ultime notizie

Lilith Festival: Genova tra pop, rock ...

di Alberto Calandriello Periodo di intensissima attività per l'Associazione Culturale Lilith, punto di riferimento per la cultura a Genova ed in Liguria, che da pochi giorni ha dato il ...

Un infarto ha stroncato l'Usignolo di Lagonegro durante un concerto

L'improvvisa scomparsa di Mango, appassionato sperimentatore di ritmi

L'Italia perde un musicista e arrangiatore tra i più eclettici e una voce unica

La prima canzone che lo aveva portato al grande successo di pubblico è stata l’ultima che abbia cantato: un infarto ha fermato il cuore del cantautore, musicista e scrittore Giuseppe Mango, in arte semplicemente Mango, mentre stava cantando Oro al Pala Ercole di Policoro (MT), nella sua adorata Lucania. È volato così nel cielo delle grandi voci l’Usignolo di Lagonegro (PZ), dov’era nato il 6 novembre 1954 e dove continuava a vivere e a produrre le sue canzoni: infatti non aveva mai voluto rinunciare alla dimensione raccolta e intima del suo paese, dove voleva poter condurre una vita normale, lontana dai riflettori, e poter portare i figli a scuola, come spesso diceva. Persona schiva, professionista impeccabile, sperimentatore inesausto di alchimie sonore e ritmiche, voce fuori dal comune, scrigno di emozione, passione e lirismo, lascia infatti la compagna di quasi trent’anni di vita, Laura Valente (già solista e sua corista, nonché raffinata e grintosa voce dei Matia Bazar più rock, dopo l’addio di Antonella Ruggiero), sposata nel 2004, e i loro due figli, Filippo, 20 anni a gennaio, che ormai seguiva anche il padre come valido batterista, e Angelina, 14 anni, che si è già fatta notare per la sua voce in varie formazioni, spesso accompagnata dal fratello; la figlia minore aveva anche duettato con il padre sulle note della beatlesiana Get Back, nell’ultimo album L’amore è invisibile, sempre con Filippo alla batteria.

Dotato di un’estensione vocale più che notevole (tre ottave, coperte con voce piena o in un arduo semi-falsetto) e affascinato dalla musica di artisti come Led Zeppelin, Genesis, Deep Purple e Aretha Franklin, Mango si era accostato alla musica fin da bambino, per poi debuttare discograficamente con due album in cui proponeva un cantautorato delicato e sognante, influenzato da un gusto musicale che guardava più al prog e al songwriting folk coevo internazionale che alla musica italiana, e in cui si approcciava all’amore con la naturalezza e la “pura” sensualità degli anni ’70, La mia ragazza è un gran caldo (RCA, 1976, di cui due brani saranno incisi da Patty Pravo con Vangelis e uno da Mia Martini) e Arlecchino (Numero Uno, 1979, in cui spicca la passionale Sentirti e in cui inizia ad essere affiancato nei testi dal fratello Armando, paroliere dalla scrittura fascinosa e originale, che a volte sarà prezioso anche per la musica). Né questi due dischi, né il seguente per la Fonit Cetra, E’ pericoloso sporgersi, però ottengono i riscontri sperati; Pino, come tutti lo chiamavano, deluso dall’ambiente musicale, di cui rifiuta i facili compromessi, era ormai a un passo dal lasciare la musica e dedicarsi esclusivamente agli studi universitari di sociologia, quando nel 1984 un provino, inizialmente passato inosservato, è notato da Mogol, che ne scriverà il testo definitivo, oltre che dall’AR Mara Majonchi e da Alberto Salerno, che ne sarà il produttore fino al 1988: si trattava proprio di Oro, anomala canzone d’amore interpretata dal vivo anche con Loredana Berté, che nel 1994 sarà riletta anche da Mina.

Nel 1985 riceve il premio della critica tra le file delle nuove proposte al Festival di Sanremo con Il viaggio, che apre un’epoca in cui le sue canzoni si caratterizzano per sonorità che non solo guardano alla new-wave (v. l’ottimo Odissea, 1986, con l’organo di Brian Auger, e la title-track, molto meno nota di brani che avranno lunga vita anche nei live, come Lei verrà, presentata a Sanremo, o la ballata La rosa dell’inverno), ma appaiono anche connotate da un eclettismo che contamina pop, minimalismi di sintetizzatori analogici (v. la splendida Pensiero solido) e da una primissima attenzione a ritmi etnici, come dimostrato ad esempio non solo dalla stessa Oro, ma dalla visionaria e dilatata Australia, con testo di Mogol che nell’album omonimo (1985) si alternerà come paroliere ad Alberto Salerno. D’altronde tre album saranno riproposti anche in lingua spagnola in vinile e cd, a fronte del grande successo ottenuto nella penisola iberica; il primo è il successivo Adesso (1987), in bilico tra new-romantic e R&B à la Prince, distribuito in tutt’Europa e molto apprezzato anche in Germania, che comprende Dal cuore in poi, ancora proposta a Sanremo, e soprattutto la sensuale, setosa e struggente Bella d’estate, scritta con Lucio Dalla, che ne decreterà appunto il trionfo europeo. Adesso è anche il primo album in cui appaiono il versatile tastierista Rocco Petruzzi, che l’ha accompagnato fino ad oggi, e il talentuoso chitarrista Graziano Accinni.

Inseguendo l’aquila (1988), lanciato dal singolo Ferro e fuoco, dai suoni eterei e raffinati, e contenente l’estatica Il mare calmissimo (con testo di Salerno e di Armando Mango), ancora con bassi e synths new-wave, ottiene meno attenzione di quanto meritasse in Italia, ma è comunque disco d’oro con 100.000 copie vendute. Sirtaki (1990) è così il cd del rilancio e dell’ennesimo rinnovamento, con un’opzione più evidente a favore di sonorità world, pur mescolate a suoni rarefatti, come nella versione di Geoff Westley del singolo Nella mia città o nel sirtaki sintetico della titletrack, e a favore di un pop mediterraneo che deve molto del suo potere evocativo alla sua voce serica, elegante e melodiosa, che rende memorabile la storica Come MonnalisaTu…sì, cantata sul palco dell’Ariston, è figlia di un synth-pop originale, ricco di grazia e classe. 

 

Il suo stile si consolida nell’album della consacrazione, Come l’acqua, impreziosito dagli archi registrati agli Abbey Road Studios di Londra e dalla presenza di musicisti come Dominic Miller (chitarrista di Sting, Phil Collins, Sheryl Crow, ecc.), il fisarmonicista Richard Galliano, Ian Kewley (tastierista già al lavoro con David Gilmour, Paul Young, Manic Street Preachers, ecc.), Manu Katché (percussionista al fianco di Peter Gabriel, Pink Floyd, Sting, Joni Mitchell, Tori Amos, Dire Straits, ecc.) e Pino Palladino (bassista di Mark Knopfler, Tears for Fears, Melissa Etheridge, John Mayer, Nine Inch Nails, ecc.), il disco di un altro brano che resterà ben impresso nella memoria collettiva come manifesto di un autentico amore umano e musicale, Mediterraneo. Nel cd seguente, Mango, pubblicato dalla EMI al pari del successivo album dal vivo (Dove vailive, dal nome del singolo premiato a Sanremo per il miglior arrangiamento), comincia invece una collaborazione che di tanto in tanto sarà portata avanti negli anni, quella con Pasquale Panella, che scrive il testo di Giulietta.


Tornato in Fonit Cetra, l’artista lucano compie un’ennesima virata, questa volta pop-rock, con le sonorità internazionali dell’ottimo Credo, prodotto da Greg Walsh, con la batteria di Mel Gaynor (Simple Minds) e la chitarra di David Rhodes (Peter Gabriel). Dopo un’altra apparizione sanremese, questa voce con la dolcezza di Luce, in duetto con Zenima, l’album che lo riporta a grandi livelli di popolarità è però la raccolta Visto così, che segna il passaggio alla WEA, contiene due inediti (uno è la ballad Amore per te, scritta con il fratello Armando e con Panella) e molteplici nuove versioni pop-rock, al contempo melodiche e impetuose, dei suoi brani, tra cui Io nascerò, già affidata nel 1986 a Loretta Goggi, qui cantata da Mango e Laura Valente, e Come l’acqua, mescolata grazie al quartetto di voci polifoniche delle Faraualla alla canzone popolare romanì Ederlezi, resa celebre da Goran Bregovic.

Il tour e il disco riscuotono molti consensi (il cd è quattro volte disco di platino), che contribuiscono al successo del seguente album di inediti Disincanto (2002): esso segna un altro debutto per Mango, quello come paroliere in molti pezzi, dopo essere stato per anni attento supervisore dei testi scritti per le canzoni da lui composte ed arrangiate; il disco include, tra le altre, la hit La rondine, un brano che gronde passione come Io sono sentimentale, scritta con Panella, la romantica e struggente dichiarazione d'amore Non moriremo mai e una cover con sei linee vocali a cappella di Michelle dei Beatles. La scrittura di versi lo cattura e così decide di dare alle stampe il suo primo libro di poesie, Nel malamente mondo non ti trovo (Chiaroscuro/Pendragon, 2004), a cui seguirà tre anni dopo il volume Di quanto stupore. Il 2004 è anche l’anno del disco Ti porto in Africa con sonorità più scarne, rock (v. Saturday, cover dei Soulwax) o cantautorali (v. Io ti vorrei parlare, piano e voce, e Forse che sì, forse che no con Lucio Dalla e l’ottimo gruppo klezmer dei Klezroym, in cui milita anche il nipote Pasquale Laino); nel successivo Ti amo così (Sony) torna ad intrecciare con la voce della moglie Laura i suoi ricami vocali, da sempre detonatori di emozioni e mai sterili virtuosismi (Il dicembre degli aranci), e inizia la collaborazione con il chitarrista Carlo De Bei (già con i Matia Bazar di Laura Valente ai tempi dello splendido album Benvenuti a Sausalito, tra rock e tex-mex), che di lì a poco sostituirà Graziano Accinni e di cui canterà un brano nel cd L’albero delle fate, uscito nel 2007. A lanciare il disco è il singolo Chissà se nevica, con cui Mango partecipa per l’ultima volta al Festival di Sanremo, duettando nella terza serata ancora con la Valente e piazzandosi al quinto posto.

Nel 2008 il cantante di Lagonegro realizza un suo vecchio sogno, con un progetto volto forse anche ad accreditarlo finalmente anche nell’universo del cantautorato italiano, quello di un disco di cover, Acchiappanuvole, titolo tratto da un verso di un brano di Luigi Tenco, Ragazzo mio, che raccoglie, oltre a cover di De André, Battisti, Lennon, Creedence Clearwater Revival, ecc. anche un duetto con Franco Battiato e uno con Claudio Baglioni, nel cui album Q. P. C. A. poi canterà l’anno successivo il brano Io ti prendo come mia sposa.

Dopo un doppio album live, Gli amori son finestre (2009), titolo dell’omonima poesia, recitata da Flavio Insinna, celebrazione di un amore in cui per Mango sensualità e spiritualità trovavano una fusione perfetta e ideale, nel 2011 aveva pubblicato l’ultimo album di inediti, La terra degli aquiloni, in cui aveva ancora una volta collaborato con Pasquale Panella: proprio con lui aveva composto gli ultimi inediti, quelli inclusi nel nuovo capitolo di cover L’amore è invisibile, lanciato dalla rivisitazione di Scrivimi di Nino Buonocore e comprendente, tra le altre, una stravolta Heroes di Bowie, con piano commosso e synths sognanti, una raffinatissima versione cinematica, diafana e a tratti dubstep, di One degli U2, e un’onirica Canzone di Don Backy, venata di blues. Aveva dimostrato per l’ultima volta (nel silenzio ingeneroso di chi lo aveva sbrigativamente etichettato come artista commerciale e lo aveva troppo spesso ignorato negli ultimi anni, non tributando gli onori che la sua carriera meritava) le sue doti di sapiente arrangiatore e la sua passione inesaurabile per generi e sonorità differenti ed esterofile, mescolate e rinnovate in modo originale, percorse dai brividi che una voce unica sapeva regalare.

Reduce dall'esibizione di sabato a Palazzo Braschi a Roma in occasione della Notte dei Musei, ieri sera a Policoro Mango ha chiesto un applauso per quella Oro che ha attraversato indenne (ma con vari riarrangiamenti) 30 anni, restando uno dei brani più amati; ha cominciato a cantare, accompagnandosi alla tastiera, per poi doversi fermare, scusandosi per il malore. A niente sono serviti purtroppo i soccorsi medici. La camera ardente sarà allestita nella sua casa di Lagonegro, da cui muoveranno i funerali mercoledì 10.

 


Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento