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"Bella Ciao", un disco, uno spettacolo teatrale, anzi molto di più

Tra i protagonisti Lucilla Galeazzi, Ginevra Di Marco, Elena Ledda, Riccardo Tesi, Alessio Lega

Materiali sonori, 2015

È di pochi giorni fa l'uscita di un disco del tutto straordinario: aggettivo gradevolmente necessario, s'intende, ché non è solo un disco, ma è la sintesi di un allesitmento teatrale che a sua volta è il rifacimento in chiave aggiornata di uno degli spettacoli che negli anni Sessanta fecero più parlare di sé, lambendo i confini dello scandalo e scatenando politiche di censura. "Politiche", certo altra parola neccessaria. Perché si tratta di attiva, energica, ribelle, vivace politica. Ma non solo: concepito nel 1964 nell'ambito dell'esperienza del Nuovo canzoniere italiano (tra gli artisti di allora ricordiamo Govanna Daffini, Caterina Bueno, Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Michele Straniero, Sandra Mantovani) da Robertyo Leydi, uno dei padri dell'etnomusicologia italiana, in un clima sociale e politico infuocato e fortemente polarizzato tra destra e sinistra, lo spettacolo, che mette in discussione l'autorità militare, che denuncia le inaccettabili condizioni dei lavoratori, o che semplicemente racconta la vita reale della gente tra famiglia, lavoro e amore in modo diretto, accuratamente svestito da qualunque velo propagandistico, è uno spettacolo che, per usare le parole dello stesso Leydi, "dà fastidio".
Certo oggi tante cose sono cambiate, pur se spesso non in meglio.

Riccardo Tesi – ecco che facciamo il primo nome degli importanti protagonisti di questo lavoro – ama utilizzare il termine di "militante" per raccontare la storia del percorso che ha portato lui e i suoi compagni di viaggio – Elena Ledda, Lucilla Galeazzi, Ginevra Di Marco, Alessio Lega, Gigi Biolcati e Andrea Salvadori – dapprima a riscoprire e confrontarsi con canti e suoni di un fondamentale passato artistico del nostro Paese, poi a incontrare il pubblico su numerosi palchi d'Italia, e infine alla realizzazione di questo cd.

C'è grande entusiasmo alla conferenza stampa di presentazione, certamente sui generis, va detto, guidata da Felice Liperi (non per nulla fresco autore del libro "Le stelle del folk italiano" in cui si occupa di quattro figure  fondamentali proprio di quella tradizione orale e popolare in genere da cui "Bella Ciao" mosse i suoi passi: Caterina Bueno, Rosa Balistreri, Matteo Salvatore ed Enzo Del Re), seguita da una cena offerta dalla compagnia di artisti e soprattutto preparata dal talento culinario di Alessio Lega – chi vi scrive ha scattato la foto qui a fianco e ha gustato in quella circostanza la miglior caponata della sua vita – , e infine terminata in un cantare e suonare tra i tavoli del locale romano, senza lesinare in "special guest" come il giovane e talentuoso organettista Alessandro D'Alessandro. Vera militanza, non c'è che dire (qui sotto una foto di Elisabetta Malantrucco che ben racconta l'atmosfera che si era creata)

Felice Liperi, in apertura dell'incontro, sottolinea le ricorrenze collegate all'uscita di questo lavoro, in particolare i settant'anni dalla Liberazione, i cento anni dalla Grande Guerra, e naturalmente i cinquant'anni da "Bella Ciao", e il fatto che – in parte anche complici queste ricorrenze – si stia assistendo a un generale risveglio dell'interesse per la tradizione popolare italiana anche tra le nuove generazioni: è di questi giorni l'allestimento di uno spettacolo su Matteo Salvatore, una mostra dedicata a Roberto Leydi, la stessa uscita del suo volume sul folk appena citato, lo spettacolo di Lucilla Galeazzi (a destra nella foto) "Il fronte delle donne" (uno sguardo tutto al femminile sulla guerra e sul fondamentale e poco indagato ruolo delle donne), il libro di Timisoara Pinto su Enzo Del Re, la cui Lavorare con lentezza era recentemente diventata anche un inno giovanile perché il film di Guido Chiesa dedicato a Radio Alice l'aveva come colonna sonora, in quanto sigla di quelle trasmissioni; e pure Vinicio Capossela lo presentò alla giovane folla del Primo Maggio romano.  Ma in generale negli ultimi anni l'attività di folk revival è arrivata ad aquisire anche dimensioni enormi: basta guardare all'esperienza ormai affermata e sempre di grande successo de "La notte della taranta". Tra i personaggi e le associazioni che vengono ricordati, l'opera instancabile di Ambrogio Sparagna, lo stesso Riccardo Tesi (che esordì proprio con Caterina Bueno) con la sua Banditaliana, il Circolo Gianni Bosio, e certo Giovanna Marini, che con Francesco De Gregori e il loro "Il fischio del vapore" fece arrabbiare molti "puristi", ma poi fece tutti contenti perché vendette dodicimila copie. E la Marini era tra i protagonisti, per tornare al centro della discussione, proprio sul palco di "Bella ciao" 1964. Allora, una canzone come Gorizia, invettiva di trincea contro la guerra del '15-'18, cantata dal palco del Festival di Spoleto, costò a Franco Fortini una denuncia per vilipendio alle forze armate e le dimissioni dell'allora direttore artistico Nanni Ricordi.

Impossibile non fare confronti con oggi, naturalmente, e qualche accento diverso si avverte anche al tavolo della presentazione: dopo il richiamo ai ricercatori musicali e a questa carrellata di nomi e di libri e di eventi (nessuno viene dimenticato, da Alan Lomax a Diego Carpitella, agli studiosi di oggi) legati al folk revival, Tesi riporta tutto sullo spirito di cui si nutre il nuovo "Bella ciao": «Quel tipo di cosa non c'è più. Nel frattempo ci sono stati cinquant'anni di nuovi approcci alla musica popolare: sarebbe stato sbagliato avere un atteggiamento "archeologico", quindi abbiamo suonato queste canzoni come piace a noi. C'è qualcosa di folk, ma anche di un po' più fresco. Dobbiamo parlare al pubblico di oggi, ed è importante rifare queste canzoni, che le nuove generazioni non conoscono neanche, in un altro modo. "Bella Ciao" cinquant'anni fa è stato l'inizio del folk revival; in quel periodo lì non si sapeva niente di come funazionava la musica popolare, chi saliva sul palco molto spesso era anche un ricercatore, quindi si confondevano due figure, quella del ricercatore e quella dell'artista. Noi non siamo ricercatori, siamo artisti. Tra di noi ad esempio c'è Gigi Biolcati (nella foto qui sopra), che non è un musicista "tradizionale", è un musicista creativo. Quando tu sei un musicista e sali sul palco, non c'è più un problema di filologia, c'è il problema di emozionare».

Lucilla Galeazzi riprende il discorso sullo spettacolo e sulle reazioni del pubblico: «Quando lo abbiamo presentato a Milano, sembrava che la gente non aspettasse altro. Non vedevano l'ora che li facessimo cantare queste canzoni! Noi ci provavamo a cantarle da soli, ma non c'è stato verso: tutti a cantare col "corone" del pubblico... C'era un entusiasmo... E non c'erano solo capelli bianchi: la presenza di Ginevra Di Marco, la più giovane di noi, ha portato con sé un pubblico diverso, che si è davvero appassionato. E la stessa cosa è successa a Pistoia, dove il problema è stato non fare entrare la gente... E hanno tutti cantato dall'inizio alla fine insieme a noi. Gente che piangeva su Gorizia...»

Alessio Lega aggiunge con una riflessione: «Il problema di "Bella Ciao", un insieme di persone che raccontano una storia, non è solo mettere insieme belle ed emozionanti canzoni, ma una rete di persone che la rete crea ma non riesce a radunare realmente. Occorre trovare un luogo fisico in cui le canzoni si facciano, concretamente. Lo spettacolo è il nostro tentativo di prendere un popolo che già esiste e possibilmente metterlo assieme».

A chiusura di questo racconto, riportiamo la breve e più intima chiacchierata che Riccardo Tesi ci ha riservato quel giorno, raccontandoci il suo personale vissuto all'interno di questa storia in divenire.

Ci racconti la tua versione dei fatti?
Tutto è cominciato l'anno scorso, credo nel mese di aprile, quando mi hanno contattato Alessio Lega e Franco Fabbri, dicendo che volevano preparare questo spettacolo per i primi di giugno. Ho detto siete dei folli, perché non ce la faremo mai! E invece poi... l'utopia è importante, e ce l'abbiamo fatta! Mi sono occupato della direzione musicale, ed essendo uno spettacolo essenzialmente di canzoni ho dato la precedenza alla scelta delle voci. Quindi oltre ad Alessio Lega, che è il cantante politico impegnato più importante che abbiamo in questo momento in Italia e che dunque rappresenta una parte fondamentale dello spettacolo, ho scelto tre delle mie voci preferite femminili: Lucilla Galeazzi , Elena Ledda (nella foto a destra) e Ginevra Di Marco, che sono cantanti con cui ho collaborato nel corso degli anni, per cui conosco tutto il loro valore. La possibilità di averle insieme a cantare è stato un regalo che ho deciso di farmi. E poi per quanto riguarda la parte strumentale, quella è assicurata da Andrea Salvadori, il chitarrista di Ginevra Di Marco, che ha condiviso con me il lavoro di arrangiamento, poi Gigi Biolcati, che è il percussionista di Banditaliana - ho scelto lui perché ha dei suoni molto particolari, mi interessava questa caratterizzazione - e poi io all'organetto.

Dunque vi siete immediatamente lanciati in questa avventura...
Sì! Io mi sono messo a lavorare agli arrangiamenti... pochi giorni di prove... però con grande energia. È stato uno spettacolo veramente militante, perché tutti si sono messi al lavoro subito senza sapere che futuro avremmo avuto. Nel senso che non c'era un grosso budget, era veramente tutto da costruire.

Anche perché, siamo sempre lì, si tratta di un repertorio considerato non esattamente commerciale...
Sì, non sapevamo quale tipo di risposta ci sarebbe stata dal pubblico. Da una parte dici che è un tipo di canzoni che nessuno canta più, poi in realtà abbiamo fatto due spettacoli e due sold out, con un pubblico in visibilio, e devo dire che anche noi siamo rimasti sorpresi da quanto ci siamo emozionati a ricantare queste canzoni. Un piccolo lato personale, mio, importante in questo lavoro: "Bella ciao" è l'unico disco che ha comprato mio padre. Sono cresciuto ascoltando "Bella ciao". Poi a quattordici anni ho comprato "Stand up" dei Jethro Tull, e poi nella mia vita ho cercato di mettere insieme queste due cose! Però la cosa bella che mi ha fatto capire che non avrei potuto non farlo, questo spettacolo, è che mi hanno chiesto di fare questa cosa un mese dopo che se ne era andato mio padre: era una cosa che gli dovevo. E sono molto felice di questo lavoro, e poi anche dell'energia che c'è stata fra di noi. Perché è uno spettacolo un po' militante, e perché credo che in questo momento ci sia veramente bisogno di cantare queste canzoni.

Stavo pensando la stessa cosa, c'è un ritorno a questo bisogno...
Ma è perché viviamo in una società che non ha più ideali, e questi sono canti di condivisione, di fratellanza, di libertà, di giustizia, e non ce n'è tanta in questo momento in giro.

Per nulla; ma infatti credo che in questo momento ciò che sulla carta, come si diceva prima, poteva sembrare qualcosa di non facilmente spendibile, invece il momento storico lo riporta ricco di attrattive...
E siamo sorpresi da come il pubblico anche giovanile ha reagito a questo cosa.


Non solo: è anche un buon segno, non solo musicalmente parlando, ma anche socialmente!
Guarda, è bastato annunciare che facevamo questa cosa, ed è arrivata la radio tedesca che ha fatto uno speciale su di noi, la radio svizzera registrerà il prossimo concerto, la Rai se ne sta occupando... insomma, c'è un interesse anche a livello internazionale, abbiamo già progetti per l'anno prossimo... Insomma: andiamo avanti!

Lucilla Galeazzi: voce
Elena Ledda: voce
Ginevra Di Marco: voce
Alessio Lega: voce, chitarra
Andrea Salvadori: chitarra, tzouras, armonium, arrangiamenti
Gigi Biolcati: percussioni, voce
Riccardo Tesi: organetto, arrangiamenti, direzione musicale

Ideazione e direzione artistica: Franco Fabbri


Date del tour:
23 giugno - Ravenna - Rocca Brancaleone, Ravenna Festival
14 luglio - Roma - I Concerti nel Parco


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