in Italia all’Auditorium di Milano brilla per originalità ed effetto e speriamo si ripresenti presto nuova occasione di poterne nuovamente godere, magari in altre città italiane.
Un’esperienza quindi sicuramente da ripetere, con l’unico appunto di invogliare a trovare una modalità più efficace e meno spezzettata nel proporre le varie sequenze, così da non interrompere la connessione emotiva tra le immagini e la musica.

https://www.facebook.com/BBCconcertsITA?fref=ts
www.barleyarts.com

 


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