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Noa splendida protagonista femminile dell'ultima edizione appena conclusa.

Negro Festival 2014: musica senza confini nella "Terra di Mezzo"

Sui due palchi del "Negro", tra gli altri, anche The Dhol Foundation, gli Unavantaluna e la Bandabardò

Per la diciannovesima volta, nei giorni del 23, 24 e 25 agosto scorsi, si è svolto il Negro Festival presso le Grotte dell'Angelo di Pertosa. Oramai storico, dunque, questo appuntamento, che accende le sue luci nello splendido scenario dell'entroterra campano, sui due palchi sprofondati nel verde intenso dell'estate.
Da otto anni, poi, ci mette dentro la sua grande esperienza di direttore artistico Dario Zigiotto, garantendo anche in questa edizione tre serate di grande spettacolo e di respiro internazionale. Ma in questo luogo, dove il fiume Negro
, nelle profondità delle grotte, nasce e scorre brevemente per poi tuffarsi nel Tanagro, in un andamento carsico che assurge a simbolo di una natura che tutto accoglie dentro di sé e infine proclama "Un fiume di musica di tutti i colori", non si è parlato solo di musica, affatto. Il sottotitolo di quest'anno, "Terre di Mezzo", sta a rafforzare l'intento di proporsi quale luogo d'incontro tra culture che trovano nelle arti tutte la loro espressione, il linguaggio comune che dissolve ogni idea di confine e di bandiera. La musica, la danza, la fotografia, le parole cantate nelle canzoni e pronunciate sui palchi, come pure l'opera appassionata degli speleo-alpinisti che hanno guidato i passanti-esploratori; l'uomo e la donna, il meridiano e il parallelo, il bianco e il nero... tutto questo ha trovato dimora qui, per tre giorni, a confermare che l'arte è ora più che mai prezioso e irrinunciabile baluardo a servizio della pace, come ben esprimerà Noa nel suo discorso sul palco, al centro esatto della manifestazione.

Ma andiamo con ordine – passando attraverso le bancarelle etniche, l'odore di incenso, la bigiotteria d'artigianato, lo stand di raccolta di materiale ospedaliero da inviare nella "striscia di Gaza" (curato dalle associazioni "Ipazia" e "Positivo"), la solidarietà animalista e il sostegno al mantenimento dell'acqua come bene comune, il profumo e il gusto dei piatti tipici cucinati e consumati tra i tavoli di legno immersi nel verde – a raccontare lo svolgersi degli eventi musicali.

L'apertura della manifestazione, sul più piccolo palco "Antro Extra" – unicamente per quest'anno, a causa di una infiltrazione già in corso di riparazione, allestito non all'ingresso delle grotte ma nella pineta alle spalle del maggiore "Main Stage" –, è affidata agli Unavantaluna, vincitori dell'ultima edizione del Premio Andrea Parodi, gruppo nato nel 2004 per volontà di alcuni musicisti tutti di solida esperienza e di grande spessore: Pietro Cernuto, Carmelo Cacciola, Francesco Salvadore, Luca Centamore e Arnaldo Vacca, quest’ultimo non presente per la serata di Pertosa ma che i nostri lettori ben conoscono, avendo lui avuto anche un ruolo molto importante nella nostra canzone d'autore. La scena si sposta subito dopo sul palco maggiore, su cui stanno salendo Nicola Linfante & Superband: Linfante è nato in questi luoghi, per andare poi ad abbeverarsi di musica nei locali romani e parigini; lì si è innamorato delle sonorità nate in Africa e cresciute Oltreoceano a suon di jazz, e con altri musicisti che condividono le sue stesse passioni è tornato oggi a presentare il suo Africa Sound Collective, nella cui musica i suoni tradizionali della sua terra convivono con quelli appresi altrove. La serata prosegue sullo stesso palco con The Dhol Foundation, il folto gruppo anglo-indiano di percussionisti che accompagnarono il ritorno discografico di Peter Gabriel con "Ovo", che firmarono la colonna sonora del film di Martin Scorsese "Gangs of New York", e che continuano a trascinare il pubblico di tutto il mondo nel vortice dei loro tamburi dohl, sempre sotto la guida del maestro Johnny Kalsi, con la loro mescolanza di musica arcaica "bhangra", tradizionale indiana, contaminata con i suoni campionati della moderna vita londinese, in un turbinio di ritmi e colori e danze.

In linea diretta e coerente con il gran finale della prima serata, la seconda si apre con altri ritmi, altri colori e altre danze, quelli di MediTamburi Project. Qui, i quattro musicisti napoletani Paolo Cimmino, Emidio Ausiello, Gabriele Borrelli e Michele Maione percuotono i loro strumenti e cantano ritmi e melodie che nascono sì dalla tradizione della terra di nascita, ma anche da tante altre, dal Sud America all'India all'Africa, per arrivare a composizioni che dissolvono qualunque traccia di confini. Il pubblico ne è entusiasta e volentieri si lascia coinvolgere nel canto da Cimmino, che dialoga con loro in musica. Di inestimabile valore, poi, è l'idea di accompagnare con i propri ritmi i passi della poliedrica artista genovese Ashai Lombardo Arop (qui a fianco nella splendida foto di Ivan Rufo): figlia di un rifugiato politico sudanese e di una donna calabrese, italiana ma dalla pelle nera, si è spostata presto in Inghilterra alla ricerca di una identità dapprima confusa ma che ha infine trovato nella danza la sua espressione più definita e completa; guardarla è un'esperienza unica, che cattura e affascina il pubblico. La presenza magnetica di questa artista introduce un discorso nuovo, quello della donna, dalla “Terra di Mezzo” alla “Metà della Terra”; un discorso che riprende il suo filo appena pochi minuti dopo sul palco maggiore, che rapidamente si infittisce: sono ben diciassette, infatti, le ragazze che compongono l'orchestra 41° Parallelo, che stasera si esibisce anche a sostegno del progetto di promozione dei diritti delle Bambine nel Mondo promosso da "Terres des Hommes". Si tratta di un lavoro avviato alcuni anni fa per volontà di due dei più importanti gruppi romani esponenti della canzone d'autore italiana, i Têtes de Bois e gli Acustimantico questi ultimi hanno espresso anche il direttore dell'orchestra, Stefano Scatozza, unica presenza maschile del progetto – culminato nella costituzione di questa orchestra che ha dedicato la sua ricerca musicale alle tradizioni di luoghi situati, appunto, lungo il quarantunesimo parallelo terrestre: dalla Turchia agli Stati Uniti, passando per il Centro-Sud d'Italia, la Grecia, la Macedonia e così via. Il senso dell'orizzontalità del loro percorso, questa sera, è idealmente tagliato dal percorso verticale sulle "longitudini" terrestri narrato dal fotografo Pino Ninfa, le cui immagini scorrono sul grande schermo a fianco del palco, ad arricchire i suoni degli strumenti dell'orchestra e la bella voce del canto di Agnese Valle.
Ninfa, da sempre legato al mondo della musica con il quale gioca a mischiare il proprio linguaggio per immagini, si trova per la prima volta a duettare con un'orchestra di sole donne: qui il suo lavoro si interseca all'altro, per dirla con le sue stesse parole, «fondamentalmente in termini di suggestioni, dicendo con parole diverse le stesse cose, raccontando ora di bambini del Vietnam o dell'apartheid africana, ora del pubblico dei concerti e dei musicisti sui palchi, ora della parola "libertà" offesa dai muri, che siano quello della Palestina o quello di Berlino; semplicemente, abbiamo maneggiato materiali diversi, attingendo ciascuno ai propri colori per mezzo di una diversa tavolozza: loro utilizzando quella dei suoni, io quella delle fotografie». Il suo discorso per immagini funge egregiamente da ponte che unisce l'esibizione del 41° Parallelo all'evento che segue, quando il folto gruppo di musiciste lascia il palco a colei che ben sintetizza, nella sua figura di donna e di artista, la forza femminile, morbida e decisa allo stesso tempo,
ambasciatrice privilegiata di pace: Noa, israeliana di nascita e americana di adozione, incarna certamente tutto questo. È incantevole la sua voce, forte e dolce insieme, come quando si mette dietro le percussioni e le sue mani si fanno dure e il suo canto più intenso; è determinata nel dichiarare le sue idee ma pazientemente persuasiva nel parlare, e al momento della sua canzone più celebre Beautiful that way (celebrata colonna sonora de "La vita è bella") vuole che sia il pubblico a intonare il canto con lei, prima in inglese e poi in arabo, persino, incoraggiando tutti con il suo sorriso. Sul palco è accompagnata dal suo maestro Gil Dor alla chitarra, e dai suoi musicisti Adam Ben Ezram (basso) e Gadi Seri (batteria); ma ben presto invita accanto a sé la sua amica e compagna di battaglie per la pace Mira Awad, artista israelo-palestinese, con la quale duetta fino alla fine del concerto, fianco a fianco, messaggio vivo ed esempio concreto di convivenza pacifica tra popoli.

L'omaggio alla donna è confermato fino in fondo alla notte, giacché il consueto Dj set è affidato alla giovane toscana Chiara Malfetti.

Per la sua ultima serata il Negro Festival parla solo italiano. L'apertura sul palco Antro Extra è del gruppo The Occasional Band, fresco della prima uscita discografica, che a dispetto del nome inglese è composto da otto ragazzi figli di questa terra, e un po' anche dello stesso Negro Festival, giacché negli ultimi anni hanno prestato il loro aiuto come volontari per la realizzazione dell'evento. Al pubblico cantano le loro composizioni ispirate ai cantautori nostrani – dichiaratamente Mannarino e Bandabardò in prima linea – per arrivare a un folk-rock che considera anche i ritmi ska e reggae: una formula che il pubblico dimostra di apprezzare inondandoli di applausi. Il palco maggiore, poco dopo, accoglie L'Orage, gruppo valdostano che negli ultimi anni sta decisamente guadagnando considerazione e visibilità nell'ambito della migliore tradizione della canzone d'autore italiana: nel loro curriculum vantano la condivisione del palco con Francesco De Gregori, per dire, ma anche la vittoria dell'edizione 2012 di Musicultura, e la partecipazione all'ultimo Concertone romano del Primo Maggio. E ben si collocano in questa manifestazione, con i loro strumenti "tradizionali" quali l'organetto o la ghironda o il violino mescolati ai suoni elettronici di basso e chitarra; un'ottima canzone d'autore ma dalla indimenticata venatura popolare che si valorizza appieno nelle esibizioni dal vivo. E arriva infine l'ora dell'ultima esibizione e del luccicante finale, quest'anno affidato alla Bandabardò: storica certamente, la band toscana, giacché proprio in questi mesi va festeggiando i vent'anni di vita con un disco nuovo nuovo, "L'improbabile", e con una serie di concerti. D'altra parte il palco è di sicuro l'habitat naturale della Bandabardò, e il pubblico ne è sempre preziosa spalla e coprotagonista: canta, balla, salta, si protende verso il palco, si lascia travolgere dall'energia che si sprigiona, ancora una volta, tra gli alberi del Negro Festival 2014 che chiude proprio così, letteralmente immerso nei suoi infiniti colori di luci e suoni, la sua ultima notte.

 

Bandabardò – Manifesto – Negro Festival 2014
https://www.youtube.com/watch?v=mDyPyRwaYpg

Noa canta Beautiful that way con il pubblico del Negro Festival
https://www.youtube.com/watch?v=LsVlTuEg6yg

 


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