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Nilla Pizzi: la signora dei fiori

Si è spenta Nilla Pizzi, icona della canzone italiana: la nostra retrospettiva.

Colombe, papaveri, edere e tanta voglia di stupire

Baluardo inattaccabile del bel canto italiano, Nilla Pizzi ha lasciato la nostra terra per lidi ultraterreni. Se n’è andata con garbo, con quel garbo che l’ha sempre rappresentata, lei romagnola purosangue che non ha mai alzato la voce, se non per cantare. Una volta questo atteggiamento si chiamava signorilità, discrezione, delicatezza, ora siamo tutti invasi dalle grida per chi è più forte. Adionilla Negrini Pizzi, questo il suo vero nome, nasce il 16 aprile 1919 a Sant’Agata Bolognese da genitori che facevano i contadini. Forse la modestia di tutta una vita nasce proprio da questa generazione, dalla semplicità di conquistarsi le cose giorno per giorno. In quel tempo, ovvero prima dell’avvento distruttivo del fascismo, era d’uopo che le belle voci venissero educate al bel canto, cioè studiavano con impostazione lirica del diaframma e della tenuta della voce, cosa questa che spesso e volentieri manca a molte voci che sono così diseducate a quella che comunemente chiamiamo “intonazione”. Non sappiamo dove la giovanissima Nilla studiò, certamente riuscì a passare il ferreo esame per essere ammessa fra le voci nuove dell’Eri che, in quel tempo era ad appannaggio del mitico maestro Tito Petralia (che la prese, come si suol dire, in antipatia, tanto da allontanarla nel 1944 dalla Eri con motivazioni molto discutibili…) e anche di Cinico Angelini che nel 1942 la prende sotto la sua ala protettrice. Angelini la tiene così nella sua scuderia versa al melodismo, quasi sempre in antitesi con la spontaneità dello swing che spesso e volentieri incantava con il suo ritmo che invitava al ballo. Questa fu un po’ la maledizione della Pizzi, considerata a tutti i costi una cantante melodica, in quella ambivalenza tutta italiana, che divide invece di unire. Difatti, come spesso accadeva e accade, la Pizzi, messa al bando per troppa sensualità vocale (stessa sorte toccò a Jula De Palma in seguito, ma con risvolti molto diversi).

Nel frattempo la Pizzi continua a lavorare, incide per la Fonit Cetra con vari pseudonimi, tiene diverse serate e il suo futuro di cantante melodica è sempre più pronunciato. Viene riassunta in maniera definitiva alla Eiar nel 1946. I suoi successi prendono la sfera popolare della canzone; fra i tanti ricordiamo Maria de Bahia,O mama mama, La raspa, Samba del tranvai. In un periodo storico molto importante per la canzone italiana, lo swing perde quota e si va radicando sempre di più il repertorio melodico, di cui la Pizzi diverrà regina soprattutto quando nel 1951 intona Grazie dei fiori e vince la prima edizione del Festival di Sanremo. Da questo momento in poi sarà difficile scalzare la sua popolarità che diventa sempre più forte, grazie anche alla vittoria del secondo Festival con Vola colomba e con un grandissimo successo come Papaveri e papere. Per un lungo periodo Nilla Pizzi è la cantante più popolare d’Italia; gira il mondo, è presente in moltissime manifestazioni e incide un numero imprecisato di dischi. A suo favore ha anche chi scrive jazz come Armando Trovajoli che arrangia e dirige i grandi successi famosi all’estero, immortalati nel titolo più esplicativo di “Souvenir d’Italie” che Lelio Luttazzi scrisse per il teatro di rivista. Anche se l’avvento di Domenico Modugno e della sua (stra)vittoria al Sanremo ’58 oscura quella grande schiera di melodisti, la Pizzi non perde posizioni e sfonda nuovamente nel 1959 vincendo la televisiva Canzonissima con L’Edera (canzone con la quale si era già piazzata seconda a Sanremo dell’anno precedente). Sono anni densi di tournée che la portano in tutto il mondo, perfino in America, dove canterà al fianco di Frank Sinatra. Poi, pian piano, come tanti altri suoi “colleghi” viene risucchiata nel gorgo della nostalgia, con quegli anni Sessanta e soprattutto i Settanta che stravolgono il modo di concepire la canzone. Ci fermiamo qui per non dover ricordare le apparizioni televisive, quasi sempre pomeridiane, che pur nella dignità di un recupero postumo si sono susseguite fino a pochissimo tempo fa. Ci piace ricordarla mentre gioca con la voce e con gli sguardi davanti ad un microfono ad asta e non ad archetto.

www.nillapizzi.it

 


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