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L’Isola ricorda Giorgio Olmoti attraverso le parole di Vincenzo Costantino ‘Cinaski’.

La ballata dell'Olmoti

Un abbraccio corale alla sua famiglia

 

La scomparsa improvvisa di Giorgio Olmoti ha lasciato un vuoto tremendo nella vita di chi lo ha conosciuto, di chi lo ha frequentato. Giorgio era un ‘agitatore culturale’, una di quelle persone che quando ti raccontava qualcosa e in ogni cosa che faceva, che scriveva, ci metteva dentro tutto quello che amava. Il taglio dei suoi racconti, dei suoi libri, degli articoli che ha scritto anche per L’Isola che non c’era, dei post su Facebook, era sempre intriso di viaggi (preferibilmente in moto), di cibo (solido e liquido), di musica (canzone d’autore ma non solo), ricerca e difesa delle radici (proprie e di ognuno di noi) e amore per la natura e gli animali (amava in maniera viscerale i suoi cani). Per non parlare delle due persone a lui più care, la moglie Stefania e il figlio Daniele.
Tutte queste cose stavano insieme perfettamente, non c’erano forzature, semplicemente riusciva a parlare di ogni argomento, di ogni artista, di ogni avventura vissuta, ficcandoci dentro sempre qualche rimando a tutte queste componenti. Non importa quale fosse il tema che affrontava, il suo era sempre un racconto carico di ironia, competenza e leggerezza insieme (mica facile, eh…). Il tutto con un taglio ‘fotografico’, altra sua grande passione. Fermava cioè l’istante per farti entrare nella sua storia attraverso la scrittura o il racconto orale.
Per brevità chiamiamolo artista, citando Degre, perché questo è l’aggettivo più centrato per definire Giorgio.

Per ricordarlo sulla nostra testata, abbiamo chiesto a Vincenzo Costantino, poeta, scrittore, musicista, altro affabulatore e agitatore di coscienze come pochi, conosciuto anche come Cinaski, di tracciare un suo personale ricordo.

                                                                                          (Francesco)

 

LA BALLATA DELL’OLMOTI

Quando il mattino si presenta, dopo una notte d’agosto, senza nessuna intenzione, allora cominci a maledire e benedire.
Maledici l’estate, stagione di merda.
Benedici l’attesa e la speranza di refrigerio. Stare al fresco, quasi come in galera.
Per fortuna ogni tanto tra le tante notizie tra televisori sociali e schermi ridotti la bella notizia appare, conforta, rinfresca.
È come certe presenze. Sai che ci sono. È una fortuna. Allora attingi alla presenza.
Sorridi con un ricordo. Questa mattina di Agosto anche cercandola, non appariva.
Ho scavato nei ricordi. Niente. Il senso dell’umorismo fa una finta e scarta. Eccola la notizia di merda. Del resto fa il paio con la stagione.

Un amico ha scelto di salutare a modo suo, il bosco delle intenzioni.
Si è accasciato sul serbatoio di una moto dopo l’ultimo viaggio di ritorno.

Ritorni e partenze. Coincidono quasi sempre.
È una notizia che fa piangere e ridere insieme.
Ma come? Così? Senza teatro.

Così. Sì. Senza neanche l’ultima battuta.

Ci conosciamo da qualche anno, tanti per me, ma anche per lui. Grazie ad amicizie comuni più solide, che adesso abbraccio.
Ma la magia fa cose strane.
Ti fa riconoscere subito il quarto di luna che stai incontrando.
Ti abbraccia mentre vi abbracciate e si beve vino insieme ai compari finendo tutto il finissage dell’osteria.

La magia insegue i discorsi e ci rende riconoscibili. Non siamo cani da salotto.
Siamo e saremo sempre lupi di bosco.
Qualcuno parlerà di intellettualismo, di maestria.
Per buona ragione.
Ma la magia non dà peso alle parole di circostanza.
In tanti hanno perso un amico, una voce sana, libera, pulita.

Quando si presenta a chiedere il conto, la signora in nero, la magia regala l’arte di rubare anche cinque minuti, ancora cinque minuti.
Lui è riuscito a rubare un viaggio di ritorno con la compagna che lo stringeva sulla moto.
Poi portato in salvo un sorriso, si è accasciato.

Questa è magia.

Il suo nome era Olmoti Giorgio.
Gli amici nei grotti di Torino diranno che era un Mago.
Ciao Gio.

 

                Vincenzo Costantino


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